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Il Mediterraneo delle Donne

segnalato da Sandro Russo
Orizzonti Mediterranei. Immagine [1]

 

Da quando seguo con più attenzione il tema del Mediterraneo sui media, cerco di non perdermi nessuno degli incontri pubblici al riguardo e, vivendo con un piede a Roma, le occasioni si presentano con una certa frequenza.
La più recente è stata la proiezione di un documentario proposto dall’Associazione Più culture (www.piuculture.it [2]) al Maxxi di via Reggio Emilia, venerdì 10 aprile u.s.

Locandina. Orizzonti Mediterranei [3]

 La locandina dell’incontro

Invito presentaz. documentario [4]

Questo il tema del documentario, sintetizzato nell’invito alla presentazione (cliccare per ingrandire)

In apertura le due registe – Maria Grazia Lo Cicero e Pina Mandolfo –  ci hanno parlato brevemente delle difficoltà che hanno incontrato nella realizzazione del documentario e dell’arricchimento che ne hanno tratto.
Poi è passato il filmato.

Molto interessanti anche i commenti che sono seguiti alla proiezione, coordinati dalla Presidente di Più culture, con la partecipazione di Donatella Parisi del Centro Astalli, di una immigrata congolese in Italia, sig.ra Myra (di cui non ho annotato il cognome) e della Dott.ssa Carol Tarantelli, psicoterapeutica con un interesse specifico alle problematiche in discussione.

Le donne che costituiscono insieme a vecchi e bambini la stragrande maggioranza degli ospiti dei campi per rifugiati, sono invece percentualmente molto meno numerose tra i migranti per un motivo comprensibile: hanno un ruolo marginale nelle società di origine, sono più vulnerabili e costituiscono un investimento ‘in perdita’, dal momento che un uomo può avere più probabilità di farcela.
Infatti le difficoltà sono enormi: c’è la prima fase di attraversamento del deserto gravato da un’alta mortalità; poi un tempo variabile di attesa (dai sei mesi a un anno!) nelle tendopoli fronte mare (generalmente in Libia) in attesa dell’imbarco.

Ma il dato impressionante che è balzato in evidenza dall’incontro è che la violenza e l’abuso ai danni delle donne immigrate con ‘i barconi della speranza’ e per altre vie ai limiti della legalità, riguardano la totalità dei casi. Così molte gravidanze in corso o la presenza di neonati al momento dell’arrivo sono il risultato di violenze subite.
E qui si innesca l’altro problema – dal punto di vista psico-terapeutico – di rifiuto del piccolo da parte della madre.

Molto incisive tutte le testimonianze ascoltate, ma mi ha particolarmente colpito quella della dott.ssa Carol Tarantelli (vedova del non dimenticato economista Ezio Tarantelli, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1985 – ma di questo non si è fatto cenno nell’incontro).

La dottoressa, di formazione e cultura ‘americana’, ha rivelato come le fosse stato insegnato che se si scava in profondità nel cuore dell’uomo qualcosa di buono si trova sempre.
Ebbene, nel suo lavoro con le donne immigrate vittime di violenze e avviate alla prostituzione, lei si è dovuta rendere conto che non è vero; che spesso al fondo c’è solo oscurità, malvagità e sadismo.

Poi, consapevole dell’ala oscura che aveva disteso sulla annichilita platea, ha raccontato, per chiudere il suo intervento, alcuni episodi di positiva risoluzione dei tanti casi umani della sua esperienza. Ma il gelo ci ha accompagnato all’uscita…

 

Nota
Sul tema del Mediterraneo c’è molto materiale sul sito.
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