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Quella bambola di pezza di nome Quaresima

di Luisa Guarino
Quaresima.2011 [1]

 

Oggi ho tolto dalla testa della bambola di pezza che rappresenta Quaresima la terzultima penna della sua singolare corona. Così ne restano solo due: l’ultima nera della Domenica delle Palme e quella bianca di Pasqua. Già in altre occasioni ho parlato sulle pagine di Ponza Racconta di questa antica tradizione che ho raccolto da mia nonna e da mia madre, e che mi piace mantenere viva proprio in loro ricordo. Non so se ancora a Ponza qualcuno conserva questa usanza: tra l’altro sarei proprio curiosa di saperlo. La mia Quaresima, dalla prima domenica del periodo ‘di penitenza’ e di preparazione alla Pasqua, è appesa in cucina, alla maniglia della finestra; ma sto attenta a chiudere le imposte quando c’è la luce accesa. Non vorrei che qualcuno guardando dall’esterno potesse avere una brutta impressione e pensasse a qualche usanza tribale (però, a pensarci bene?!).

All’inizio le penne erano sette, sei nere e una bianca, quella appunto che rappresenta Pasqua. Quest’anno poi proprio qualche giorno prima di Pasqua arriverà da me anche una persona cara: ecco quindi che quel conto alla rovescia ha questa volta un senso ancora più forte e importante.
Fatto sta, al di là di ogni considerazione, che adoro questa ricorrenza, che mi parla di  primavera, che a sua volta anticipa la stagione più bella dell’anno, l’estate. Amo questa festività tanto quanto detesto quelle di fine anno, con il freddo dell’inverno e il buio.
Evviva dunque l’ora legale, evviva Pasqua ed evviva la mia bambola di pezza di nome Quaresima, con il fuso in mano e un bioccolo di lana, a indicare il tempo che passa.