Ambiente e Natura

È passato S. Giuseppe

di Martina Carannante
S.-giuseppe2

 

La giornata dedicata alla festa del papà si è conclusa da poche ore. Ho riflettuto a lungo se e cosa scrivere su questa festa tanto importante per il mio quartiere; ero quasi sull’orlo di tacere, poi ho pensato: non sarebbe stata cosa giusta.

A lungo ho parlato della festa di S. Giuseppe su questo sito, di quanto sia importante per me, per gli abitanti del quartiere di Santa Maria e per Ponza in generale, sembra quasi di esser ridondante, ma qualcosa in più da dire c’è.

Quest’ anno purtroppo non ho potuto prender parte alla festività; per essere partecipe ho chiesto un po’ in giro, ma le risposte non sono state positive.

Sarà la crisi, saranno cambiati i tempi, sarà per via del parroco o del sindaco, fatto sta che tutti mi hanno detto: “Festa sottotono!” Oppure: “E che la definisci festa? Quattro luci, due bancarelle e un quarto di cantante”.  Si può sentire anche: “Speriamo che almeno spareranno i fuochi!” O direttamente: “Ah non vieni?! Meglio così, che vieni a vedere?!”

Non so se mi ha fatto più male non poter tornare a Ponza o sentire queste parole, fatto sta che la mattina il rione di Santa Maria si è svegliato a festa. Alle sei, la diana puntualmente ha introdotto i festeggiamenti, la messa solenne alle 11:00 non ha visto l’arrivo del vescovo, ma tanti fedeli devoti e famiglie; la processione si è svolta nella calda cornice dei Conti con la mancanza di altoparlanti che hanno innervosito i devoti, sfociando nel troppo chiacchiericcio.

Per quest’anno purtroppo è andata così, si spera che per il prossimo anno si faccia meglio: tante luci, il gran pavese in bella mostra, la banda, la diana e i tanti fuochi all’uscita della novena e durante la processione, le tre belle serate di festa, i giochi giù “alla Loggia”, le bancarelle e tanta allegria!

La Festa di S. Giuseppe 2014

3 Comments

3 Comments

  1. Luisa Guarino

    21 Marzo 2015 at 18:41

    Sono stata io per prima a chiedere a Martina di scrivere qualcosa della festa di San Giuseppe, che a pochi giorni dall’inizio della primavera è una ricorrenza così bella e sentita a Santa Maria. Mi sono trovata un paio di volte a Ponza per quest’occasione in tempi abbastanza recenti, e ne ho un bellissimo ricordo. Ecco perché mi è dispiaciuto tanto dover leggere una cronaca così misera, dovuta certo non a chi ha scritto ma alla scarsità di cose da riferire. Sembra lontanissima la ricorrenza raccontata qualche tempo fa da Irma Zecca. E sembra assurdo avere nostalgia di eventi che risalgono solo a pochi anni fa. I nostri cari vecchi dicevano con un sospiro: “Ai miei tempi!” ma erano passati almeno trenta-quaranta anni. Noi dovremo dire le stesse cose, a distanza di neanche un lustro?

  2. Silverio Guarino

    23 Marzo 2015 at 22:59

    Io c’ero, alla festa di S. Giuseppe a Santa Maria.
    Una ricorrenza molto sentita a Ponza; una processione austera e silenziosa, svoltasi in un religioso silenzio che ha unito ancora di più i partecipanti, così come sottolineato nella sua omelia da Don Ramon. Un silenzio obbligato per mancanza di microfoni ed altoparlanti ma che ha unito nella preghiera tutti i partecipanti: la banda del paese, le autorità civili e militari, le associazioni religiose e tutti gli altri in fila dietro la statua del Santo.
    Certo, qualcuno ha avuto l’occasione per parlare con il vicino, ma con pudore e a bassa voce, come capita qualche volta anche in Chiesa. Festa sottotono? Le luci e la musica non sono mancati. “Un quarto di cantante?”; ma che film hanno visto questi intenditori? Sul palco 5 professionisti (i Coverland) che dal vivo e senza “dischetti” hanno intrattenuto un pubblico interessato e attento per più di due ore, con i pezzi più vari e conosciuti delle band più prestigiose dei nostri tempi, con arrangiamenti di gusto e di elevata sensibilità. Bravi gli organizzatori a scegliere questo gruppo. I botti e i fuochi? La scogliera del molo era piena di tubi e tubetti pirotecnici che hanno rallegrato orecchi e occhi. Due bancarelle: una per i giochi, l’altra per i panini con salsicce e broccoletti, gestita dai giovani del comitato. Solo perché non amo il “forte” non ho acquistato questi panini; in compenso ho gustato una pizza con parenti e amici in una pizzeria che mai avrei conosciuto se ci fossero state altre bancarelle con cibarie varie. E così ho saputo che i locali di Santa Maria, quella sera hanno fatto il pieno. E poi, il giorno dopo, tutto ripulito e a posto.
    E’ stato meglio altre volte?
    Non lo so. Io non c’ero. Vivo con leggerezza gli avvenimenti e non posso fare paragoni. Forse sono un ponzese “forestiero” e mi accontento.

  3. vincenzo

    24 Marzo 2015 at 11:40

    Quando si era bambini anche il cimitero era un posto gioioso, si giocava a nascondino tra una Cappella ed un’altra.

    Ho avuto modo di dire che le sensazioni che una persona prova nei confronti di un posto, di un ambiente e quindi il giudizio che ne da spesso dipendono dal suo stato d’animo. Se è felice, allegro, integrato, coinvolto, appagato allora tutto diventa bello, accattivante, coinvolgente, entusiasmante; al contrario, se il suo stato d’animo è poco predisposto a vedere i lati positivi della vita, tutto ciò che lo circonda diventa noioso: una recitazione ripetitiva.

    Silverio Guarino, l’ho intravisto sotto il palco, stava in giusta compagnia e probabilmente aveva la predisposizione d’animo per ascoltare la sua musica e viverla in quell’ambiente in modo appagante.

    Ma faccio notare al lettore colto di Ponzaracconta che tutto nella nostra isola sta diventando una disputa pro o contro l’amministrazione e dico subito, tutto questo disputare non è colpa delle opposizioni.

    Anche la Festa di S. Giuseppe (organizzata da un comitato di volontari che fino all’ultimo hanno dovuto faticare per trovare soluzioni) diventa un referendum, ma di questi referendum l’amministrazione ne attiva uno al giorno.
    Vi è piaciuta la Festa? Vi piacciono gli ulivi secolari? Vi piace lo spostamento degli autobus da S. Antonio? Vi piace il nuovo Centro Diurno?
    Tutti quelli che hanno l’animo “rasserenato” si affrettano a dare consenso, quelli che non hanno l’animo sereno si affrettano a dimostrare il loro dissenso in-dicendo altri referendum.

    Si può far crescere un paese con i referendum tra l’altro solo virtuali?

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