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Nu poco chiove e n’atu poco stracqua

di Francesco De Luca

alba a ponza 3 [1]

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Vorrei proporre una contaminazione fra poesia, musica e riflessione sociale.

La poesia di Di Giacomo, colorita ed efficace, tratteggia un acquerello della imprevedibilità di marzo meteorologico.

Qui da YouTube; e le note del maestro Costa rendono il quadro piacevolissimo.

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Marzo: nu poco chiove
e n’ato ppoco stracqua
torna a chiòvere, schiove;
ride ‘o sole cu ll’acqua.

Mo nu cielo celeste,
mo n’aria cupa e nera,
mo d’ ‘o vierno ‘e ‘tempeste,
mo n’aria ‘e Primmavera.

N’auciello freddigliuso
aspetta ch’esce o sole,
ncopp’ ‘o tterreno nfuso
suspirano ‘e viole…

Catarì, che vuò cchiù?
Ntienneme, core mio,
Marzo, tu ‘o ssaje, si’ tu,
e st’auciello song’ io.


Quale la riflessione ?
La possiamo fare noi Ponzesi sui suggerimenti del testo.

La venuta di marzo annuncia l’arrivo di un periodo più prospero per la comunità ponzese ma sottolinea anche che l’inverno trascorso ha visto la vita sociale ancor più affievolirsi nel suo respiro. Per la mancanza di aria collettiva nel paese e per la presenza attiva dei residenti sempre meno numerosa.

Si vive di lusinghe: il miraggio di un porto, l’auspicata futura godibilità di Chiaiadiluna, la prossima splendida estate… mentre la realtà quotidiana è afflitta da pochezza di rapporti, da scarsità di servizi, da sonno culturale.

Si sta scivolando inesorabilmente nella rassegnazione. L’auciello freddegliuso spera che marzo gli ridia calore ma noi ponzesi la speranza in un governo cittadino attento ai bisogni non possiamo permettercela. La nostra sopravvivenza come comunità è fortemente in crisi. Abbandonarci alle lusinghe è un suicidio.

alba a ponza 2 [3]