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Acqua e dissalatori per le isole. (2)

a cura della Redazione
Dissalatore. 1. Bicch [1]

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Per la prima parte, leggi qui [2]

A proposito di dissalatori abbiamo identificato essenzialmente tre aspetti da considerare.

Il primo: la valutazione di incidenza ambientale.

Nel progettare l’installazione di un dissalatore va innanzitutto ben studiato il posizionamento degli scarichi dei residui provenienti dalla trasformazione dell’acqua salata in dolce.
Alla fine del processo di trasformazione una percentuale, pari a oltre la metà di quella dissalata, deve ritornare al mare carica di tutto il sale che è stato tolto a quella diventata dolce ed immessa nelle condotte. Come è facilmente comprensibile, questa forte salinità può modificare/compromettere l’ecosistema marino circostante, creando gravi danni alla flora e alla fauna.

Pertanto è indispensabile che l’operazione di scarico dei residui ad alta salinità avvenga a profondità adeguata e a distanza dalla costa, dopo attento studio delle correnti marine, per facilitarne la dispersione.

Desalinizzatore.3. Pesce [3]

Anche la sede, l’estensione e la natura dell’area occupata possono essere inclusi sull’incidenza ambientale.
Quanto spazio occupa un dissalatore in grado di produrre 2000 m3 di acqua al giorno?
Ci è stato riferito che in relazione a come sarà ‘strutturato’ l’impianto, la struttura esterna e tutti gli altri elementi aggiuntivi, dovrebbero servire circa 5000 mq. Mica tanto piccolo!
Va inoltre considerata la condotta per il trasporto dell’acqua dal dissalatore ai depositi.

Lipari.Dissalatore [4]

L’impianto di dissalazione di Lipari, recentemente rinnovato e potenziato

Google Map. Ponza [5]

Google map dell’area di Ponza dove è ipotizzata la costruzione  del dissalatore. Sarà adottata ogni cura per renderlo invisibile dal mare?


Secondo punto:
il dimensionamento dell’impianto deve essere strutturato in funzione delle necessità locali.

Fatte queste brevi premesse, vediamo come si presenta la specifica situazione di Ponza.
Nell’articolo di giornale di inizio gennaio si parlava di un dissalatore in grado produrre 2000 m3 cubi di acqua dolce al giorno, utilizzando il principio dell’osmosi inversa e facendo uso principalmente di energie rinnovabili (Cfr. ALL.1 Messaggero 4 genn. 2015, in fondo al precedente articolo sul tema)

L’osmosi inversa è una particolare tecnica di filtrazione dell’acqua utilizzata sia per la desalinizzazione che per la rimozione di tracce di fosfati, calcio e metalli pesanti, nonché fitofarmaci, materiali radioattivi e di quasi tutte le molecole inquinanti (fonte Wikipedia).
Con questa tecnica si ottiene in buona sostanza quasi un’acqua distillata, il cui sapore in genere è poco gradevole e pare che vengano anche compromesse alcune capacità organolettiche proprie dell’acqua naturale.

I previsti 2000 m3 di acqua dolce al giorno bastano per Ponza?
Vediamo qualche numero. A Ponza si va da un consumo minimo giornaliero di circa 300 m3 d’inverno ai 3000 m3 in agosto. Gli attuali tre depositi per l’acqua potabile (due a Ponza porto ed uno alle Forna) hanno una capienza complessiva di circa 3500 m3. Le due navi cisterne, che generalmente servono Ponza, a pieno carico estivo trasportano 1400-1500 m3 di acqua ciascuna (un metro cubo d’acqua è equivalente ad una tonnellata).
Da questi numeri risulta evidente che d’inverno bisognerebbe ridurre notevolmente la produzione di acqua dissalata, mentre d’estate la quantità è decisamente insufficiente.

L’ipotesi più semplice sarebbe l’accumulo. Ma facendo un rapido calcolo, 3000 m3 il consumo estivo meno 2000 m3 di produzione, servirebbero 1000 m3 al giorno, per circa 40 giorni. Da ciò risulta che sarebbe necessario accumulare 40.000 m3 di acqua.
Per contenere 40.000 m3 di acqua servirebbero 13/14 cisterne come quella della Dragonara!
In una sola parola: impensabile!

In più abbiamo detto che le proprietà e il gusto dell’acqua dissalata in genere non sono apprezzate, perciò di solito questa viene miscelata con acqua dolce.
Come diceva Totò è la somma che fa il totale: anche con il dissalatore continuerebbero comunque a servire le navi cisterne!

Terzo punto: i dissalatori consumano importanti quantità di energia elettrica.

Qui si inserisce l’aspetto dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.
Nelle prescrizioni tecniche generali allegate al bando di gara per la nuova centrale elettrica, leggiamo: potranno essere proposte altre forme di produzione da fonti rinnovabili, purché siano fornite ampie garanzie circa possibili impatti sull’ecosistema naturale ed antropico.

Dislocazione territoriale (indicativa) delle esistenti centrali elettriche di Ponza [6]

Dislocazione territoriale (indicativa) delle esistenti centrali elettriche di Ponza e di quelle (future) temporanea e definitiva di Monte Pagliaro (cliccare per ingrandire)

Cosa vuol dire? A Ponza non è facile poter utilizzare questi sistemi di energia alternativa.

E poi a che servirebbe costruire la nuova centrale elettrica con una potenza non inferiore agli 8 MW sul monte Pagliaro (Cfr. file.pdf ALL.3 sulle Prescriz. Tecniche per la Centrale Elettr.), conservando anche (di riserva) quella delle Forna per circa altri 2 MW, quando i picchi di assorbimento estivo degli ultimi anni sono stati pari a circa la metà?
La risposta appare abbastanza ovvia: è stata considerata anche la produzione di energia per i dissalatore.

In conclusione, provando a tirare le somme di quanto descritto sin qui, il risultato non è per nulla incoraggiante.

Si va ad occupare e deturpare – tra dissalatore e mega centrale elettrica – quasi tutta l’area di Monte Pagliaro sia dal lato terra che dal lato mare (se dovesse essere confermato che il sito del dissalatore è l’area ex miniera di bentonite), senza risolvere la questione del rifornimento idrico dell’isola, ma unicamente per ridurre il numero dei viaggi delle navi cisterne.

La regione Lazio vuole togliere dal suo bilancio il costo del rifornimento idrico alle isole e scaricare il problema su Acqualatina? Perché allora non si può ritornare a parlare della condotta idrica sottomarina, rispettando così le popolazioni locali e l’ambiente?

Certo costa molto di più del dissalatore – come costo iniziale – da un preventivo di qualche anno fa la condotta sottomarina da Circeo poco meno di 50 milioni di euro. Il dissalatore sui 6/8 milioni di euro (le cifre sono solo indicative, ma “per sentito dire”, anche se da persone informate) -, ma il problema verrebbe risolto sul serio (e senza alcun costo successivo, visto che la Regione Lazio di acqua ne ha da vendere – anzi da regalare -) e avrebbe l’altro importante vantaggio di non rovinare il paesaggio e di non contribuire all’inquinamento dell’aria con fumi aggiuntivi di scarico della (mega)centrale elettrica. E comunque i costi verrebbero ammortizzati nel tempo. 

Capo Bianco.1 copia [7]

Ponza è la sua bellezza. Gli spazi sono così limitati e fragili che intrusioni come queste descritte (per non parlare della quantità di antenne di radio telefonia mobile che stanno spuntando come funghi) possono incidere negativamente sulla ormai quasi unica attività isolana, il turismo.

Bisognerebbe avere la disponibilità e il coraggio di riaprire il dialogo con la Regione facendosi portavoce convinti di “un’idea di isola” propositiva e non espansiva-distruttiva.

Probabilmente la cittadinanza, se fosse coinvolta in un confronto costruttivo per ridare volto alla propria isola, senza retorica e faciloneria, potrebbe riappropriarsi del senso di appartenenza alla comunità ponzese e costituire una base forte da cui partire per un nuovo dialogo con le istituzioni.

 

File pdf Centr. Elettr.: ALL.3. Prescrizioni Tecniche Generali Centrale Elettrica [8]

Capo Bianco al tramonto [9]

 

[Acqua e dissalatori per le isole. (2) – Fine]