





|
|||
Evoluzione. La chiave della vitadi Adriano Madonna
![]() . L’evoluzione accompagna la vita del nostro pianeta sin dal suo primo mattino. Immergiamoci nell’essenza e nella storia di questo straordinario fenomeno. “Tot sunt species quot ab initio Supremum Ens creavit” (Le specie sono tante quante l’Ente Supremo, in origine, ne creò). Questa frase è la sintesi di un pensiero scientifico e una pagina di storia della scienza della vita. Carl Von Linneus Linneo, con questa affermazione, che possiamo leggere nel suo “Systema naturae” (1735), negava che da una specie preesistente potesse derivare un’altra specie, quindi negava il concetto di speciazione, che, invece, è alla base della biologia moderna.
Giordano Bruno Conservazionismo ed evoluzionismo Per nefasta prepotenza della Chiesa, si venivano a negare concetti di trasformismo ammessi in tempi lontanissimi: ricordiamo quel “Panta rei” di Eraclito, “tutto scorre, tutto cambia, tutto si trasforma”, il concetto del divenire, che il filosofo greco detta nella sua Ma poi, dato che, in verità, tutto si evolve, si modificò anche il pensiero degli scienziati e ciò avvenne nel momento in cui avanzò e si affermò la scienza della paleontologia e i fossili furono considerati non più ninnoli da arredamento ma immagini sulla pietra delle forme di vita degli inizi della storia del mondo. Un importante dissenso alla teoria conservazionista di Linneo si ebbe nel momento in cui il naturalista Jean Baptiste Monet, cavaliere di Lamarck (1744 – 1829), spiegò l’evoluzione degli esseri viventi con la “Teoria dell’uso e del disuso”. Diceva Lamarck: “Un organo del corpo che viene usato si rafforza e si sviluppa, quindi si ottimizza e, eventualmente, si trasforma. Di contro, un organo che non viene usato si indebolisce, si atrofizza e, eventualmente, scompare”. E l’origine di queste trasformazioni? Le trasformazioni dell’ambiente, ovviamente! Un ambiente che muta, infatti, comporta un modo di vita, di muoversi, di nutrirsi, addirittura di elaborare strategie di sopravvivenza e di riproduzione in maniere diverse, con diverso uso del proprio organismo e, quindi, con maggiore uso di alcune sue parti e minore uso di altre. La selezione naturale In particolare, Darwin asseriva che per adattarsi alle mutazioni dell’ambiente, quindi a nuove situazioni, una specie debba elaborare nuove caratteristiche, dette “caratteri derivati”. Questi possono essere letali o vitali. Sono definiti letali quando non riescono a risolvere il problema dell’adattamento al nuovo ambiente e in questo caso la specie soccombe e scompare. Quando, invece, i caratteri derivati sono vitali, la specie sopravvive, si adatta alle nuove condizioni ambientali e, cosa importante, trasmette alle generazioni postume le nuove caratteristiche, che si perfezionano ulteriormente nel tempo. Il processo vitale viene affrontato e superato dagli individui che hanno maggiore facilità ad adattarsi. Oggi, alla luce dei traguardi della biologia molecolare, possiamo dire che gli esseri che si adattano più facilmente sono quelli maggiormente inclini a mutazioni genetiche tali da consentire l’adattamento. Questo concetto, espresso da Darwin, prende i nome di “Selezione naturale”. A questo punto, è doveroso aggiungere qualcosa che spesso si ignora: quando si parla di evoluzione delle specie, il pensiero va solo e soltanto a Charles Darwin, il quale trattò tutto questo nella sua opera “L’origine delle specie”, del 1859. Ma ci furono anche altri scienziati che elaborarono le stesse teorie e alcuni vicinissimi a Darwin, come Alfred Russel Wallace (1823-1913), che, contemporaneamente a Darwin, espresse gli stessi concetti, anzi, glieli comunicò epistolarmente. A voler essere obiettivi, quindi, si dovrebbe parlare di “Teoria evoluzionistica di Darwin e Wallace”, ma si cita solo Darwin, certamente perché questi era “figlio d’arte” e, quindi, più famoso: era, infatti, nipote di Erasmus Darwin, apprezzato naturalista, autore delle opere “Zoonomia” e “Gli amori delle piante”. Wallace, invece, pur avendo partecipato a diverse spedizioni scientifiche con alterni successi (fu sfortunata una sua campagna in Amazzonia), era molto meno noto di Darwin e di lui, in seguito, nessuno più si ricordò. Evoluzione come Ai giorni nostri… Nel nostro Mediterraneo ciò avviene da sempre, anche se il fenomeno forse non è mai stato tanto evidente come oggi, momento della storia del pianeta in cui ci sembra che i mutamenti ambientali abbiano calcato il piede sull’acceleratore. Un bellissimo progenitore Negli anni Venti, il biologo inglese Walter Garstang avanzò l’ipotesi, universalmente accettata, che i cordati ancestrali fossero organismi bentonici sessili (ancorati al substrato) dotati di un apparato branchiale che provvedeva anche all’alimentazione per filtrazione, simile a quello degli attuali ascidiacei. Garstang ipotizzò anche che la larva divenne un organismo a sé stante essendo diventata più longeva dello stadio adulto (quello sessile metamorfosato) e avendo sviluppato degli organi riproduttivi. In questo caso, avrebbe trasmesso alle generazioni postume anche la corda di cui era dotato, aprendo così la via all’evoluzione degli altri cordati e, quindi, anche dei vertebrati. Questo fenomeno prende il nome di neotenia e significa, appunto, riproduzione ad opera di un individuo adulto simile a una larva. . [Evoluzione, la chiave della vita (1) – Continua] . Dott. Adriano Madonna, biologo marino, ECLab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Dipartimento di Biologia,Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
|||
Ponza Racconta © 2019 - Tutti i diritti riservati - Realizzato da Antonio Capone |
Commenti recenti