- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

L’idea di Europa all’indomani degli attentati di Parigi e della manifestazione di domenica 11 gennaio

di Enzo di GiovanniFrance [1]

 

Per decenni l’Europa ha cercato di diventare una entità compiuta, coerentemente, almeno in parte, con la visione di Altiero Spinelli. Questi, lucidamente, in più occasioni, accostò la propria utopia alla metafora di Hemingway de “Il vecchio e il mare”: dove il pesce legato alla fiancata della barca dal vecchio pescatore Santiago per essere troppo grosso da poter essere issato a bordo, viene pian piano spolpato dagli squali, restando alla fine inutile lisca.

Svuotata di significato, preda di equilibrismi burocratici e commerciali, di speculazioni e bolle finanziarie, l’Europa non è mai riuscita a portare a terra quel corpo necessario a forgiare una identità reale.

Ieri a Parigi, quegli oltre due milioni di persone potrebbero finalmente impresso una svolta decisiva. Una folla oceanica, composita, capi di stato, rappresentanti di tutte le confessioni religiose.
Abu Mazen e Netanyahu quasi a braccetto. Cosa è successo?

La strage ancora calda non è certo stata la più grave avvenuta: basti solo pensare ai duemila morti ed alle bambine fatte esplodere, kamikaze per costrizione: cronaca di ieri e di ogni giorno. Neppure è stato il più grave attentato commesso in un paese occidentale: basti pensare alle Torri Gemelle o a Madrid, o a Londra.
Questa volta l’obiettivo non era un simbolo religioso, o economico, o semplicemente tirando a caso, tanto gli infedeli sono tutti uguali.
Si è voluto colpire un giornale, per giunta satirico. Cioè la massima rappresentazione possibile di quello che è lo spirito autentico di una Europa tollerante e multiculturale, dove la risata è salvifica, curativa, non violenta, ed annulla le distanze. Non richiama alle guerre sante, ma piuttosto alla fine di esse.

Per anni i tanti esperti di casa nostra si sono sfiniti a rintracciare le radici di un comune sentire europeo, come se questo collante lo si potesse decidere a tavolino, un tanto al chilo.
Gli avvenimenti di questi giorni, con buona pace di Buttiglione, Marcello Pera e Goffredo di Buglione, hanno sancito in maniera chiara che l’Europa può esistere solo in quanto laica. E la massima espressione di questo sentimento è la libertà di pensiero.

Anche sgradevole, “soprattutto” sgradevole, perché il ‘politicamente corretto’ non lascia tracce, Charlie Hebdo è un giornale in forte crisi economica, con pochi lettori: la strage ne farà probabilmente il settimanale più venduto in Francia, a partire dal prossimo numero di mercoledì.

Questa caratteristica tutta europea probabilmente non è stata colta del tutto nemmeno in un grande paese come gli Usa, paese animato da fondamentalismi, politici e religiosi.
È stata invece colta dalle confessioni religiose presenti in Europa.
Lo slogan della maggior parte delle associazioni islamiche era “io sono con Charlie”: cioè non “io sono Charlie”, perché dissento dalle sue manifestazioni, ma ne rispetto il diritto-dovere ad esistere, e a “rappresentarle”, in pieno spirito voltairiano, cioè europeo.

Bandiera francese a lutto [2]