Ambiente e Natura

Nel cinquantenario di “Ponza Mia”

di Silverio Lamonica
Ponza mia. Anno 1 N 1. Resized

 

Esattamente 50 anni fa, nel gennaio 1965, veniva pubblicato il primo numero di Ponza Mia. Avevo 24 anni ed ero appena rientrato a Ponza da Mortara, in provincia di Pavia, dove vivevo con mio fratello Tommaso che mi indirizzò alla professione di maestro elementare.

Iniziai la mia collaborazione con una “lettera al direttore” con cui chiedevo di approfondire certe problematiche isolane. Dopo qualche giorno ebbi il piacere di ricevere – a casa mia a Santa Maria – il direttore del periodico mensile in persona, l’amico Giuseppe De Luca; egli mi rassicurò che la redazione avrebbe senz’altro trattato gli argomenti da me indicati. Contestualmente mi sollecitò a collaborare: ne fui entusiasta e chiesi a mio fratello Tommaso di fare altrettanto.

Ponza mia. Parole crociate

Erano gli anni in cui l’isola muoveva i primi passi nel turismo che, grazie ad un “trend” nettamente positivo dell’economia nazionale e non solo, lasciava ben sperare, tanto che personaggi come l’ing. Pavani, il Prof. Baridon e altri decisero di gettarsi anche loro “nella mischia”, con il medesimo entusiasmo degli investitori locali, ma con esperienze e mezzi ben più adeguati.

Erano gli anni in cui il Dr. Sandolo dominava incontrastato la scena politico-amministrativa e “campava di rendita” grazie alle ragguardevoli realizzazioni fatte all’epoca del suo primo mandato: seconda metà degli anni ’50 (come ho già sottolineato nel mio commento all’articolo di Domenico Musco “U duttore”leggi qui).

Ma erano pure gli anni in cui, oltre al turismo c’erano altre attività molto floride come la pesca: l’isola disponeva di una flotta ragguardevole di “cianciole” adibite alla pesca del pesce azzurro e del pesce spada in primo luogo. Ma era florida anche l’attività estrattiva della Samip che, specie a Le Forna, cominciava a stridere con il turismo che di anno in anno si radicava sempre di più.

Gli inglesi alla conquista di Ponza. Resized

In sostanza il periodico cercava di assecondare lo sviluppo turistico isolano e nello stesso tempo tentava di valorizzare il patrimonio storico – culturale ponzese, non ultimo il dialetto con le piacevolissime poesie in vernacolo, di solito in endecasillabi a rima baciata, del suo direttore amministrativo, Gennaro Mazzella, papà del redattore di questo giornale multimediale Giuseppe, dedicate per lo più a “Cilorma” (Girolamo), un personaggio immaginario che riassumeva in sé i caratteri dell’isolano emigrato in America nei primi decenni del secolo scorso. Soprattutto con gli emigrati, sparpagliati nei vari continenti, si intendeva intavolare un dialogo.
Poiché all’epoca insegnavo a Le Forna, come supplente, spesso – dopo le ore di scuola – mi incontravo con Gennaro, cercando di carpire qualche “anticipazione” e di scambiare pareri in merito ai vari argomenti.

La rivista purtroppo non ebbe una lunga vita: più d’uno si lamentava che “era troppo cara”: 250 lire (tradotti in euro sarebbero 13 centesimi circa), ma all’epoca il potere d’acquisto era diverso. Del resto quel periodico era molto ben curato: i vari articoli e foto in bianco e nero erano sapientemente impaginati su carta patinata, da un grande giornalista e grafico: Ugo Graioni, anch’egli innamorato pazzo di Ponza. Non credo che il costo di copertina sia stata la causa determinante della chiusura. Fatto sta che nella primavera del 1966 l’esperienza di Ponza Mia  si concluse lasciando aperti molti problemi trattati, primo fra tutti la portualità, ancora oggi “tanto di moda”, guarda caso.

Vivere Ponza. Resized

Esattamente vent’anni dopo, nel 1985, Giuseppe e Silverio Mazzella, figli di Gennaro, ritentarono l’impresa con “Vivere Ponza”, cui offrii la mia collaborazione ugualmente convinta ed entusiasta. Quest’anno ne ricorre appunto il “trentennio”. Purtroppo anche quel periodico riuscì a vivere solo per un decennio. In entrambi i casi i costi della stampa erano poco “abbordabili”: nel 1965, fra l’altro, non esistevano ancora i computer (i cui prototipi furono immessi sul mercato a partire dagli anni ’80).

Comunque oggi, sfogliando le pagine di quei due periodici, si trovano molti argomenti per effettuare – col senno di poi – più di una riflessione.

Il porto di Ponza. Resized

2 Comments

2 Comments

  1. arturogallia

    11 Gennaio 2015 at 15:26

    Potrebbe essere interessante e utile digitalizzare tutti i numeri di entrambe le riviste e metterle a disposizione on line, magari proprio su questo sito.
    Di quanti fascicoli stiamo parlando? Quante pagine (approssimativamente) in totale?
    In poche ore si potrebbe rendere nuovamente fruibile un prezioso materiale.

  2. Martina Carannante

    11 Gennaio 2015 at 20:48

    Ciao Arturo!
    L’idea che hai lanciato è veramente interessante. Io ho tutti i fascicoli rilegati: sono 17 pubblicazioni (tutto l’anno del 1965 e cinque mesi del 1966). Le pagine totali dovrebbero essere 272 (escluse le copertine).
    Sicuramente riportarle in questa sede sarebbe un modo per ridiffonderli, ragionare su quanto sia cambiata Ponza e non perdere una preziosa testimonianza del passato.
    A presto,
    Martina

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top