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Il comizio – ‘U spiégh’

di Domenico Musco
Clint copia [1]

 

Erano altri tempi… a parte la propaganda politica fatta nel solito bar (o dal barbiere), i comizi erano il sistema più nobile per fare politica: il “casa per casa” lo facevano i democristiani, noi di sinistra “ci confrontavamo con la piazza”.
Eravamo negli anni ’80 circa (non sono mai in grado di essere preciso con le date) e ci presentavamo nella lista “Alleanza Democratica” in competizione per amministrare Ponza.

Noi giovani, la nuova leva ponzese, tutti freschi di studi universitari – qualcuno come me già lavorava come insegnante – ci sentivamo pronti ad amministrare questo paese con tante idee nuove da mettere in pratica: idee sociali di eguaglianza, ecc… ecc…

Per una fortunata coincidenza anche Silverio Corvisieri si presentava come candidato alla Camera dei Deputati nelle liste del P.C.I.
Questo rafforzava la nostra forza politica; eravamo orgogliosi di avere un Deputato che ci sosteneva. In realtà era stato lui che era venuto a chiedere voti perché aveva capito che correva il rischio di non essere rieletto (…e allora se non si facevano tre mandati non si pigliava la “pensione” da parlamentare).

Dopo aver fatto ‘megafonaggio’ per una settimana intera annunciando l’arrivo dell’Onorevole, tutto era pronto per l’atto finale.
Andando al dunque della questione, ci riunimmo in una casa per pianificare il comizio che doveva tenersi alle Forna poiché quella ‘piazza’ è ed è sempre stata ‘ostica’ e soprattutto difficile da convincere a votare a sinistra.
Io che allora insegnavo anche alle Forna, chiesi subito a Silverio di anticiparci il suo comizio (’u spieg’) in modo da potergli dare qualche consiglio su ciò che era meglio dire e soprattutto non dire, visto che noi conoscevamo bene il territorio.
Qui prendemmo il primo schiaffo politico, così brusco che ancora me lo ricordo. La sua affermazione: “A me neanche Berlinguer si permette di chiedere quello che dirò! …se volete saperlo venite al comizio!”.

Per noi, giovani di begli ideali, fu proprio una doccia gelata: noi che condividevamo tutto non ci aspettavamo proprio una frase del genere.
Piuttosto imbarazzati parlammo del più e del meno per far passare il tempo, aspettando l’ora giusta per andare alle Forna.
La mia macchina (una vecchia seicento bianca con le porte a vento) era quella ufficialmente usata per la campagna elettorale. Portai Silverio alla Calacaparra davanti al ristorante ‘Angelino’, luogo prescelto di allora e ancora adesso per i comizi.
Non c’era nessuno!
Corvisieri ci disse: “Piazza molto affollata” e senza scomporsi comincio a parlare al sole.
A quella battuta a tutti noi venne da ridere, ma con molta fatica riuscimmo a trattenerci; poi venne un cane bastardino che si mise davanti a Silverio e lui iniziò a parlare al cane.

Una scena simile a quei film western. Sotto al sole, la strada polverosa: silenzio totale, a parte la voce che si perdeva nell’aria mentre noi, con le lacrime agli occhi, stringevamo le gambe per non farcela sotto dalle risate trattenute.

Cane [2]