Ambiente e Natura

Tema: l’acqua è un bene comune?

di Vincenzo Ambrosino
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Sicuramente senza acqua si muore, fra qualche anno forse le guerre si faranno per l’acqua non più per il petrolio.

In Africa si muore anche per mancanza di acqua, e sicuramente l’acqua, oltre a essere un bene indispensabile alla vita attraverso il suo corretto uso potabile e igienico, è stata fondamentale a ridurre la mortalità nella popolazione.
Ma il sistema economico (cosiddetto) ‘liberista’ è stato capace di appropriarsi anche di questo bene comune lucrando sulla sua gestione e distribuzione.

A Ponza l’acqua, durante l’epoca greco-romana e borbonica, è stata raccolta e distribuita sull’isola tramite acquedotti, dighe, sistemi di cisterne e pozzi; in seguito e soprattutto dopo gli anni sessanta con l’avvento del turismo, l’approvvigionamento idrico è stato assicurato dallo Stato con navi-cisterna.
Mi ricordo in un comizio in piazza Pisacane nella campagna elettorale del 1975, quella di Alleanza Democratica contro Il dottore Sandolo, il capo pesca Di Scala pronunciava queste parole che “incendiarono” la piazza: “Non è possibile ancora oggi che con un bicchiere d’acqua io possa farmi doccia, sciampo e barba!”.
Ma poi vennero gli investimenti regionali per la rete idrica e fognaria  e i relativi depositi e si posero le basi per una distribuzione più razionale dell’acqua, a Ponza.

Ho già ricordato (leggi qui in Commenti – N.d.R.) che quel progetto prevedeva anche i due depuratori e il collegamento con Monte Circeo per il trasporto sottomarino di acqua.
Ma ancora negli anni novanta a Santa Maria l’acqua non arrivava.

Mi ricordo la buonanima di “Crescienzo” (ricorderete anche voi: portava a spalle le bombole casa per casa) che poverino si lamentava che a casa sua l’acqua non arrivava; lui che aveva fatto l’operaio alla Fiat a Torino non si capacitava dell’enorme differenza tra il Nord dell’Italia e il Sud di quest’altro mondo.

Ma poi – e quello fu il periodo più splendido della sua ventennale carriera di amministratore – Antonio Balzano guidò in prima persona, i cittadini e gli operai nell’allungamento del tubo che portò l’acqua nelle frazioni dei Conti e S. Maria.
Non posso dimenticarmi gli occhi di “Crescienzo” quando mi incontrò e mi disse: “Vince’, ho l’acqua a casa e arriva anche a pressione! …è bellissimo!”

Per le Forna, in alternativa di Cala Dell’acqua si attrezzò Cala Inferno in modo da poter pompare l’acqua sia che ci fosse mare di levante o al contrario quello di Ponente.

Siamo ormai arrivati al duemila, a detta di qualche amministratore dell’epoca: “…abbiamo riscattato la Villa Delle Tortore anche per fare un altro grande deposito di acqua che potrà servire come riserva alle due frazioni”.
Idee, progetti, ma poi molto spesso la realtà prende strade diverse e infatti noi ci accontentiamo ormai della buon volontà e dei buoni propositi!

Oggi per erogare l’acqua a Cala Inferno gli operai del Comune devono essere anche esperti scalatori e poi… dagli anni ottanta che sono partiti le erogazioni di fondi e gli appalti, ancora oggi la rete idrica e la depurazione non sono completate e quindi non sono funzionanti soprattutto nella zona di Le Forna.
A Ponza i cittadini non bevono l’acqua comunale perché non si fidano, perché ha un odore strano, perché produce calcare che intasa le tubature e rompe gli elettrodomestici.

Lungo le strade dell’isola, troviamo troppo spesso rifiuti speciali come gli elettrodomestici e forse il problema oltre alla qualità commerciale del prodotto va addebitato anche alla rete idrica e alla elevata quantità di sali minerali nell’acqua.

I Ponzesi non bevono l’acqua comunale e sono costretti al lusso di bere acqua minerale nell’illusione di avere garantita la salute.
L’acqua che arriva a Ponza con le cisterne proviene da Napoli, il controllo di queste acque è per legge periodico; al contrario il controllo delle acque minerali è biennale.

L’acqua comunque, nel trasporto con le navi cisterne, incrementa la flora batterica per cui quando arriva a Ponza gli addetti comunali aggiungono l’amuchina o prodotti simili per abbassare il contenuto in flora batterica: ecco spiegato l’odore dell’acqua isolana.

C’è stato qualche medico che tempo fa ha dato l’allarme chiedendo che venisse monitorata la relazione dell’incremento  di forme tumorali con il consumo del bene indispensabile alla vita cioè l’acqua.

 

Che cosa succederà nel prossimo futuro?
Sembra che la distribuzione e la gestione della produzione ed erogazione di acqua e depurazione andrà nelle mani di Acqua Latina.

Questo programma stando agli accordi è già in ritardo da diversi anni infatti: “In data 28 settembre 2004 la Regione Lazio, il Comune di Ponza, il Comune di Ventotene e la Comunità dell’Arcipelago delle Isole Pontine hanno sottoscritto il Protocollo di Intesa per l’attuazione del “Programma integrato di valorizzazione dell’ambiente delle Isole Pontine”, che prevede tra i campi di intervento la gestione integrata delle risorse idriche…”

Questo piano prevedeva e prevede la costruzione di impianti di dissalazione che dovranno essere resi operativi entro il 30 giugno 2006 per Ventotene ed il 31 dicembre 2006 per Ponza, con i finanziamenti previsti dal programma degli interventi vigente”.

E’ evidente che il programma ha subito dei ritardi. Partito nel 2004 i lavori dovevano terminare nel 2006: siamo nel 2015, quindi ancora una volta dobbiamo dire che dal pensiero alla realizzazione concreta ci passa del tempo.

Ma perché la Regione Lazio nel 2004 decide di sbarazzarsi dell’approvvigionamento idrico per le isole? – cfr. file .pdf Allegato – Perché “…i soli costi di approvvigionamento idrico delle isole, di competenza della Regione Lazio, sono di gran lunga superiori alle tariffe sostenibili dall’utenza.”

Qualcuno saggiamente potrebbe chiedersi:

  • i dissalatori producono acqua  sicura?
  • i dissalatori sono sufficienti per rendere autonoma l’isola?
  • c’era un’alternativa alla costruzione dei dissalatore?
  • perché Acqua Latina che è tanto chiacchierata in continente deve sbarcare anche a Ponza?

Le risposte logiche dovrebbero essere :

  • se i dissalatori si costruiscono, fino a prova contraria producono acqua sicura!
  • la produzione di acqua dovrebbe essere sufficiente; addirittura si parla del raddoppio della produzione idrica, ma si parla anche di mantenere una cisterna pronta all’emergenze a Formia!
  • c’era un’alternativa al dissalatore, ma questa è stata persa quando è stato bocciato la condotta sottomarina!
  • non c’è mai stata un’alternativa a Acqua Latina sia che si fosse costruita la condotta sottomarina sia che si facciano i dissalatori.

 

File .pdf del Protocollo d’Intesa DGR n. 59 del 21 GEN 2005: DGR-n.59-del-21-GEN-2005-Protocollo-INTESA-RL-ATO4-AQL-Trosporto-acqua-ISOLE-PONTINE

 

Aggiornamento del 17 gennaio 2015. File pdf segnalo da Vincenzo Ambrosino: Dissalatori a Ponza e Ventotene. La Regione finanzia il progetto

4 Comments

4 Comments

  1. arturogallia

    9 Gennaio 2015 at 12:38

    Un discorso che non viene – quasi – mai preso in considerazione è la quantità d’acqua: quanta acqua serve all’anno, al mese, al giorno, all’ora, per garantire, SIA IN INVERNO CHE IN ESTATE, acqua a sufficienza per tutte le utenze (sia chiaro, in maniera equa e ragionevole, non certo in uso e abuso perché tanto ce n’è tanta…)?
    E di conseguenza, che capacità deve avere il dissalatore?
    Altre domande potrebbero essere, e facilmente risposte, quanta acqua viene portata attualmente con le navi? Questa quantità basta? E’ troppa? E’ poca?

    Poi, lo sviluppo tecnologico, fortunatamente, fa sì che oggi i dissalatori non siano strutture enormi, anzi, e il costo non sia spaventoso.
    Esempio, già ricordato in altri commenti ad altri post:isola di ITACA (Grecia), 3.000 abitanti residenti, quasi la metà d’inverno, dieci volte tanto l’estate (ricorda niente?).
    Bene, qui ci sono 4 unità di dissalatori sparsi sull’isola, tutti delle dimensioni di un container (a questo link un esempio fotografico: https://www.dropbox.com/s/w1j679ce19f2700/P1070982.JPG?dl=0)
    Ciascuna unità produce 500 mc d’acqua al giorno (2.000 mc acqua al giorno totale). Viene prodotta tutti i giorni, tutto l’anno, e stoccata in diversi serbatoi sparsi sull’isola ma tutti collegati tra loro da un acquedotto (vasi comunicanti).
    D’inverno l’acqua si accumula e basta anche per l’estate.
    Costo: l’istallazione di ogni unità costa 500.000 euro (tot. 2.000.000 di euro).

    Quanto costa l’acqua al cittadino?
    Le utenze domestiche pagano 1,10 euro al mc, quelle “aziendali” (negozi, ristoranti, hotel, …) pagano 2,20 al mc, netti, senza altri costi in bolletta o derivati da tasse comunali.

    A poco, il giusto, VOLENDO, si può fare.

  2. vincenzo

    9 Gennaio 2015 at 13:32

    Caro Arturo, il cittadino purtroppo ha solo un mezzo potere quello di votare e infatti come abbiamo ricordato per tutelare il bene comune, l’acqua, neanche le sottoscrizioni e ancora i referendum sono serviti a modificare le linee politiche dei governi delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni.

    Tu giustamente oltre ad assicurarci che i dissalatori funzionano anche in altre realtà ci indichi una realtà isolana ITACA, come esempio da seguire perché lì hanno costruito piccoli dissalatori utili allo scopo e con un minimo impatto ambientale.
    Ma questi discorsi potrebbero essere utili in un confronto in una conferenza di servizi convocata per rivedere le soluzioni più idonee alla distribuzione e gestione acqua a Ponza, purtroppo una tale conferenza non è all’ordine del giorno perché sembra che le decisioni prese in passato siano oggi pienamente condivise a tutti i livelli istituzionali.

  3. Biagio Vitiello

    9 Gennaio 2015 at 17:37

    Il Comune di Ponza (quando ero “consigliere di minoranza” ) votò – me compreso e a maggioranza – contro la condotta idrica, anche perché si pensava di assicurare ed incrementare il lavoro dei ponzesi sulle navi-cisterna Vetor. Ma fu inutile, perché il numero dei marittimi imbarcati fu minimo (anche attualmente sono pochissimi) per un ingaggio a tre mesi.
    Per i controlli sulla potabilità delle acque mi risulta che sulle cisterne essi devono essere effettuati dall’ASL, mentre a terra li dovrebbe effettuare il Comune: n° 2 controlli a campione sulla tubatura e n° 2 controlli sull’acquedotto, il tutto mensilmente e per ciascun acquedotto.

  4. vincenzo

    17 Gennaio 2015 at 10:21

    Segnalo quest’articolo comparso su 24hnotizie di ieri 16 gennaio 2015
    “Dissalatori a Ponza e Ventotene, la Regione finanzia il progetto”

    Questo il link e nell’articolo di base il relativo file .pdf:

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