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La pianta che a Ponza chiamano “’a scienza”3 gennaio, 2015
Nel paesaggio de Le Forna è diffusa dovunque, questa pianta piuttosto invasiva, disordinata, dalle foglie tra il verde chiaro e il grigio-biancastro. Non ha apparentemente alcun uso. Amara, non la mangiano i conigli e nemmeno le capre. Artemisia a Ponza, nella macchia mediterranea; località Le Forna ‘sopra il Campo’ (vista Palmarola) Poi un po’ per caso, un po’ rimasticando e pronunciando a voce alta il nome, l’arcano si è chiarito: ’a scienza… l’ascienza… l’assenzio! …Ecco la derivazione del nome dialettale! L’artemisia è spontanea e selvatica a Ponza; riportata presente nell’isola in tre varietà, nel bel libro sulla “Flora Illustrata di Ponza” (1997) dei fratelli Mazzella (Ed. Il Brigantino): Macchia di Artemisia; Palmarola sulla destra della foto Le artemisie, come genere, sono piante perenni e legnose alla base (camefite suffruticose). Artemisia abrotanum – o Abrotano: dalle foglie più delicate, quasi filiformi. A Ponza è una specie naturalizzata ma si trova solo coltivata. Di dimensioni minori, alt. 20- 30 cm., ha tronchi poco robusti e tende ad abbattersi assumendo un atteggiamento quasi strisciante. Ha un odore – forte e pungente ma gradevole) – assolutamente caratteristico. Arthemisia campestris; sfondo mare Le due varietà Arthemisia annua e Arthemisia genipi non risultano diffuse a Ponza: la prima (A. annua) è attualmente molto studiata per le sue proprietà antitumorali. Arthemisia annua. Infiorescenze La seconda (A. genipi) cresce in ambiente alpino roccioso, ad altitudini tra i 2500 -3500 m. È l’ingrediente base nella preparazione del liquore aromatico Genepì. Il liquore di assenzio Verso la fine del 1800 e agli albori del XX secolo si affermano in Europa, e a seguire anche negli Stati Uniti, l’uso e l’abuso di varie sostanze come caratteristiche precipue dei tempi moderni, spartendosi il campo l’alcool – mai tramontato – la moda più raffinata dell’assenzio, le sostanze oppioidi tra cui soprattutto la morfina e, come consumi emergenti, la cocaina e la cannabis. La pianta dell’assenzio (Artemisia absinthium – Fam. Asteraceae) dal cui distillato, aromatico e molto amaro, si ottiene il liquore di assenzio, la fée verte, la fata verde. A fianco un manifesto che ironizza sulla sua messa al bando (Svizzera, 1910) L’assenzio è un distillato ad alta gradazione alcolica all’aroma di anice derivato da varie erbe tra cui soprattutto l’assenzio maggiore (Artemisia absinthium – Fam. Asteraceae), dal quale prende il nome, ma anche dai semi di altre piante: dell’anice verde e del finocchio (Pimpinella anisum, Foeniculum vulgare – Fam. Apiaceae), dell’anice stellato (Illicium verum – Fam. Illiciaceae ), e varie altre. Sull’assenzio sono fiorite leggende, largamente fittizie, che lo descrivono come una bevanda maledetta, con i suoi rituali – il bicchiere con l’indicazione di livello, la zolletta di zucchero, il cucchiaio – per l’uso che se n’è fatto nei circoli intellettuali della metà dell’Ottocento; tanto da coniare il termine absinthisme, ‘absintismo’ ad indicare la relativa intossicazione acuta e cronica.
Il titolo del quadro si riferisce al liquore molto diffuso in Francia, all’epoca: l’assenzio, nel bicchiere che la donna ha davanti a sé. Le due persone nel bar sono vicine ma si ignorano completamente. La solitudine della donna viene accentuata proprio dal bicchiere che ha innanzi. La donna ha lo sguardo perso nel vuoto, l’uomo è una vicinanza che non le dà compagnia, beve da sola: è l’immagine stessa della solitudine. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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