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Quando una canzone diventa un pezzo della tua anima

di Sandro Vitiello

 

L’altra sera ci siamo regalati una piacevole serata al Metropoli di Paderno Dugnano.
C’era Rosanna Fantuzzi, compagna della vita troppo breve di Augusto Daolio (1947-1992).
Presentava l’Associazione “Le tue parole al vento” che si occupa di raccogliere contributi a favore della ricerca contro il cancro.

Augusto Daolio.1 [1]

E’ stato uno spettacolo tutto giocato sul ricordo di Augusto, della sua parte “privata”.
Le canzoni che amava cantare in compagnia, “quelle dei Nomadi le sentite ai concerti” gli scritti con le sue considerazioni sulla vita, sulle passioni, sugli ideali.
Augusto è stato uomo di grande valore e figura storica dei Nomadi, insieme a Beppe Carletti che va avanti ancora.
Sono passati più di cinquanta anni dal quel lontano ’63, quando i Nomadi nacquero come gruppo.

Augusto Daolio.3. I Nomadi [2]

Abbiamo visto tanti dei suoi bellissimi quadri scorrere sullo schermo, le sue cartoline inviate ad amici o a Rosanna dove, al posto dei saluti, c’era sempre una vignetta.
Rosanna ci ha raccontato anche della genesi di alcune sue canzoni come “L’uomo di Monaco” buttata giù in pochi minuti in una birreria tedesca dopo essere stati a vedere Dachau.
Una serata insomma giocata sul filo della nostalgia, senza esagerare.
Eppure quando tutti insieme si è cantato “Io vagabondo” qualcosa si è rotto dentro.
Canzoni come quella ci hanno accompagnato per tanta e tanta parte della nostra vita.
Sono un pezzo di noi; ci appartengono perché tanti momenti felici o di malinconia li abbiamo sottolineati con le parole di Augusto.

Augusto Daolio.2 [3]
A volte abbiamo anche banalizzato certe strofe, complice qualche bicchiere di vino in più.
Eppure è in serate come queste che ci si accorge che abbiamo camminato per un pezzo della nostra vita in compagnia di persone che non abbiamo mai frequentato a livello personale e che però erano come noi, pensavano come noi, sognavano come noi.
Che avevano la capacità di scrivere versi e musica come avremmo voluto scriverli noi.
Persone che, a volte, hanno consumato la loro esistenza troppo in fretta ma che ci hanno lasciato in eredità il loro sguardo sul mondo.

 

Ascolta qui su YouTube “Io Vagabondo”, dal Concerto del 15 aprile 1989 registrato a Casal Romano (MN)

 

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