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Festival della letteratura di viaggio. Storie di fiumaroli e di acque

di Pino Moroni
Il biondo Tevere al tramonto [1]

 

Pino Moroni è un amico di vecchia militanza comune: letteraria, campagnola e cinefila. Richiesto più volte di collaborare al sito, si è sempre ritratto con la motivazione di non essere mai stato a Ponza, mentre conosce bene Ischia – l’infingardo! 
Finalmente con questo suo articolo su viaggi, incontri e acque (di fiume!) lo accogliamo tra noi.
S. R.

 

Non avrei mai creduto che un viaggio così lontano si potesse fare solo scendendo per una manciata di scalini ad un barcone sul fiume. Perché non avevo voluto capire, accompagnato per le scale da un gatto docile e nerissimo come Cagliostro, che quel fiume era il divo Tevere ed il barcone un redivivo Circolo Società Romana Nuoto, pulsante come nel 1889, sua data di nascita 125 anni fa.

Società_romana_nuoto_1889 [2]

Poi ho ricordato che il movimento del viaggio può anche solo formarsi in una nostra interiorità, se accompagnato da condizioni del luogo e situazioni umane diverse da quelle vissute solo nello spazio di un attimo prima. Dove c’era rumore ora si sentiva silenzio, dove c’era ansia ora prevaleva quiete, su un tavolato che galleggiava sospeso su cassoni di cemento armato, dentro il riparo di un’ansa dove non entrano correnti. Un luogo non luogo dove non senti le vibrazioni della terra né dell’acqua e perciò ti puoi immergere nella mente alla caccia di cognizioni e scoperte sulle tracce della natura che ispira i sentimenti.

C’era intorno un respiro di fiume alla ricerca della notte sotto un cielo plumbeo. Ritrovavo la poesia, la fantasia, la meraviglia appoggiato alla balaustra, guardando il fiume al suo livello, ascoltando il suo murmure continuo, con i riflessi delle luci dei primi fanali e gli armi (8 con) che sfilavano, cadenzati dagli ordini del timoniere. All’improvviso non c’era più niente da cui difendere i sensi percossi, ed i sensi si affinavano alla profondità. Da fenomeno di massa il viaggio ritornava ad essere individuale, senza bisogno di narrazione ma solo necessità di sensazione. Siamo rimasti lì affacciati in molti a guardare il nostro vecchio mondo più in alto che arrancava sui ponti mentre abbuiava.

Poi il Festival della Letteratura di Viaggio ci ha dato la storia di un altro mondo, quello dei fiumaroli, che poco è conosciuto da coloro che il fiume lo vedono solo dall’alto dei muraglioni e dei ponti come un estraneo che passa. La città ed il fiume sono due entità divise con una diversa vita. Lo hanno raccontato con passione ed amore i fiumaroli stessi della Società Romana Nuoto, che fanno della semplicità e della schiettezza la loro dote migliore.

La storia del Circolo inizia nel 1889 – dice il Presidente Renato d’Ulisse, giornalista del Corriere dello Sport – quando con la costruzione dei muraglioni, viene cancellato il variopinto Porto di Ripetta, con approdi, magazzini, case, molini e bagni pubblici. Il Tevere è qualificato corso d’acqua a regime torrentizio e quando fa la piena la sua escursione può raggiungere anche i dieci metri. Famosa quella del 1596 in cui raggiunse i 19 metri sul livello del mare. Con le tragedie ed i morti che si può immaginare. Per cui fu necessario per la nuova Italia decidere un suo assestamento.

Intervista sul Tevere [3]

E’ il Presidente operativo, Dante Mortet, con il suo piglio schietto e diretto a farci la storia di una Società lunga 125 anni, un viaggio ancora felicemente in corso.
Nell’ansa del fiume senza corrente – spiega il Presidente – dove insiste il galleggiante, fu creato per i romani il gallinaro, un’area protetta per la balneazione, con la nascita di una scuola nuoto, sportiva e ludica, che insegnava la tecnica natatoria del mezzo braccetto. Prima l’attraversamento del fiume da riva a riva, poi la otto chilometri da Ponte Milvio all’Isola Tiberina furono le gare organizzate dalla Società Romana di nuoto, che agli inizi del ‘900 si dotò di un galleggiante.

Negli anni ’20 passarono per il circolo la rivoluzionaria Anna Kuliscioff, il poeta Cesare Pascarella, l’architetto Pietro Lombardi (*), il socialista Leonida Bissolati che insegnò ai fiumaroli la fratellanza. A cercarsi, a trovarsi, a giocare insieme ed a mangiare insieme, ancora oggi, al tocco della campana delle 13,30. Nacquero storie d’amore e di amicizia, scherzi goliardici e feroci, ma tanto amore sempre per il fiume. Una comunità che al di là di tutte le barriere sociali, condivide gioie e dolori e la verace romanità aperta a tutti.

Fuori le luci dei muraglioni riflettono sull’acqua che corre e si increspa argentea, forma una macchia bianca metallica sotto il ponte della metropolitana. La città si è quietata ed il rumore lontano è meno intenso. Nel buio gli armi silenziosi si dirigono all’attracco. Sulle pareti le foto del pranzo acquatico del 1902, le squadre dei campioni di nuoto degli anni ’30, ’40, ’50, ’60. Il quadro del tuffo di capodanno di Mr. Okey, vignettista, fotografo belga, che si sentiva romano verace, frequentava le botteghe artigiane ed il Circolo. Quando gettava il cilindro, prima del tuffo, con quel gesto apriva a Roma ed ai romani un nuovo anno, una nuova vita, il futuro.

Mentre si aggiunge ai fiumaroli Franco detto er pomata, venditore storico di Campo de Fiori, è la volta dell’arzillo Presidente onorario Enrico Todi, a raccontare gli aneddoti più curiosi. Suo lo slogan “La romana è una flebo per la vita”. Innamorato come Goethe di quella particolare luce dei tramonti sul fiume simile ai colori del Giorgione, il Presidente ha ricordato le gare di nuoto con Carlo Pedersoli (Bud Spencer), formato come nuotatore alla Romana Nuoto. O con quel giapponese che portò per la prima volta lo stile a rana e si bevve litri di fiume. La vittoria nella classe allievi il 10 giugno 1940 mentre Roma ‘festeggiava’ l’entrata in guerra. Il famoso Settebello di pallanuoto vincitore delle olimpiadi di Londra nel 1948. Gli anni ’50 e ’60 con la gente di “Poveri ma Belli” e “La dolce vita”. Le mostre al Circolo della moglie di Marcello Mastroianni, allora frequentato dal bel mondo, tra cui artisti, giornalisti e cinematografari.

Stefano Ciampicacigli, ingegnere vicepresidente, ha voluto ricordare il Festival della Letteratura di viaggio leggendo il testo della canzone di Lucio Battisti Si, viaggiare. Per confermare che il mezzo per ogni viaggio è spesso quell’amicizia, quella ospitalità, quella passione che il Circolo ci ha fatto sentire durante la cena sul galleggiante sospeso nel tempo su quel magico fiume. Nel punto esatto dove furono inventati dagli ingegneri romani i rostri, che fecero grande Roma sui mari.

Mentre un’orchestrina jazz (Old records) suonava nostalgica, il gatto nero ci ha riaccompagnato a Roma. “Abbiate amore per il fiume, parlate bene del fiume. E’ l’unico vero autentico antenato che ancora abbiamo”. Parole di fiumaroli.

 

Scritto da Pino Moroni il 25/09/2014; in condivisione con: http://www.artapartofculture.net [4]

 

Il Tevere di notte [5]

 
(*) Nota di Redazione
L’architetto Pietro Lombardi, citato nell’articolo, è già stato ricordato su queste pagine, dal figlio, il geologo Leonardo Lombardi, frequentatore e amico di Ponza: leggi qui [6]