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La Compagnia del Piccolissimo Teatro

di Carla BielliElfi e folletti. House [1]

 

Quell’estate, era il peggior momento di vacche magre per noi “Compagnia del Piccolissimo Teatro”: neanche una scrittura.
E allora tutta la compagnia, ossia lui, Gilberto ed io, Alessandro, a bordo del furgoncino, per un giro “di sperimentazione, formazione e studio”…
– Sandrino, se non si lavora ci si aggiorna, non si può stare in ozio tutta l’estate!
Cedo, quando fa così riesce sempre a coinvolgermi, anche se non posso fare a meno di essere preoccupato e lo dimostro soltanto con l’espressione, neanche una parola. E lui lo sa che se non parlo è peggio. Ma è proprio questo atteggiamento a rafforzare in Gilberto il leader, il motivatore.
– No, Sandrino, la devi smettere di preoccuparti, fidati, voglio farti una sorpresa, ti porto io in un posto dove presenteremo il nostro spettacolo, certo gratuitamente. Ma sai, verrà valutato da persone molto competenti in materia di sperimentazione teatrale. Dai, su, ci divertiremo un sacco, come quella volta, a Poggibonsi, ti ricordi? Che risate, ragazzi!”
E gli tremava la trippa dal ridere al signorino… e io che non volevo proprio, andarci, ma alla fine mi sono fidato!

Tutto il giorno nel furgoncino con quel caldo ad arrancare in salita, su su verso la cima di una montagna, un incubo. Il radiatore ha bollito e se non abbiamo fuso è stato un vero miracolo. (Lui ha sgranocchiato per tutto il tempo, merendine, pistacchi, tutte le porcherie più infestanti per sedili e tappetini.
– Dai Sandrino, siamo quasi arrivati, sei stanco, vuoi che guidi io? – e mi sputacchia, parlando, frammenti di patatine fin nei capelli.
– Fermati un attimo – aggiunge, aveva avvistato un unico negozio, un tabaccaio sul fianco della montagna e figurati se non si doveva fermare. Parla, mangiucchia, vorrebbe anche fumare, ma non osa sfidare il mio cattivo umore, poi finalmente: – Siamo arrivati, Sandrino, fermati.

Intorno apparentemente non c’è niente. Arriva un gruppo di cani. Sembrano randagi, ma si strusciano, ci annusano e vogliono essere accarezzati. Ci corrono incontro alcuni bambini vestiti da hamish, ma sporchi e mocciolosi ed ecco qualche adulto, di sesso maschile, del tutto simili a spaventapasseri.
– Benvenuti nella valle degli elfi – dice uno tutto festoso con i capelli alla Bob Dylan prima maniera – …Venite, vi faccio vedere lo spazio per lo spettacolo.
Guardo con odio interrogativo il mio socio, ma lui tiene gli occhi bassi e dice: – Noi facciamo spettacoli sperimentali, forse i bambini…
– Tranquo, amico – lo rassicura Bob – i bambini partecipano alla danza sacra dell’equinozio e al bagno rituale di mezza estate: siamo tutti nudi, grandi e piccini e tutti felici, potete fare quello che volete.
– Hai sentito Sandrino? Avevi detto che i costumi erano brutti, no? Se sei più a tuo agio possiamo recitare nudi – comunque continua a non guardarmi negli occhi.

Arriviamo a uno spazio che è qualcosa a metà tra un’aia e una porcilaia.
– Ve la puliamo, si capisce – dice Bob come se mi avesse letto i pensieri e afferra una scopa come quelle cavalcate dalle streghe.
– Dove possiamo riposare intanto? – chiede lui tutto garrulo.
– Venite – ci invita un amico di Bob – portate il furgone vicino al fiume, così potete farvi un bel bagno. Le donne vi hanno invitato a cena, naturalmente.
Mi accorgo, a queste parole, di un aroma di cavoli in cottura che ammorba con discrezione l’aria del crepuscolo.

Un paio di ragazze cenciose, sicuramente giovani, ma parzialmente sdentate e con molte rughe di espressione ci vengono incontro. Ciascuna di loro allatta un grosso pupo di età intorno ai tre anni.
– Venite, per di qua – ci invita una delle due – vi va bene una cena vegetariana, vero? O siete vegani? – chiede con apprensione.
Senza fare una piega risponde lui: – Va bene, va bene, anche noi siamo vegetariani – e sparisce nel furgone.
Lo seguo, si sta abboffando di soppressata e di carne Simmenthal e si è pure tolto le scarpe. Voglio fuggire, ma non posso farcela a scendere da quella montagna di notte.

A cena la verdura era terrosa e il pane duro e scuro.
– Buonanotte suonatori – faccio in tempo a pensare prima di crollare in un sonno disperato

Elfi e folletti [2]

 

Nota (dal web, a cura della Redazione)
La valle degli Elfi – Gli ‘Elfi’ sono una comunità di persone che da diversi anni hanno deciso di vivere facendo i contadini, senza alcuno strumento meccanico e senza confort nelle loro case (riscaldamento, elettrodomestici, tv…), ai modi di quella che era la vita contadina più semplice, fino agli anni ’50, negli Appennini. La loro zona di insediamento è a circa 1000 mt. di altezza, nelle montagne pistoiesi.
Su di loro sono apparse pubblicazioni e ricerche, tra cui anche articoli sul giornale “Terre di mezzo”. Sono in parte legati e si riconoscono su alcune caratteristiche della rete degli ‘Ecovillaggi’ (di Silvia Montevecchi)