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La Concordia, l’Italia e il mondo (2)

di Sandro Russo
I lavoratori del mare [1]

 

Per la puntata precedente, leggi qui [2]

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Riprendiamo le fila dell’articolo di Francesco Merlo da Repubblica per scoprire, dietro la sciagurata vicenda della Concordia, un mondo di riferimenti…

Vi viene citato un film recente, che non ha avuto adeguata attenzione nelle sale, di Daniele Ciprì, in cui la famiglia Ciraulo svolge appunto, nel porto di Palermo, l’attività di demolizione di navi: più sul versante dell’arraffo, in realtà…

Locandina. E' stato il figlio [3]

E' stato il figlio. Una scena
“È stato il figlio”, film di Daniele Ciprì del 2012, con Toni Servillo

Un’ideale prosecuzione di quell’arte di arrangiarsi che – vista con gli occhi di uno straniero – è stata magistralmente descritta in un libro: un classico della memorialistica di guerra e dell’immediato dopoguerra.

Norman Lewis Napoli '44. Bis [4]

Norman Lewis: Napoli ’44 (Naples ’44),1978;  Adelphi (1998) (traduz. di Matteo Codignola).

“Entrato a Napoli nel 1943 con la Quinta Armata, il giovane ufficiale inglese Norman Lewis si trovò stupefatto al centro della città delle signorine e degli sciuscià, scena mobile della prostituzione universale, oltre che di un’arte consumata dell’inventarsi la vita dal nulla. Come non bastasse, fu subito adibito a funzioni di polizia, quindi costretto a constatare ogni giorno le turbolenze, i fantasiosi maneggi e gli imbrogli che si celavano tra vicoli e marina. E capì subito che, di quanto gli accadeva, era il caso di prendere nota. Così, facendo della sua qualità principale, il saper «entrare e uscire da una stanza senza che nessuno se ne accorga», un fatto di stile, Lewis si aggira in una Napoli trasformata dalla guerra in un immenso, miserabile mercato nero – e registra tutto sui suoi taccuini. Mentre i colleghi si dedicano alla maldestra realizzazione di piani fantasiosi, come quello di far passare le linee a un gruppo di prostitute sifilitiche per diffondere l’epidemia nel Nord occupato, lui indaga su figure e avvenimenti che gli paiono, al momento, del tutto normali: signore in cappello piumato che mungono capre fra le macerie, statue di santi preposti da una folla in deliquio a fermare l’eruzione del Vesuvio, professionisti in miseria che sopravvivono impersonando ai funerali un aristocratico e imprescindibile «zio di Roma», ginecologi deformi specializzati nel restauro della verginità, nunzi apostolici che contrabbandano pneumatici rubati, e cosi via. I taccuini che Lewis tenne in quel periodo finirono poi per costituire questo libro, di cui il minimo che si può dire è che mai un occhio tanto sobrio e preciso si era posato su una realtà così naturalmente folle e sgangherata. E questo ne fa «un’esperienza unica per il lettore così come deve essere stata un’esperienza unica per chi lo ha scritto» (Graham Greene)” [Note dal risvolto di copertina].

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Ma un altro libro ancora cita l’articolista, che va a scoprire il mondo nascosto dietro la facciata di efficienza e sicurezza della navigazione moderna:

Terrore dal mare. Copertina libro [5]

William Langewiesche: Terrore dal mare – Adelphi Ed.; 2005; traduzione di Matteo Codignola

“Gran parte delle centoquarantatremila navi che incrociano al largo delle nostre coste appartengono a compagnie di comodo, imbarcano marinai sprovvisti persino di documenti personali, e possono cambiare più volte bandiera e nome durante la navigazione. Gli oceani sono ormai un’immensa distesa anarchica, dove può accadere che carrette pronte per la demolizione affrontino furiose tempeste nel Golfo di Biscaglia, che traghetti di linea colino a picco nel Baltico per un patente difetto di fabbricazione (uccidendo centinaia di persone), che grandi carghi vengano abbordati da un’imbarcazione pirata nello Stretto di Malacca e spariscano nel nulla.
E se la vita di molte navi è spettrale, la loro fine rischia di essere ancora più sinistra. In genere, l’ultimo atto ha per teatro la sterminata spiaggia di Alang, in India (nello stato del Gujarat, costa occidentale – NdR), dove un esercito di termiti umane è in grado di ridurre in poche settimane un mercantile al suo scheletro malinconicamente coricato sulla sabbia.
Ma esiste un’altra possibilità assai realistica, che nella sua appassionata esplorazione di questa immensa area di tenebra, particolarmente adatta alla pratica del crimine e del terrore, William Langewiesche ha voluto sondare. Ed è quella che un qualunque portacontainer con un carico letale attracchi indisturbato alle banchine di New York, di Londra o di Genova, e che per farlo scelga la via più diretta, e cioè rispettare alla lettera l’intrico di regolamenti e procedure escogitati per tenere sotto controllo il mondo della navigazione” [Dal risvolto di copertina del libro].

…E allo stesso tempo ci porta indietro di secoli indietro di secoli nello sfruttamento e nelle condizioni di lavoro di alcuni dei molti forzati della terra…

La spiaggia di Alang [6]

India. Demolizione-navi [7]

Cruise ship dismantled [8]

Shipbreaking Chittagong documentation (Bangladesh : 2004) [9]

Alang Cimitero navi [10]

Alang. Lavoratori [11]

Alang shipbreakers. India [12]

Men to ship demolition [13]

Demoliz. navi [14]

Lavoratore indiano alla demolizione d inavi [15]

Alang. Àncora. Navi. Donna. [16]

 

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[La Concordia, l’Italia e il Mondo. (2) – Fine]