Ambiente e Natura

Pantelleria. Viaggio nell’isola di lava e di vento (2)

di Sandro Russo

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Per la puntata precedente, leggi qui

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Le strutture. Quest’isola aspra e assolata, incrocio di popoli e di culture, ha mantenuto – a volerli ricercare – i segni di tutte le genti che nei secoli l’hanno abitata; tutte, pur nelle loro diversità culturali, con l’uguale necessità di fronteggiare le sfide del clima, della cronica carenza d’acqua, del vento costante…

10. Dammusi dall'alto

Un agglomerato di case e giardini visti dall’alto. E’ evidente l’impiego dei muri a secco in funzione di barriera e – in forma circolare, chiusa (‘jardinu’) – per proteggere le piante più delicate dal vento. Sono anche ben visibili i tetti a cupola per la raccolta dell’acqua piovana

Molti comportamenti, come pure le soluzioni adottate nella vita di tutti i giorni, si ritrovano in luoghi diversi del bacino del Mediterraneo. Ma è soprattutto nelle isole – crocevia di contatti e di scambi – che i momenti alternati di contatto tra le genti e l’isolamento dei lunghi mesi invernali hanno portato ad elaborare le soluzioni più originali. Con delle peculiarità, per quanto di esclusivo un’isola spartisce tra i suoi abitanti ed esclude agli altri; per la vena di sottile follia che la pervade…

Le costruzioni utilizzavano i materiali presenti sull’isola in grande abbondanza: le pietre soprattutto, e il lapillo lavico.

Ecco allora che dalla cultura araba è stata mutuata la più tipica delle costruzione isolane, in pietra lavica, dalle spesse mura e con il tetto a volta: il ‘dammuso’ (dalla radice araba dammus: ‘edificio a volta’; non dal latino domus).

Ci sono soluzioni comuni e adattamenti locali. Ad esempio il principio della raccolta dell’acqua piovana utilizzando la convessità del tetto è presente in molte isole  e zone dell’area mediterranea caratterizzate da penuria d’acqua. Il bacino di raccolta era collegato attraverso una canalizzazione con una cisterna per l’acqua presente all’interno della casa, dove essa decantava e diventava potabile. I tetti stessi erano periodicamente ripuliti e imbiancati con la calce; una anguilla era mantenuta nella cisterna per smuovere le acque e testimoniare con la sua vitalità che tutto andava bene. Tale pratica è stata in uso fino a pochi decenni fa anche nell’arcipelago pontino, prima dello sviluppo turistico e della dipendenza dal continente per gli apporti idrici.

Altre soluzioni costruttive invece – come l’utilizzo della pietra vulcanica per le mura dei dammusi – sono del tutto locali, in relazione alla diversa disponibilità dei materiali.

Anche i terrazzamenti costituiscono una soluzione comune e ubiquitaria: il mezzo per riportare in piano – e poter coltivare – le terre scoscese. Questa sistemazione del terreno permette di limitare i danni che le acque di piogge abbondanti possono provocare; contemporaneamente riutilizza per i muri di contenimento le pietre estratte dal terreno per renderlo adatto alle colture, e le protegge dal vento
La difesa contro il vento – che si dice soffi sull’isola mediamente per 337 giorni all’anno (!) – ha richiesto un particolare aggiustamento delle tecniche colturali.
I muri di protezione per le piante sono presenti dovunque e le piante più delicate e importanti, gli agrumi soprattutto, sono protetti in un recinto circolare nelle vicinanze del dammuso d’abitazione.
Questi giardini sono tipici dell’isola; alti più di tre metri, con particolari caratteristiche costruttive atte a raccogliere la pioggia, mantenere l’umidità e favorire la fuoriuscita del vento: “il vento entra dentro e subito dopo, in un vortice, è costretto a scappar via…”

Un modo ancora diverso per limitare i danni che il vento può arrecare alle piante è mantenerle basse, con una opportuna potatura e altri artifici. Tali pratiche sono correntemente applicate agli olivi e alle viti.

11. Dammuso. Jardinu. Vigna

Elementi del paesaggio agricolo dell’isola. In primo piano la vigna potata bassa e protetta da muri a secco. Sul fondo un ‘dammuso’ con il tipico tetto a volta e – alla sua sinistra – la struttura circolare in pietra per le piante (‘jardinu’) da proteggere dal vento

12. Muri a secco e dammusi

Caratteristico paesaggio dell’interno dell’isola, dominato dalla presenza dei muri a secco a deliminare i terrazzamenti. La manutenzione dei muri deve essere continua; i due crolli in primo piano (sulla destra della foto) sono segni di un iniziale degrado

 

Le colture isolane. Le viti.

Ampie estensioni del terreno isolano sono dedicate alla coltura della vite (moscato di Alessandria o ‘zibibbo’ – dall’arabo ‘zabib’: uva secca), da cui i vini tipici moscato e passito.

13. Elementi colture

Altri aspetti delle colture isolane: fichi d’India (in primo piano e sullo sfondo); viti basse addossate ai muri e una pianta di fico adiacente al dammuso

 

Gli olivi. Sono un’altra coltura privilegiata dell’isola. Hanno un aspetto che raramente si incontra in altri luoghi dove pure le piante sono potate e adattate alle esigenze locali. Qui è costante la preoccupazione di proteggere le piante dal vento salmastro dietro la protezione dei muri e attraverso una potatura adatta a mantenerle basse. Ma non avremmo immaginato quanto, prima di vederle!

14. Olivo

Una pianta di olivo dal tronco tozzo e annoso con la chioma tenuta bassa e protetta dai muri contro il vento prevalente

15. Olivi bassi

Altri olivi, più giovani, potati al modo isolano e protetti dai muri a secco

16. Olivo educato.2

Il portamento delle giovani piante di olivo è determinato dalla potatura e da vari artifici (come l’appesantimento dei rami con delle pietre), per tenere bassi i rami 

17. Vecchi olivi bassi

Dopo anni di costanti potature questi vecchi olivi presentano le branche fruttifere più basse del tronco 

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