Ambiente e Natura

Vigilia di san Silverio

di Francesco   De Luca
Festa di S. Silverio 2012. Addobbi

 

Anche il più incallito fra gli atei non potrebbe dissentire da chi afferma che san Silverio non profonda grazie a quest’isola, pigra e indifferente per buona parte dell’anno, ed ora diventata solerte, animata, sorridente.

C’è un fervore inusuale negli isolani: i pescatori fremono e sfidano le perturbazioni meteomarine per trarre dalle acque abbondanza di pescato. E macchiettano le pescherie le rosse sagome degli scorfani, dei capponi, mezzo pesce spada è aggredito dalla sega che ne trancia tonde felle; le bancarelle si sono impossessate dello slargo della Banchina Nuova e invitano con colorite canzoni a comprare torroni e mandorle zuccherate, e la nave Bastia ieri ha portato, novella Argo, i ponzesi dell’Elba, voliosi dell’aria della loro isola, profumata, nell’arco del Porto, dalla mortella distesa ad arte da Luigi, Giovanni, Cristoforo.

Gli spari dei mortai avvertono, qualora ci si fosse distratti, che la benedizione  della Novena è stata data da don Silverio Di Fazio, venuto dagli Stati Uniti, anche lui qui per celebrare  una devozione che lo ha visto bambino, chierichetto, arrancare dietro i gesti di don Luigi Dies.

E’ la vigilia di san Silverio, 20 giugno 2014, la festa attesa per tutto l’anno.

E’ mutata nelle sue caratteristiche religiose, folcloristiche, economiche, e sottolinearle mostrerebbe lo scollamento tangibile fra il clero e i fedeli, fra la comunità degli anziani e quella dei giovani. Questo guasterebbe l’allegria viscerale che agita la collettività ponzese. Meglio riportare che ora, mentre scrivo, ascolto le note della banda in giro per il paese.

Un venticello tiepido, beneaugurante e quasi benedicente, le spande e sommerge ogni malumore.

10 Comments

10 Comments

  1. polina ambrosino

    19 Giugno 2014 at 15:08

    Tutto muta a questo mondo: se l’uomo fosse rimasto uguale a se stesso, staremmo ancora al paleolitico.
    Immagino cosa avranno mai detto e provato i ponzesi di un tempo, che andavano alla processione con giacca e cravatta, incuranti del caldo afoso del mezzogiorno del 20 giugno, che portavano il Santo in trono, quando lo avranno visto mettere nell’umile ma, per me, meravigliosa barca, portato in spalla da gente in maniche corte… Avranno gridato allo scandalo e alla bestemmia e magari il più colto dell’epoca, avrà scritto la famigerata lettera di protesta al vescovo… Immagino cosa direbbe oggi Mons. Dies se vedesse i suoi giovani di allora non andare a cantare alle novene, non dare una mano per la Festa, non andare a raccogliere la mortella, non mettere giacca, cravatta e medaglione alla processione… chissà… le cose cambiano, la gente che era non è più, la festa è cambiata come siamo cambiati noi ponzesi, sempre bravissimi a guardarci dalla punta dei piedi alla punta dei capelli per trovarci dei difetti, eccezionali a notare errori e manchevolezze… Ma chi si è preoccupato di educare e trasmettere ciò che ritiene un valore? Se il vecchio non trasmette al giovane l’amore e la passione per qualcosa, quella cosa morirà con lui. Oggi c’è tanta acredine contro tutto e tutti. Si confonde la fede in Cristo con la fiducia nel parroco, la tradizione con la capacità di organizzarla. Sarebbe come dire: io faccio l’insegnante, ma se mi sta bene il dirigente scolastico, se mi sento apprezzata, se mi sento valutata, allora mi comporto bene, vado alle riunioni, mi preoccupo di dare il meglio di me agli alunni. Se il dirigente scolastico non mi piace, mi sta antipatico, mi tratta secondo me, non adeguatamente, allora io mi comporto di conseguenza: non vado alle riunioni, non lo rispetto, non dò agli alunni ciò che meritano da un insegnante. Che cosa ne ricaverei? Assolutamente nulla di buono, se non denigrare me stessa. Se io non sono in sintonia con il parroco o il dirigente scolastico che sia, ciò non significa che debbano essere la tradizione e la festa a pagarne le conseguenze. La Festa si fa da tempo immemorabile, e da tempo immemorabile ci saranno state proteste e malumori, ma, grazie a Dio, i ponzesi sono nati e sono morti, e la festa esiste ancora. Il nostro Protettore è lì, sempre uguale, che aspetta di vederci presenti. Le nostre miserie, le nostre beghe, i nostri dissapori, le nostre polemiche, sono nostre, non sue. Se vogliamo essere buoni ponzesi e buoni cristiani, cerchiamo di onorare Lui, non noi stessi, il nostro orgoglio, il nostro punto di vista, il nostro credo. Non ci piace come la pensa il parroco!? Pazienza. Il parroco è un uomo, come noi, che può essere condiviso o meno. A San Silverio non importa chi siamo o come ci chiamiamo, importa che diamo il meglio di noi, se ci crediamo. A prescindere da tutto.

  2. Francesco De Luca

    19 Giugno 2014 at 18:11

    E’ difficile condividere l’opinione che la religione, ovvero le credenze religiose, siano disincarnate dai comportamenti che generano negli uomini. Al contrario, i comportamenti religiosi acclarano la “validità” della religione.
    Il pensiero occidentale ha lottato, dai presocratici in poi, per affermare che religione, mito, credo o si incarnano nelle persone e allora assumono valore, o sono favole, fandonie. Mai belle, perché disprezzano il potere critico dell’intelletto.

  3. polina ambrosino

    19 Giugno 2014 at 19:38

    La religione, almeno la nostra, si è incarnata in un solo uomo, Gesù Cristo. Dopo di lui ci sono stati i martiri, suoi degni successori,i Santi come Silverio, e quelli come Papa Borgia. La religione è sopravvissuta nonostante quelli come costui, o come chi fece le Crociate e uccise in nome di Dio, come chi bruciò migliaia di donne credute streghe, come chi vendeva le indulgenze, come chi nel nome di Dio vendeva il demonio. Eccetera Eccetera. L’uomo che invece di credere a Gesù Cristo, vuole per forza trovarlo in qualcun altro e in tal modo avere l’alibi per dire: non sei come Gesù per cui io mi allontano, ieri sarebbe stato un eretico, oggi è un miscredente. Poi, certo, siamo a Ponza dove, da sempre, “ognune se preghe ù die suoie”. Amen.

  4. vincenzo

    19 Giugno 2014 at 20:12

    La vigilia della festa: un’altra prospettiva.

    Tutto è pronto, ieri sera è arrivata la nave dall’isola d’Elba, la manovra è stata lenta, il comandante è stato troppo prudente, “Pataccone” ha sparato i fuochi chiari, chissà se quelli scuri si potranno sparare domani.

    Ci sono state ironie sulla troppo prudenza del comandante: “per fortuna non c’era vento altrimenti la nave Bastia si andava ad attraccare dietro la Caletta”.

    Polemiche sui fuochi in piazza: da quando esiste Ponza a S.Silverio si sparano i fuochi e questi non sono tali se non fanno tremare i vetri e i nostri pescatori, partiti in primavera non li sentono anche dalla Sardegna.

    Qualcuno ha fotografato lo sbarco dei compaesani elbani, ma su face book ha inquadrato il nostro sindaco che li ha ricevuti con la fascia tricolore ma con i calzoni corti.

    Polemica al bar: ma che ce l’abbiamo a fare una banda di Ponza se questi non collaborano per la festa padronale?

    Il centro storico è blindato, non si può passare sul porto, anche per stendere la “murtella” ci sono stati problemi, il panettiere ha preso una multa perché è stato beccato a distribuire il pane con il furgone dove non si poteva circolare.
    Polemiche di commercianti: ma non si può fare più niente. Ma allora si faccia in banchina una zona di stoccaggio e lì tutti i commercianti si vadano a rifornire di merci visto che ormai la distribuzione negozio per negozio non si può fare più.

    Scalo d’alaggio Mamozio e la banchina Nuova sono state sgomberate di auto, a S. Antonio, Giancos e S. Maria non si può parcheggiare, i vigili sono vigili a far rispettare i divieti.
    Polemiche con il vigile: ma dove possiamo parcheggiare, anche per andare in farmacia è un problema “ho preso in tre giorni tre multe in tre zone diverse.”

    A Giancos c’è all’ordine del giorno un’altra polemica tra i giostrai e i zonali polemica finita al Tar.

    Si parla nell’attesa della festa che la rada sarà di nuovo utilizzabile all’ancora dai diportisti ma solo dopo le 22,30. Si sta discutendo di questa proposta.

    Ma tutto è pronto per il Grande Giorno!
    I giovani del comitato sono ovviamente in piena attività a far fronte alle tante emergenze organizzative. Eroi! Eroico è il loro impegno per fare andare avanti la festa malgrado tutto e tutti.
    Mi ha detto una ragazza del comitato: “professò, vedere le luminarie accese anche quest’anno mi riempie il cuore”.
    Forse, la ragazza, mi voleva far capire che quello che per me è l’usanza, la tradizione, una cosa che capita come l’alternarsi delle stagioni invece è fatica, è discussione, è impegno, è lotta. Per esempio per fare la “murtella” c’è voluto qualcuno, persona in carne ed ossa, che ha dovuto chiamare gente, organizzare, sollecitare. Per mettere le bandiere c’è voluto qualcuno, persona in carne ed ossa, che ha dovuto allestirle e poi prendere una scala, salire e poi allungare il “gran pavese”.
    Se vediamo anche quest’anno l’isola con le luci, le bandiere, i colori quindi in festa evidentemente c’è stato qualcuno cioè persone, uomini e donne che si sono impegnati per organizzare il tutto e questo costa fatica e passione.
    C’è stato finalmente l’accordo con la banda che almeno il giorno fatidico del Santo ci sarà.
    A S. Antonio oggi si faranno i giochi. Un amico mi ha detto: “dopo anni ritornano i giochi, professò si fa quello che si può.”
    Ma bisogna raccogliere i soldi, fondamentali per pagare la festa e speriamo che quest’anno la gente sia al massimo delle proprie possibilità generosa.
    Ma domani è il giorno di S. Silverio e comincia presto al mattino con gli spari e poi le navi che arrivano saluteranno e poi quelle che partono saluteranno, i ponzesi si vestiranno eleganti, finalmente ci sarà la processione e ci sarà anche il vescovo e qualcuno con lo sguardo frugherà dietro il Santo a cercare le autorità civile e militari presenti.
    Ci saranno le benedizioni e poi i brevi fuochi e poi la visita alle navi e poi l’imbarco sulla “Geppino” allestita a festa in onore del Santo e poi tutti indietro in barca per la benedizione dell’isola da un’altra prospettiva. E quando il Santo ritornerà in porto i grandi fuochi esploderanno nell’aria di gioia e di giubilo.
    Poi il Santo attraccherà in banchina e tutti dietro fino al sagrato della chiesa dove dopo la benedizioni finale ci sarà il lancio dei garofani.
    Sudati, stanchi, con il garofano in mano, allegri i ponzesi torneranno a casa, finalmente anche quest’anno è “passato ‘u Sant’” si va a mangiare con appetito e si chiacchiererà sulle cose successe in quella giornata, poi la sera si scenderà in massa a riempire il corso Pisacane ad ascoltare il concertino, aspettando con ansia i fuochi di mezzanotte.
    Finalmente i fuochi: nel cielo stellato ognuno cercherà di rilassarsi e meravigliarsi alla bellezza dei colori emessi dai fuochi pirotecnici e nel frattempo penserà che un altro S. Silverio è passato e che il giorno dopo inizierà l’estate che si spera generosa, ma qualcuno avrà anche un momento per pensare che le cose degli uomini non sono come le cose che avvengono in natura; le cose degli uomini vanno costruite, chiedono fatica, inventiva, impegno e soprattutto amore per essere realizzate; per questo motivo e con questa riflessione ringrazio di cuore i giovani del comitato S. Silverio e tutti i giovani impegnati nel volontariato a Ponza che trovano la forza e l’entusiasmo di farci ancora vivere di questi momenti.

  5. Giovanni Conte di Silvano

    20 Giugno 2014 at 20:37

    Sono d’accordo che tutto muta in questo mondo, ma qualcuno mi può spiegare perchè il comitato e il parroco insistono che bisogna trasmettere ai bambini le tradizioni? Mi chiedo quali? Quelle “nostre”? Quelle “nostre” stravolte? O quelle nuove?
    Chi mi sa rispondere?

  6. polina ambrosino

    21 Giugno 2014 at 14:32

    Bisognerebbe innanzitutto trasmettere l’amore e la devozione per il Santo, a prescindere da chi sia il parroco o il comitato. Ho appena letto lo scritto di Salvatore Di Monaco che ha 85 anni, e racconta la sua festa di San Silverio, e, sinceramente, non ho trovato differenze sostanziali con quella di oggi, tranne nella questione dei botti. Sparare a tutta forza è nelle corde dei ponzesi, ma non si può più fare per svariati motivi. Magari fra qualche anno arriverà un nuovo regolamento e si sparerà a tutta forza nuovamente. Ma la nostra fede si vede nella forza dei botti? non credo.
    Sono anni, forse una quindicina (non ricordo chi c’era come parroco con precisione), che, per esempio, non sfilano più le congreghe, con le quali la processione aveva un altro ordine. Oggi non esistono più, ma questo pare essere passato in cavalleria, forse perchè la sparizione delle congreghe non fa il rumore dei botti.
    Quali tradizioni sono venute meno? La mortella viene fatta, sebbene da molte meno persone, chissà perchè. Le bandierine le fa una sola persona, da tempo immemorabile. Speriamo che il Signore ce lo conservi, se no nemmeno le bandierine si vedranno, se nessuno cerca di dividere con lui questo impegno. La questua si fa, alcune persone sono sempre le stesse, altre nuove. Ma si fa. I soldi diminuiscono però. Sarà la crisi. Il 9 giugno il Santo arriva, puntuale a Santa Maria, ma la gente, invece di aspettare sulla spiaggia pregando, non fa che trovare difetti, che fare lamentazioni… 
    Mah… se uno va ad aspettare un Santo, per di più patrono, come minimo dovrebbe pregare e fare esami di coscienza pregando, invece di malignare e parlare male del prossimo cristiano. Aspettiamo il Santo che arriva e nel frattempo si sfilano ben altre corone, invece che rosari. Le novene seguono, ma quest’anno con meno gente. Già… San Silverio avrà fatto qualche grazia in meno! m
    Ma si va alle novene per il Santo o per dire: la musica mi piace o no, i fiori sono belli o sono brutti, il prete mi sta simpatico o no!?!? Ma perchè si va alla novena!? Per pregare, di regola. L’immagine di San Silverio passa nei quartieri, ma anche lì invece di andare a trovare il Santo, si guarda alla persona che lo ospita: no! io là non vado perchè quella o quello non lo posso vedere… Fino ad arrivare al 20 giugno: sparano i botti, ma sono una schifezza, perchè sono scarsi. Esce la banda, ma non va bene, perchè non mi piace come suona, si fanno le messe prima di quella solenne, ma gli orari non vanno bene perchè a quell’ora teniamo che fare; la messa solenne esce alle 11, ma alle 11.05 già si stanno lamentando perchè ancora non è iniziata; esce il Santo ma quelli che lo portano non dovrebbero.
    San Silverio è di nuovo addobbato d’oro. E nemmeno va bene. Io personalmente non condivido l’oro sul Santo, che a tutto pensava tranne che ad essere ricco e potente, ma chi ha fatto fuoco e fiamme per vederlo di nuovo addobbato, ora sarà contento. La processione si fa, il Vescovo ha incitato alla preghiera tutti, zittendo chi parlava troppo, ma si sa, basta allontanarsi 20 metri dalla statua, ed ecco che si scatenano i talk show: si parla di case in affitto, di pesca in crisi, di cause in corso, di vicini sgraditi, di guai di salute, di chi si è sposato, chi si è lasciato, con tutta nonchalance… Lì davanti pregano!? Ebbè!?! Noi intanto facciamo numero, se no poi non ci vedono alla processione e noi dobbiamo far vedere che c’eravamo! Apparire apparire apparire… La processione si ferma per le varie benedizioni, riceve i mazzi di fiori delle attività, prosegue alla punta del molo per l’imbarco, il Santo fa il suo giro della baia e ritorna. Si arriva alla benedizione finale e al lancio dei garofani. La festa religiosa finisce qui. Come da una vita.
    Poi, certo, sono spariti i giochi come il palo della gallina, ma anche lì si è parlato di pericolosità. Quest’anno c’era il bando per i giochi come il tiro alla fune, la pastasciutta, la corsa nei sacchi… ma chi è andato a farli? I ragazzini! …molto bene, certo. Ma gli adulti!? e mò li sposti dalla tavola… non sia mai! Una volta il palo della gallina iniziava nientedimeno alle 15 (!), dopo circa un’ora dalla fine della processione e c’era un sacco di gente a vederlo! Oggi, seppure si facesse, non credo ci sarebbe lo stesso pubblico: o prima si mangiava meno o si teneva di più a partecipare alle cose della comunità. Forse le ragioni sono entrambe, ma a monte di tutto c’è altro, c’è il far prevalere la propria opinione e la propria visione della festa, su quanto viene fatto in realtà. Siamo 2000 persone? Bisognerebbe fare 2000 feste diverse per accontentare tutti. Per quel che vedo si è cercato di mandare avanti il tutto al meglio delle possibilità, dei mezzi economici, della gente presente. Poi, di grazia, si specifichi quali tradizioni non si vedono rispettate!

  7. Giovanni Conte di Silvano

    21 Giugno 2014 at 16:22

    Cara Polina, come al solito sempre polemica. Mi dispiace, ancora una volta la vedi sempre al contrario. Per me finisce qui…

  8. polina ambrosino

    21 Giugno 2014 at 22:33

    Caro Giovannino, intanto la polemica non l’ho iniziata io, ma chi ha scritto il primo articolo, e dato che siamo in democrazia, ho pensato di rispondere onestamente per come la penso. Nel tuo primo articolo hai posto una domanda: hai chiesto espressamente quali tradizioni bisogna trasmettere. Io, scusami tanto se mi sono permessa, ho risposto quali sono, queste tradizioni (almeno quelle che io penso siano tradizioni). Tu , oltre a polemizzare ironicamente con quella domanda, e a rispondere a me altrettanto ironicamente, non chiarisci quali sono per te le tradizioni, quali sono per te le cose sbagliate. Sarebbe auspicabile confrontarsi tirando fuori con chiarezza ciò che si pensa, per non correre il rischio di essere travisati. Io, dici, la penso al contrario. Al contrario di che e di chi?! mi piacerebbe capirlo, se avrai la gentilezza di spiegarmelo.

  9. Giovanni Conte di Silvano

    22 Giugno 2014 at 17:34

    Per confrontarsi bisogna vedere a 365 gradi non vedere e parlare a senso unico, cosa che accade da un po’ di anni a questa parte, oltre quello che tu dici, mi riferisco alla mortella e alle bandiere, torna un po’ indietro nel tempo e trova le differenze tra quello che era la festa di qualche anno fa e quella di adesso, a partire dal 10 mattina per continuare con le novene e tutto il resto… E’ stato tutto stravolto non si sa in nome di chi e di che cosa, non diamo la colpa alla crisi, perché se guardiamo a 365 gradi ti renderai conto che la crisi è solo una scusa. Non voglio andare oltre…

  10. polina ambrosino

    23 Giugno 2014 at 15:29

    Continuo a non capire. il 10 mattina si fa la messa e si mette il Santo esposto. Prima si faceva una breve processione sulla chiesa, oggi si arriva alla punta del molo e si porta Santa Domitilla a posto. Qual è il problema!? …è peccato mortale questa cosa? non so. Le novene… prima si diceva la novena a inizio funzione. Cosa si otteneva? …che un sacco di gente veniva in chiesa, stava lì quei 10 minuti della novena e se ne andava… bella cosa, davvero! Ora la novena si dice a metà messa. Secondo me è giusto. Comunque, ripeto, ma perché non si chiede un incontro aperto a tutti, in cui ognuno cerchi di esporre le proprie considerazioni invece che mandare messaggi trasversali!?
    …E siamo sempre meno a Ponza. Figuriamoci se fossimo di più… ci manderemmo segnali di fumo!
    P.S. I gradi per vedere a tutto tondo sono 360, 365 sono i giorni dell’anno… e negli anni bisestili 366. Un grado al giorno! Forse vedere a 365 gradi è più giusto, nella nostra realtà, hai ragione.

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