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Sul fondo del porto

di Adriano Madonna

 porto di ventotene [1]

I porti sono interessanti nicchie di vita, con una specifica e ampia biodiversità legata a particolari fenomeni.

Purtroppo, gli specchi d’acqua antistanti i centri urbani, quando non sono adibiti alla balnezaione, assumono quasi sempre l’ignobile funzione di immense pattumiere e vi si trova ogni lordura, comprese batterie esauste di automobili, elettrodomestici, idrosanitari e una montagna di plastica, il cui smaltimento è, già adesso, uno dei più grandi problemi ambientali del mondo moderno, che non potrà che peggiorare in maniera drammatica.

mare inquinato [2]
I porti, in genere, siano essi grandi porti commerciali o porticcioli, non derogano da questa triste regola, però… ci sono delle eccezioni: vi sono, infatti, piccoli porti dove l’acqua è limpida, non vi sono troppi resti di umane attività e il sedimento del fondo (a volte sabbia chiara) è pulito.

Quando un porto presenta queste caratteristiche, certamente è una interessante nicchia di vita.
Personalmente, ho visto porticcioli bellissimi, come il porto romano di Ventotene, il porticciolo di Sperlonga e molti altri. Di contro, ne ho visto altri da dimenticare: tragiche pozze abbondanti di ogni lordura.

sperlonga [3]

Non è consentito immergersi nei porti: il subacqueo, infatti, metterebbe a rischio la propria incolumità a causa del continuo traffico di barche in uscita e in entrata, ma, ad esempio d’inverno, varrebbe la pena, magari una sola volta, chiedere il permesso alle autorità competenti e dare un’occhiata sul fondo di un bel porticciolo: scopriremmo tante cose interessanti, in particolare una biodiversità molto ricca, con una “grande fantasia”, da parte di alcuni pesci e molluschi, nel trovarsi una tana, quasi sempre in barattoli e bottiglie, oggetti che anche nei porti più puliti non mancano mai.

 

Abbondanza di nutrienti

Ma perché i porti sono ricchi di vita? Proprio perché, per diverse ragioni, sono luoghi in genere abbondanti di nutrimento per le varie specie di organismi marini e spesso anche ecosistemi stabili. Il nutrimento può giungere dall’esterno oppure può “costruirsi in casa”. Nel primo caso, tenete conto che nei porti dove ormeggiano le barche dei pescatori, di solito si mettono in ordine gli attrezzi e si smaglia il pescato dalle reti, quindi i piccoli pesci che non vengono riposti nelle cassette destinate al mercato sono gettati in acqua. Un pesce morto è una leccornia per molti organismi marini, in particolare per alcuni crostacei. E’ questo il motivo che spiega perché sul fondo di un porto peschereccio ci sono tanti granchi e paguri: con una perchia morta, infatti, un paguro ci fa colazione, pranzo e cena e dove c’è cibo sicuro, di solito ogni essere vivente tende a stabilire la propria dimora e a riprodursi.

paguro [4]

Non so quanti paguri abbia visto sul fondo del porticciolo di Ventotene (quello scavato nel tufo dagli antichi romani), in particolare in una notte di tre o quattro anni fa. Fuori c’era una bella maretta e il vento suonava degli “a solo” di violino che avrebbero scoraggiato chiunque a lasciare l’ormeggio.

Il mattino seguente sarei ripartito con il traghetto e mentre guardavo sconsolato il mare con le ochette bianche, casualmente diedi uno sguardo al porto, dove l’acqua era calma e invitante, e restai incantato dalla sua trasparenza.
Attrezzato di tutto punto, quella notte, con una lampada potente e con la macchina fotografica scesi nel porto romano di Ventotene. Appena entrato in acqua, feci fare un giro al fascio del faro e osservai con soddisfazione che riusciva a spaziare lontano, in un’acqua quasi cristallina. Quella notte incontrai di tutto, specialmente specie bentoniche, e molte erano intente a… fare colazione. In particolare, vidi grossi paguri con monumentali ascidie svettanti sulla conchiglia che si tiravano dietro, pesci lucertola, triglie e un mare di ghiozzi.

ghiozzo [5]

Questi pesci, i ghiozzi, sono onnipresenti e si trovano anche in acque molto basse: pensate che un paio di specie presentano una grande pinna pelvica di forma rotonda, spessa e concava, che funziona come una ventosa: il ghiozzo la appiccica sul sasso sul quale è appoggiato e così fa in modo di resistere alla turbolenza d’acqua del moto ondoso.

 

Salinità variabile

Nei porti quasi sempre confluiscono acque dolci, siano esse di scarichi urbani siano esse acque piovane. Poi, ci sono dei porticcioli dove addirittura sboccano delle vene d’acqua dolce provenienti da sorgenti, come nel porticciolo di Sperlonga. Quindi, se il porto è piccolo e non presenta un grosso ingresso comunicante con il mare aperto, il livello di salinità, specialmente d’inverno, può scendere in maniera considerevole. Di contro, aumenta d’estate.

La salinità è un elemento determinante per la vita marina: abbiamo detto altre volte, infatti, come alcuni pesci vivano facilmente in acque con diversi gradi di salinità grazie alla “flessibilità” del proprio apparato osmoregolatore. E così, nei porti dove confluiscono acque dolci si trovano in particolare muggini e spigole.

muggino [6]

Giorni fa, osservavo dalla banchina del porticciolo di Sperlonga una popolazione di cefali bosega che ha eletto territorio stabile nello specchio d’acqua dove sfocia un torrentello di acqua dolce (Sperlonga è ricca di sorgenti).

Nei piccoli porti spesso si osserva un livello di salinità che decresce dal mare esterno verso l’interno, ma si possono creare delle saccature acquee con particolari gradi di salinità indipendenti dal resto della massa d’acqua. Ciò accade quando all’interno del porto la circolazione idrica è molto ridotta e non c’è rimescolamento. Di contro, d’estate, quando fa molto caldo, la forte evaporazione porta la salinità a valori superiori a quelli dell’antistante mare aperto.

 

Organismi alolimnobi e alolimnofili

La fauna delle acque salmastre di moltissimi porti è costituita da organismi alolimnobi e alolimnofili.

Gli alolimnobi vivono stabilmente nelle acque salmastre e vi conducono l’intero ciclo vitale, compresa la riproduzione.

Al contrario, gli organismi alolimnofili penetrano in ambienti salmastri per periodi limitati, quasi sempre a scopi nutrizionali o riproduttivi, ma non è detto che riescano a resistere a tutti i livelli di salinità che lo specchio d’acqua attraversa, quindi trascorrono nelle acque salmastre solo determinati periodi. Appartengono a questa categoria i muggini, le spigole e le orate, che ritornano al mare per riprodursi. Gli avannotti di questi pesci dal mare rientrano nelle acque salmastre e vi restano fino alla maturità sessuale, poi, in prossimità del periodo riproduttivo, riprendono la via del mare aperto e ciò si ripete, poi, ogni anno.

orata [7]
Tipiche, tra i pesci che vivono nelle acque salmastre, sono le anguille, che hanno un ciclo riproduttivo che potremmo definire straordinario, migrando addirittura nel Mare dei Sargassi.

anguille [8]

Un piccolo porto, proprio per essere uno specchio d’acqua chiuso, costituisce un habitat particolare, perché tutto quanto si produce resta in loco, come la sostanza organica, nutrimento di molti animali marini.

Proprio l’abbondanza di sostanza organica spiega perché molti molluschi filtratori presenti nei porti siano così grossi e “ben pasciuti”, come le cozze: avete visto come sono grosse le cozze che crescono sulle catene e sulle cime dei corpi morti delle boe delle barche? Proprio perché nei porti le sostanze filtrate (i nutrienti) sono molto abbondanti.

cozze allevate [9]

La sostanza organica presente nell’acqua di mare si distingue in sostanza organica disciolta (Dom) e sostanza organica particellata (Pom), cioè costitita da particelle solide minuscole, in grado di passare attraverso filtri leggermente più grandi di 0.5 micron. La sostanza organica disciolta giunge attraverso i corsi d’acqua e gli scarichi antropici, come le acque reflue bianche e gli scarichi fognari, oppure ha origine dalla dissoluzione di spoglie di organismi morti e da escrezioni di diverse specie di alghe, ma viene prodotta anche dalla escrezione di composti azotati, come l’urea degli animali marini.

 

Il gelbstoff

Una grande frazione della sostanza organica particellata è data da un materiale probabilmente costituito da proteine e carboidrati di origine vegetale, che prende il nome di “gelbstoff”. Il gelbstoff è molto diffuso nelle acque marine e può abbondare anche in quei porti che presentano una importante presenza algale.
Precisiamo che nella sostanza organica disciolta, in mare aperto il carbonio varia fra 0.3 e 3 mg per litro d’acqua e negli ambienti acquatici chiusi, come nei porti, può addirittura superare i 20 mg per litro.

La sostanza organica disciolta raggiunge i suoi massimi livelli quantitativi in acque dove giunge bene la luce, quindi in acque limpide. Di contro, dove l’irradianza è minore, è minore anche l’attivittà degli organismi fotosintetizzanti e, quindi, la produzione di biomassa.

Il Pom, cioè la sostanza organica particellata, è costituita da minuscoli organismi viventi e da detriti di animali morti. In acque con una buona irradianza luminosa, il Pom è formato in gran parte da fitoplancton, a cui si aggiunge il detrito organico, costituito da spoglie di vegetali e animali morti. Espressa come quantità di carbonio, la sostanza organica particellata varia fra 0.03 mg di carbonio per litro d’acqua in mare aperto e 3 mg di carbonio nel sottocosta, ma nei porti e nelle lagune questo valore può diventare ancora più grande.

 

Conclusioni

I porti (quelli “vivi”, non quelli “avvelenati”) sono nicchie di una vasta biodiversità, proprio perché sussistono tutte le condizioni affinché gli organismi marini possano vivere bene: in particolare, c’è tanto nutrimento.

Se ne avete la possibilità, dunque, adottando le dovute misure di sicurezza e dopo aver chiesto il permesso alle autorità competenti, immergetevi nelle acque di un bel porticciolo, magari di notte, quando le barche dormono agli ormeggi e sott’acqua è un tripudio di piccoli animali intenti a procurarsi la cena.

 

Dott. Adriano Madonna, Biologo Marino, ECLab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Università degli Studi di Napoli “Federico II”.