Ambiente e Natura

Il turismo a Ponza

di Domenico Musco
Turisti.1

 

Camminando in questi giorni per Ponza, ho la sensazione – nel guardare non solo i colleghi che lavorano nel campo della nautica, ma tutti i negozi in genere – che tutti stanno aspettando l’arrivo dei ‘turisti’.

È una sensazione strana: tutti ruotano la testa a destra e a sinistra in cerca di facce nuove; tutti sono pronti, tutto è preparato, ma dei turisti non si vede neanche l’ombra.
Tutti domandano se ci sono prenotazioni in albergo, se a Formia c’è gente sulla banchina pronta per imbarcare per venire a Ponza.
Insomma, tutti sono preoccupati di questa estate che è alle porte.

Certo le spese sono tante, per gestire anche la più piccola attività commerciale e le ‘moltiplicazioni’ sull’incasso (dei commercianti più intraprendenti) sono andate in secondo piano rispetto alle ‘sottrazioni’ delle spese di gestione di una attività .

Tutti hanno paura di questo futuro incerto; mai come adesso in cui le attività hanno finito la fase storica dell’improvvisazione turistica (contadini o muratori che si trasformavano in imprenditori turistici al cambio di stagione); oggi quasi tutte sono strutture con un apparato ben solido e ricco di ricerca  e aggiornamenti durante il letargo invernale…
Tutto ciò però comporta un modo di pensare diverso, partendo purtroppo da ragionamenti basati sopratutto sui costi di gestione passivi, prima ancora di vedere entrare un centesimo .

Vorrei far capire con conti semplici quanto è difficile oggi fare degli investimenti sul turismo a Ponza, dove i giorni da incasso non arrivano, se tutto va bene, a 40 nel’anno!

Ecco i giorni che secondo me nessuno dovrebbe usarli come esempio di affollamento turistico a Ponza :
3 giorni a Pasqua
2 giorni 25 aprile
2 giorni primo maggio
4 week-end giugno
4 week-end luglio
4 week-end settembre
20 giorni ad agosto

Se andiamo a vedere, sono gli stessi giorni di turismo di quasi tutta l’Italia .
Purtroppo questi 40 giorni vengono spalmati nell’arco di sei mesi e i costi di gestione sono molto alti per così pochi giorni e se si aggiunge il lavoro di preparazione alla apertura e poi quello della chiusura, i conti sono facili da fare.
Se c’è qualcuno che riesce a fare una fotografia di ‘pieno’ a Ponza escludendo questi giorni, gliene sarei molto grato .

Ecco perché quando vengono i turisti, guarda caso solo in questi periodi, dicono pure, specialmente gli habitué: A Ponza c’è troppa gente, non si sta più come una volta , bisogna limitare le barche, bisogna limitare le macchine….

Ringrazio il cielo che almeno ci siano questi 40 giorni ma dico a coloro che parlano di turismo: si impegnassero a riempire l’isola in giorni diversi da quelli sopra menzionati, se ne sono capaci. E a tutti coloro che vivono su quest’isola e ritengono che il turismo non porti  loro nessun vantaggio: fate bene il ragionamento, perché adesso che stiamo in piena crisi, persone contente per il basso afflusso turistico ne vedo ben poche.

Il punto quindi da affrontare – possibilmente tutti insieme – è come far venire più turisti negli altri 320 giorni!

Credo che un primo passo con questi nuovi orari estivi sia stato fatto… ma la  strada è ancora in salita e bisogna fare una serie di proposte e riunioni con la Pro-loco in testa con tutte le Associazioni (commercianti, nautici, albergatori ecc.) affinché si possa iniziare e consolidare un’accoglienza turistica accresciuta e diminuire altresì i costi gestionali che sono tra i più alti d’Europa.

12 Comments

12 Comments

  1. silverio lamonica1

    8 Giugno 2014 at 09:47

    Caro Domenico, il 4.11.2011, circa tre anni fa, proprio su questo sito scrissi un articolo: “La stretta finale” (leggi qui), dove azzardavo alcuni suggerimenti per allungare la stagione turistica e incrementare le presenze con offerte promozionali. Forse quelle proposte potrebbero essere utili anche oggi.

  2. Pietro

    8 Giugno 2014 at 16:43

    E’ vero, non è più come una volta… ma forse bisognerebbe cominciare ad attirare un altro tipo di turista, magari straniero, con molta organizzazione prezzi equi per convincerlo a fermarsi anche fuori stagione. Inoltre offrire un riparo sicuro per chi vorrebbe venire in barca anche con probabilità di levante…

  3. vincenzo

    8 Giugno 2014 at 20:33

    Da quanti anni diciamo queste cose ma non siamo in grado di dare risposte strutturate e il perché è semplice: non siamo stati capaci di passare da una cultura adatta a gestire una società chiusa ad una nuova cultura per gestire una economia aperta. Il passaggio dalla gestione di un’isola fattoria ad un’isola giardino.

    L’individualismo familistico ha fatto sopravvivere questa comunità per 200 anni, i contadini e i pescatori non avevano bisogno dell’organizzazione collettiva, della pubblicità, dell’immagine; avevano bisogno di forza lavoro e un capo.
    Con questa cultura noi facciamo turismo, con la cultura familistica intorno ad un capo.

    Nell’intervista a Maurizio Musella ho fatto una domanda: “Ma quando cominciamo a fare i compiti a casa? Le Bit, le manifestazione Europee servono sono utili a tamponare ma l’organizzazione commerciale isolana non si improvvisa e solo quella che crea struttura turistica permanente e quindi una nuova cultura turistica. Lavorare per unire, per creare cooperative, per valorizzare associazioni, per incrementare nuove forme economiche questi sono i compiti a casa da fare se si vuole veramente cambiare.
    Le risposte? Le potete rileggere nell’intervista!

  4. La Redazione.

    9 Giugno 2014 at 12:45

    Il commento di Polina Ambrosino a questo articolo è stato scorporato dalla presente rubrica e viene presentato come articolo autonomo (leggi qui)

  5. Domenico Musco

    9 Giugno 2014 at 16:30

    In genere non riprendo mai l’argomento dopo un articolo, ma in questo caso faccio un’eccezione, perché tutti hanno centrato l’obbiettivo nelle risposte al turismo .
    Mi soffermerei soprattutto su un concetto: che la cultura resta sempre il miglior investimento per qualunque futuro.
    Ma mettiamoci anche d’accordo sul significato da dare alla parola cultura.
    Provo a dire alcune cose basilari:
    – conoscere le lingue straniere per fare accoglienza a turisti di altri paesi; ogni attività commerciale dovrebbe scambiare almeno in due lingue;
    – essere preparati sulla storia di Ponza;
    – cercare sempre il dialogo e mai fare ‘muro contro muro’ con i vicini e soprattutto con i turisti;
    – ogni sito internet dovrebbe essere in più lingue;
    – fare ricerca durante il letargo invernale per migliorare la propria azienda e mai restare nella stessa situazione dell’anno precedente;
    – a chi fa volontariato, mostre, esposizioni, gare podistiche, teatro ecc…, dare sempre un piccolo contributo sia economico che morale, senza mai demoralizzare chi s’impegna per la comunità; non chiudere mai la porta a chi lo fa.
    – non alzare mai la voce e possibilmente essere vestiti bene quando si fa commercio.

    L’elenco è lungo ma queste poche cose sono l’ABC di un lungo discorso
    Aggiungo un’altra cosa per chi pensa che non c’è turismo perchè i prezzi sono troppo alti.
    Secondo me si sbaglia. Porto ad esempio le categorie che conosco un po’ meglio: per quanto riguarda il noleggio barche, i prezzi sono i più bassi d’Italia e sono rimasti quasi invariati da oltre 20 anni, tranne la fase di Euro/lira .
    Gli alberghi hanno anche loro hanno dei prezzi bassi da tanti anni, qui sull’isola [vedere su internet per verificare] con offerte last minute da anni sempre molto competitive rispetto a altre località turistiche dello stesso valore di Ponza.
    Certo per le altre categorie dovrebbero parlare i diretti interessati (sarebbe meglio); una cosa pero è sicura: i trasporti non sono proprio economici….

    Sulla ricerca commerciale vorrei portare ad esempio l’amico Maurizio Musella. Erano circa 15 anni fa, se non di più che mi incontrai con lui a fare due chiacchiere alle dieci di sera di un mese invernale. Era tutto preso dalla novità della posta elettronica. Diceva che era il futuro; ormai in pochi anni le lettere e i vaglia postali sarebbero spariti, il futuro era il computer.
    A me sembrava che parlasse un’altra lingua, anzi mi sembrava un marziano, con queste nuove diavolerie elettroniche. Quel che è successo in questi anni gli ha dato pienamente ragione…

  6. vincenzo

    9 Giugno 2014 at 20:05

    Domenico alla fine dice:

    non importa la cultura familistica, importante che le famiglie anche se divise sappiano parlare due lingue e conoscono la posta elettronica: Maurizio aveva ragione.

    L’ABC del fare turismo: questi concetti anche se importanti sono come spolverare la polvere in una casa che va a pezzi.

    Il problema a mio avviso è molto più complesso ma è chiaro che chi punta a formare una élite commerciare, il famoso villaggio turistico, fa di questi discorsi.

  7. Domenico Musco

    10 Giugno 2014 at 11:38

    Caro Vincenzo
    Sono perfettamente d’accordo con te che il problema del turismo è molto più complesso di come l’ho descritto io; ma per articolare un ragionamento complesso occorre che gli interlocutori per lo scambio di opinioni siano collaborativi, perché molto dipende da chi ha il potere decisionale di fare certe scelte; l’Europa in primis, poi lo Stato Italiano e a seguire la Regione, la Provincia e il Comune…
    Io non riesco a parlare con le persone: non solo non ci riesco ad arrivare come contatto, ma neanche ti stanno a sentire per quello che tu hai da dire.
    “Non c’è peggior sordo di quello che non vuol sentire” dice un vecchio proverbio popolare.
    Quindi – per quanto ci conosciamo (da oltre 50 anni) – io parlo solo delle cose che riesco a fare e che potrei fare. Per quelle che non dipendono da me proprio non spreco energie, perché parlare alla luna non è nel mio modo di pensare…

  8. vincenzo

    10 Giugno 2014 at 17:14

    Aggiungo un dettaglio ma fondamentale:

    le amministrazioni non ascoltano perché rappresentano, almeno dal 1993, il compromesso di potere tra le famiglie dominanti per gestire il quotidiano.

    Le amministrazioni quindi diventano lo specchio della realtà culturale e la realtà diventa lo specchio della cultura dell’amministrazione.

    IL GATTO CHE SI MORDE LA CODA.

  9. polina ambrosino

    10 Giugno 2014 at 19:31

    Quindi?! Dal tutto si evince: “perdete ogni speranza, oh voi che siete a Ponza”, perchè se noi, che sappiamo dire, pensare, parlare, scrivere, ci siamo ritrovati nel 2014 in questa valle di lacrime, di che stiamo parlando!?”. Il mondo intero è contro di noi, siamo predestinati al vedere altri migliorare e noi guardarli prendere il volo. Come quando ci si allenava in canoa: la squadra maschile, gasatissima, faceva porto – santa maria in 4 minuti. Poi, in gara, chi alzava la testa per vedere cosa facevano gli altri, mandava una bestemmia, quello avanti si innervosiva, l’altro perdeva il ritmo, e arrivavamo sempre ultimi o quasi. Ecco: questi sono i ponzesi: “spaccano e gnovano” nel loro piccolo ambiente, ma poi, quando vanno a confrontarsi con l’universo mondo si sentono incapaci e diventano incapaci. E’ vero, è difficile, difficilissimo MIGLIORARE, CAMBIARE ROTTA, FARLO IN UN MOMENTO IN CUI NON TUTTI SONO IN SINTONIA CON CHI GOVERNA, a tutti i livelli. Ma rinunciare a crederci, è un torto che si fa alle prossime generazioni.

  10. vincenzo

    10 Giugno 2014 at 20:32

    Polina, ma non mi sembra che sia così drammatico o meglio chi la vede in modo drammatico siamo in pochi per fortuna, la maggior parte subisce la realtà e pochi invece sono ottimisti, produttivi, fanno, partono, arrivano, sorridono, parlano le lingue, vanno a convegni e congressi: fanno affari!

    Quest’anno agli esami di ammissione in terza media, tre studentelli non sono stati ammessi, chissà se qualcun altro verrà fermato dopo gli esami: il nuovo turistico che contava gia su poche iscrizioni avrà tre nuove perdite.

    Tu pensi che questo sia un problema che riguardi solo quelle famiglie e quindi la scuola? Io mi chiedo ma come è possibile stroncare alle ammissioni di terza media a Ponza? Ma questi ragazzi l’hanno fatte le elementari, hanno imparato almeno a leggere e a scrivere e fare quattro conti? hanno imparato a stare in un banco? Questo dovrebbe essere l’ABC dell’alunno che lascia le elementari e va alle scuole medie. Alle superiori invece arrivano sempre meno studenti, che hanno un livello di preparazione e di scolarizzazione da prima elementare.

    Questo è un aspetto della realtà che si è venuta a creare nella scuola ma che assolutamente non dipende solo dalla scuola. E’ drammatica questa situazione o no? Si può pensare ad una gestione dell’isola a compartimenti stagno dove il Turismo, sia solo un aspetto dell’economia e non un’opportunità economica per far rinascere l’intera comunità? Ma che cosa fa il politico?: cambia l’indirizzo e poi? Si dice: “Ponza ha bisogno di nuove competenze conoscere le lingue, non più due ma addirittura tre”. Cazzate! Ponza, in questo momento, ha bisogno di un progetto di salvaguardia della residenza invernale e intorno a questa gente pensare che fare!

  11. polina ambrosino

    12 Giugno 2014 at 01:45

    Ma infatti bisogna partire da chi è residente vero, come dicevo. Partire da chi a settembre e non a giugno ha intenzione di parlare e mettere in pratica ciò che dice. Il problema che tu poni, poi, Vincenzo, riguardo alla scuola, dipende da tante cose. Non tutti i ragazzi che arrivano alle superiori sono messi malissimo, guai a generalizzare e la colpa non è solo della scuola. I bambini che vanno bene a scuola sono quelli seguiti a casa, quelli che sentono che alle loro famiglie IMPORTA ciò che fanno e come lo fanno. Ai bambini che hanno genitori che non gli chiedono cosa hanno fatto, cosa hanno imparato, che non gli aprono un diario, non si interessano se i bambini a casa consolidano quanto fatto a scuola, che gli parlano un linguaggio triviale, pieno di parolacce dette a ogni virgola, che cosa viene trasmesso!? La passione per la scuola?! Non trasmettono piuttosto un disprezzo, una noncuranza , una continua denigrazione della scuola e di chi la rappresenta!?
    Ai nostri genitori ai quali era stato quasi impossibile frequentarla, la scuola, perchè fin da piccoli dovevano aiutare la baracca, era stato inculcato, però, il VALORE DELLO STUDIO e, nella loro ignoranza, i nostri nonni, cercavano di invogliare i figli a imparare e ad essere bene educati.
    Oggi il genitore moderno che fa!? si preoccupa se la scuola è “a norma” per la sicurezza, se funzionano i riscaldamenti, se i figli hanno mangiato il riso o le penne al sugo, se il piatto era cotto bene o male, se la maestra si permette di dire qualcosa che non deve, salvo poi lasciare che i figli dimentichino di fare i compiti, dimentichino di ripassare le tabelline, dimentichino di fare gli esercizi di grammatica… E’ sempre colpa della scuola. E’ facile sparare sulla scuola. Io ti invito formalmente a venire ad assistere a una giornata scolastica nelle scuole primarie prima di dire che i ragazzi che arrivano da te, alle superiori, sono da prima elementare.
    E infine, se davvero vogliamo che le cose cambino, iniziamo a cambiare NOI SINGOLI, DENTRO DI NOI, perchè se ce la prendiamo sempre con qualcun altro, che sia la politica, che sia la scuola. non arriveremo mai da nessuna parte. Se ognuno di noi facesse bene, al massimo delle proprie possibilità, ciò che può, non credo adesso staremmo in questa situazione.

  12. Domenico Musco

    13 Giugno 2014 at 05:49

    Se può servire, propongo questo proverbio cinese da considerare nel dibattito che si è creato sul turismo nei suoi vari aspetti: “Pulisci avanti casa tua e vedrai che tutta l’isola sarà pulita”.
    Che ne pensate, potrebbe essere un buon inizio?

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