Ambiente e Natura

Un totano “gigante” catturato nel mare di Giancos

di Vincenzo (Enzo) Di Fazio

 il totano gigante catturato a Giancos

Chissà cosa avrà spinto quel totano gigante, venerdì 9 maggio, ad avventurarsi nelle acque basse di Giancos.

Forse la voglia di curiosare tra i fondali della nostra isola o l’ingordigia di andare dietro a qualche gamberetto che gli è passato davanti.
O forse l’eco delle interessanti storie che da qualche tempo ci racconta il biologo marino prof. Adriano Madonna sulla presenza presso i nostri lidi di pesci palla, di colonie di barracuda e di meduse urticanti per cui, per non essere da meno,  ha fatto sì che si parlasse anche di lui.

Ma molto probabilmente, come avviene un po’ per tutti gli esseri viventi, è stato il destino.
C’è di fatto che tutte queste cose messe insieme sono costate care allo sfortunato cefalopode che, quasi certamente, avrà arricchito, nei giorni successivi,  in qualche buon ristorante dell’isola o in una bella tavolata tra amici, dei succulenti piatti di linguine con pomodorini, carciofini di Ponza e spruzzate di pecorino.

Si sa che i totani amano i fondali fangosi e sabbiosi ma non al punto d’ andare quasi in spiaggia.
Dal racconto di chi l’ha catturato quel mattino, il totano sembrava un po’ smarrito.
Chi l’ha visto per primo, un collaboratore di Enzo Mazzella della Enros su una barca poco lontana dalla riva, si è spaventato a tal punto da tornare indietro a chiamare aiuto.
Dicono che si muoveva come se andasse indietro a qualcosa o come se volesse guadagnare il largo e, navigando in un tratto di mare dove la profondità non arriva a superare i tre metri, si è capito che era in difficoltà.
Non c’è voluto molto per catturarlo; più faticoso è stato tirarlo in barca.

Bel trofeo per chi l’ha immortalato nelle classiche foto ricordo.

la cattura del totano gigante

 il totano gigante catturato a Giancos

i pescatori del totano gigante

la testa del totano

Le verifiche di peso e misure  dicono che pesava oltre 14 chili e che era lungo 120 cm., con un occhio grande quanto una pallina da ping-pong, dimensioni molto vicine, pare, alle taglie massime presenti nel nostro mare.

(si ringrazia Enzo Mazzella per la gentile concessione delle foto)

1 Comment

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  1. Adriano Madonna

    23 Maggio 2014 at 06:27

    Ho letto con interesse il bell’articolo di Enzo Di Fazio sul totano gigante trovato nelle acque della spiaggia di Giancos e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: “Ma perché uccidere una creatura così bella e misteriosa?”. Poi, però, ho pensato che un popolo che vive essenzialmente di pesca è anche normale che non sia incline a questi sentimentalismi. In ogni caso, la presenza di un totano gigante (Dosidicus gigas) in acque basse è certamente un evento fuori del comune, anche se mi risulta qualcosa di simile avvenuto a Gaeta, dove, qualche anno fa, fu visto un totano gigante aggirarsi tra le barche all’ormeggio nella darsena dei pescatori. Anche in questo caso, l’animale fu ucciso per essere ridotto in sughi e risotti.
    Ciò, dunque, anche se non proprio di frequente, eppure accade.
    Il motivo può essere cercato facendo diverse ipotesi: ad esempio, sappiamo che, a causa del riscaldamento delle acque del Mediterraneo, si è formato un nuovo e diverso sistema di correnti anche in senso verticale, che mutano la canonica stratificazione dei nutrienti. Ciò potrebbe significare che un animale che fino a ieri andava a cercarsi il cibo ad alte profondità, adesso, in qualche caso, deve salire in superficie. Proprio questo potrebbe essere accaduto al totano di Giancos. Questi molluschi cefalopodi, che normalmente vivono a quote di centinaia di metri, dove c’è un tasso di ossigeno inferiore rispetto agli strati superficiali, possono salire a galla per una serie di motivi e, magari, frastornati da un ambiente diverso da quello a cui sono abituati, “perdono la bussola”.
    Colgo comunque l’occasione per chiedere a tutti i pescatori ponzesi che dovessero trovare “animali strani” nelle loro reti o allamati ai loro palamiti, di ricordarsi di me: infatti, mi piacerebbe portare qualche reperto al Laboratorio di Endocrinologia Comparata dell’Università di Napoli per effettuare le indagini del caso.
    Un caro saluto a tutti.

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