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21 marzo 1918. Risvolti critici (3)

di Francesco  De Luca
Monumento ai Caduti [1]

 

Riprendo la vicenda dell’affondamento del  “Corriere di Ponza “ – 21 marzo 1918 – durante la prima guerra mondiale.

Gli apporti dei lettori sono stimoli all’approfondimento, e cerco di darvi risposte.

Antonio Scotti può risolvere da sé i dubbi sull’operato del sindaco Gaetano Vitiello. Nei libri che se ne sono occupati risulta chiaro che egli meritò l’intestazione della piazzetta  ( a Punta Bianca ). Nel contempo su di lui si puntarono malumori e sospetti. E sì perché… 28  persone, come ricorda Irma, in quell’affondamento morirono. Tutte quelle che non trovarono ricetto nella scialuppa del Capitano (12 con in più uno ripescato il 23 marzo da una nave militare) .

I soccorsi si mossero con un giorno di ritardo. Colpa della burocrazia, lentissima ieri, come lo è tuttora.

Da Ponza partirono gozzi ma erano a remi  (lo spazio marino interessato era a 6  o 10  miglia  da Zannone), e anche l’idrovolante vi partecipò, ma senza frutto. Il naufrago recuperato su mezzi di fortuna dalla torpediniera, due giorni dopo, riferì di aver visto l’ idrovolante passargli vicino, ma non fu riconosciuto.

Insomma, come sempre, la sfortuna si unì alla disorganizzazione.
Il tutto però fu tacitato, soffocato dal fatto che si era nel mezzo della guerra e le forze militari erano impegnate in altri compiti.

Una sciagura conseguente alle operazioni belliche, così fu assorbita la tragedia. I Ponzesi piansero i caduti ma non potettero dare sfogo pieno al dolore, anche perché nel corpo vivo della comunità si avvertiva una corresponsabilità. Alludo anche al capitano Migliaccio Salvatore. Bollarlo come codardo avrebbe significato disconoscere le condizioni in cui aveva operato. Egli dichiarò in una memoria  ( che spero l’amico Domenico Scotti, renda pubblica ) che non vide l’affondamento della nave.

E qui occorre veramente mettere i freni alla immaginazione perché appare incomprensibile che lui, pur stando sul luogo, non avesse avuto sentore dello stato degli altri naufraghi. I quali avevano lasciato la nave consapevolmente, su mezzi di fortuna.

Quale disegno perseguì il Comandante ?

Diresse la scialuppa verso Zannone senza badare a null’altro, nell’ansia di raggiungere il faro, da dove poter chiedere aiuto ?

Forse fu questa  ragione a scagionarlo, perché mancanze comportamentali tali da incolparlo penalmente non gli furono addebitate !

Con i  se  i con i ma non si raggiunge la verità storica. La si sollecita a venir fuori, a dispiegarsi nell’interezza.

Spero che ricerche ulteriori acclareranno appieno la dinamica dei fatti in quelle prime ore del 21 marzo 1918.

Senza voler scomodare moralismi penso che episodi come questo debbano essere presenti nella coscienza di una comunità. Come  non  lo sono stati finora. L’ignoranza della nostra storia la stiamo già pagando. Lo stato di fragilità sociale che vive la comunità isolana è già frutto del recente nostro passato di ignoranza storica.

Di maestri avveduti si può fare a meno ma non di studenti accorti !