Arte

Cronache dallo Stracquo. (24)

di Rita Bosso

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Gaeta, città marinara per eccellenza, non annovera tra le sue tradizioni il recupero del materiale di fluitazione, eppure la scuola media Principe Amedeo non si è lasciata sfuggire l’occasione offerta dalla mostra Lo Stracquo, l’arte che viene dal mare, organizzata dalle associazioni Calafelci, ponzese, e Novecento, gaetana.
La professoressa Cinzia Paciullo, docente di Educazione Artistica, aveva già avviato i suoi alunni di terza media alla modellazione di figurine col das e ad esperienze di organizzazione dello spazio, precursori di installazioni artistiche; la partecipazione allo Stracquo, però, ha richiesto fasi di lavoro completamente diverse, che hanno visto impegnati i venti alunni in varie mansioni; Alessandro, per esempio, si è assunto il compito di raccogliere il materiale, andando sul lungomare nelle giornate giuste e facendo una prima selezione.
Nella fase del lavoro in aula gli alunni hanno operato sia singolarmente che in gruppi.

In queste realizzazioni, come in quelle degli artisti adulti che hanno partecipato a Lo Stracquo, è la materia che detta legge e piega l’opera alle sue caratteristiche e alla sua storia, che confluiscono nella forma. Se compito dell’artista è la lettura di questa forma, nonché l’individuazione, come in una radiografia, degli elementi interni e la loro esplicitazione, ha senso chiedersi in che misura questi studenti abbiano realizzato tale compito, ovvero in che misura siano stati artisti.
I tre esili rami che diventano groviglio di serpi costituiscono risposta esauriente ed affermativa all’ interrogativo; c’è un incantatore da qualche parte, alla sua musica un serpente si erge, gli altri due, ipnotizzati, si allungano al sole; le tre lingue guizzanti introducono un tono giocoso nella composizione.

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La professoressa Paciullo sottolinea l’originalità dello svolgimento di un tema abbastanza tradizionale quale il presepe, ad elevato rischio di caduta nello stereotipo. Uno dei due presepi si sviluppa in orizzontale, quasi aereo; pochi elementi essenziali rievocano il paesaggio mediterraneo, più specificamente quello della costa laziale; è più che altro una scena campestre, depurata dagli elementi iconografici più ovvi quali deserti e palme, con l’elemento religioso in posizione marginale. Eppure, osservando bene, la cometa c’è, ed è ad essa che punta tutta la composizione; è una cometa che si è annidata nel legno e trascina gli sguardi verso l’alto: un bellissimo concentrato di sintesi, di equilibrio e di astrazione!

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