Attualità

Il mio 1° Maggio

di Paolo Iannuccelli
Primo maggio

 

I miei ricordi del Primo Maggio sono nitidi e ricchi di significato.
Da bambino abitavo a Correggio, uno dei paesi più progressisti d’Italia, dove il lavoro esisteva per tutti e la qualità della vita era altissima.
Il Primo Maggio sfilavano in corteo per il corso cittadino tutte le forze del lavoro in campagna, con trattori ed altri mezzi agricoli, si distribuivano i garofani rossi in un clima di gioia e festa: non esisteva disoccupazione, un sistema, quello emiliano, invidiato in tutto il mondo, tuttora valido e da imitare.
Io, proveniente da famiglia liberale vicina a Malagodi, ero attratto da quelle folle imponenti, dai discorsi appassionati ed autorevoli di Umberto Terracini, confinato a Ponza, negli anni Trenta, in seguito alla  sua attività di antifascista.
Ero preso dalle bande musicali, dai fuochi d’artificio, dai giochi popolari in piazza, con tanto di uova sode colorate.
Nessuno mi impediva di seguire quegli uomini valorosi e tenaci che hanno fatto dell’Emilia la regione più efficiente in Italia.
Bei tempi, un’Italia pulita e migliore, grazie a una classe politica eccellente che esprimeva sia Dossetti che la Iotti, reggiani doc.

Un Primo Maggio che non dimenticherò mai l’ho vissuto, nel 1990, a Bertinoro, piccolo e delizioso centro collinare in provincia di Forlì-Cesena.
Ho visto due anarchici centenari, vestiti puntualmente di nero con banda rossa sul braccio, rendere omaggio al monumento ai lavoratori, una gioia nell’osservare quegli idealisti con le loro bandiere inneggianti alla giustizie ed alla libertà, consci che costruire il potere dei lavoratori è vitale ai fini di guidare la trasformazione economica, industriale e sociale.

Il sistema internazionale oggigiorno preme pesantemente contro i lavoratori e le loro famiglie e i Governi sono sempre di più intimoriti dalla grande finanza e dai grandi affari.
Una piccola parte della popolazione mondiale detiene vasti poteri e ricchezze, mentre milioni di persone non hanno un lavoro oppure lavorano in condizioni precarie e di sfruttamento per un piccolo compenso.
Il potere delle grandi aziende deve essere delimitato sia nei paesi d’origine che nelle loro operazioni internazionali e nelle catene di fornitura. Sono i lavoratori, uniti, che detengono la chiave per un futuro di prosperità comune e sostenibile.

I lavoratori, in occasione del Primo Maggio, si mobiliteranno sia sul posto di lavoro che per le strade, in tutto il mondo, e molti di essi lo faranno per opporsi alla repressione dei loro diritti fondamentali: libertà di associazione, libertà di parola.

1 Comment

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  1. vincenzo

    1 Maggio 2014 at 11:16

    Facciamo una riflessione non nel 1960 ma nel 2014: è mai possibile affermare ancora oggi che “IL LAVORO NOBILITA L’UOMO?”

    Io la trovo assurda questa frase!

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