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“egguddemonin!”, di Giuliano Massari

recensione di Silverio Lamonica
Copertina libro [1]

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Pur conoscendo un po’ l’inglese (di certo non a livello madrelingua) non riuscivo a comprendere il significato del titolo, senza dubbio originale, di quest’ultimo saggio con cui l’architetto Giuliano Massari ha inteso rendere omaggio agli ultimi eroi del Fieno, i quali, con una coraggiosa scelta di vita, hanno “tenuto in piedi”, fino ad oggi, la secolare coltura della vite ed i sistemi tradizionali di vinificazione dei nostri avi, in uno dei più suggestivi angoli di Ponza: il Fieno.

In realtà tanti nostri concittadini, tra cui i fienili” come simpaticamente li definisce (e si definisce) l’amico Giuliano, hanno sempre fatto la spola tra quest’isola e gli “States”, dove si recavano per motivi di lavoro.
Tra questi Giustino Mazzella, che purtroppo ci ha lasciato di recente e di cui si parla diffusamente nel saggio in questione.
Ebbene, questi nostri instancabili concittadini, di ritorno dagli USA importavano ed importano diverse espressioni gergali prima fra tutte il saluto: good morning che nella tipica vulgata  del Fieno (e non solo) suona appunto così: egguddemonin!

Giuliano, descrivendo minutamente le varie tecniche di vinificazione, gli ambienti, gli utensili e quant’altro, rievoca un sogno durato venticinque anni come afferma nella premessa (leggi qui [2]), proprio perché ha condiviso le ansie, le fatiche, le gioie e le soddisfazioni di quel magico mondo contadino del Fieno, il cui prodotto principale, il vino, degustato in quel contesto fiabesco, infonde una sana ed incontenibile allegria.

Non c’è da meravigliarsi se uno tra i più grandi poeti italiani contemporanei ne sia rimasto affascinato, come nota Marcella Sansoni in “Ponza – Nantucket”, proprio su questo sito (leggi qui [3]): “…. una fugace dichiarazione d’amore da parte di Eugenio Montale, leggibile lungo la strada del vino che si percorre per raggiungere la Punta del Fieno”.
Ma il fascino di quel mondo lo hanno apprezzato anche altri: da Gigi Proietti a Jas Gawronsky, ad Antonello Marescalchi e a M.me de Rothschild, tanto per citarne alcuni, ospiti di Massari.

Gigi Proietti in cantina [4]

Gli ospiti lo hanno apprezzato e lo apprezzano, quel mondo, Giuliano lo ha vissuto pienamente per un quarto di secolo, con una coraggiosa scelta di vita assieme ai vari Giustino, Adalgiso, Gioì, Luigi ‘u Nero, ‘u Mago, ‘a Bufera, Pascale Bbùm ed altri illustrati nell’opera in questione.
Giuliano Massari afferma: “Non ho mai fatto parte della specie amo Ponza”.
Giuliano, Ponza l’ha vissuta e la vive, il che è ben diverso.

Il cenacolo [5]

 

Il cenacolo. Da sinistra; Adalgiso Coppa, Maurino (Mauro Di Lorenzo), Gioì (Giuseppe Albano), Benito Costanzo, Luigi ’u Nero (Luigi Mazzella), Giustino Mazzella, a’ Bufera (Silverio Coppa), Gaetano ’a Jatta (Gaetano Migliaccio), Luigi ’u mago (Luigi Albano), Pascale Bbùm (Pasquale Mazzella), Ninotto (Silvio Mazzella) e Giuliano Massari