- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Ottenere acqua dall’aria

proposto da Sandro Russo
Villaggio africano con strutture Warka [1]

 .

La disponibilità di acqua è – e sempre più sarà – un grande problema per l’umanità.

Nel loro piccolo lo sanno bene gli isolani per i quali la disponibilità d’acqua è stata sempre una conquista; si è passati dall’acquedotto romano di duemila anni fa  – la falda di Cala dell’Acqua da cui esso prendeva origine è stata attiva fino ai primi decenni del secolo scorso – alla raccolta di acqua piovana dai tetti a cupola ai tempi dell’ultima colonizzazione borbonica (del 1734  e del 1742); all’attuale approvvigionamento tramite navi cisterna.

Altre possibilità quali un dissalatore sono state più volte proposte, ma mai attuate in tempi più floridi degli attuali; figuriamoci adesso!

Da una piccola isola ad una dimensione globale: l’Africa (e parte dell’Asia) solo le grandi assetate del pianeta; le loro popolazioni, specie quelle sparse nei piccoli villaggi, sono funestate da grandi carenze, la maggiore delle quali è proprio la scarsità d’acqua.

Locandina film. Vai e vivrai [2]

Ricorderò sempre, in un film di qualche anno, fa la vicenda di un bambino che in un campo profughi, durante un’operazione di evacuazione, la madre riesce ad affidare ad un’altra madre che aveva perso il proprio figlio, – dandogli così la possibilità di avere una possibilità nella vita, anche al prezzo di separarsene [il film è: Vai e vivrai (Va, vis et deviens), del 2005, diretto da Radu Mihăileanu].

Ebbene questo bambino vissuto sempre nella penuria d’acqua, trasferito in una casa occidentale in Israele, è letteralmente terrorizzato dall’acqua che scende dalla doccia con cui lo stanno lavando.

Oggi ho bevuto l'acqua [3]

Una vignetta da B.C. di Johnny Hart, pubblicate a partire dal 1958 e uscite in Italia sulla rivista Linus (cliccare per ingrandire)

Ma ogni tanto qualche buona notizia arriva dal fronte della scienza, precisamente da quel settore – benemerito! – che sviluppa tecnologie soft, a misura d’uomo. Molte volte i principi informatori di queste invenzioni derivano dall’attenta osservazione dei meccanismi operanti in natura…

La notizia è delle più esplosive! Si è trovato un modo semplice e relativamente economico di raccogliere l’acqua che si forma per effetto dell’escursione termica tra la notte e il giorno.

A pensarci bene era un tecnica che veniva insegnata ai boy scout, poi finita sul “Manuale delle giovani marmotte” di Paperino & Qui Quo Qua.. Ricordo di averla sperimentata da ragazzo, insieme a qualche amico con la testa tra le nuvole, durante un campeggio selvaggio a Palmarola.

Il principio è semplice: consiste nel raccogliere l’acqua di evaporazione che si sviluppa in una buca in fondo alla quale si è posto del materiale vegetale…

 Produrre acqua. Buca.1 [4]

Produrre acqua. Buca.2 [5]

Il procedimento è il seguente:
– Scavare una buca profonda e larga circa 1 metro, porre al fondo un recipiente con un tubicino che esce fuori dallo scavo (servirà per evitare di smontare tutta l’attrezzatura ogni volta che si vuole consumare l’acqua, tuttavia se non si possiede un tubicino se ne può fare anche a meno).
– Quindi si riempie il fondo della buca con materiale vegetale (le palette di fichidindia fatte a pezzi sono perfette). Coprire con un telo (ca. 2 x 2 m) in nylon o plastica bloccandolo ai lati con terriccio e pietre in modo da non far passare aria.
– Infine, si fa assumere al telo una forma concava ponendo al centro un sasso.
Il depuratore funziona sia di giorno che di notte e produce acqua distillata. Poichè la temperatura all’interno della buca si alza e il vapore prodotto dalla vegetazione si attacca al telo che è più freddo, la condensa scivola nel recipiente sottoforma di goccioline.
Con questo sistema in 24 ore si possono ottenere dai 0,5 litri ai 2 litri d’acqua; facendo più buche anche di più.

L’invenzione di cui si vuol parlare – denominata Warka water – è di un giovane studioso italiano – l’architetto Arturo Vittori insieme con Andreas Vogler dell’Architecture and Vision Studio/Office . Il progetto è stato presentato per la prima volta alla Mostra dell’Architettura di Venezia 2012 ed è stato appositamente concepito per le popolazioni rurali di paesi poveri le cui infrastrutture rendono l’accesso all’acqua pressoché impossibile…

Warka Water Tower [6]

Warka water net [7]

Consiste in una struttura reticolare di materiale naturale (giunchi intrecciati) che può essere facilmente assemblata dalle popolazioni locali.
All’interno della ‘torre’, alta circa 9 metri, c’è una rete fatta di uno speciale tessuto di polietilene in grado di raccogliere acqua dalla condensazione dell’umidità dell’aria. La struttura è composta da 5 moduli che possono essere istallati dal basso verso l’alto da poche persone, senza bisogno di impalcature. Del peso di 60 kg, Warka Water può raccogliere fino a 100 litri di acqua al giorno.

Consiste in una struttura di giunchi intrecciati contenente al suo interno una rete di nylon (il prototipo è alto 9 metri) ed un recipiente per la raccolta dell’acqua

Quanto alla forma e al nome – mi è venuto in mente che nei paesi tropicali (in Africa soprattutto) esistono diversi alberi denominati “alberi bottiglia” per la forma certamente, ma anche per avere un elevato contenuto di acqua nel tronco; dal punto di vista della pianta ciò risponde al bisogno di accumulare quantità di liquidi con le radici e in occasione delle rare piogge, da preservare per periodi veramente siccitosi…

Ecco alcuni alberi bottiglia:

Chorisia speciosa. Orto Botan. Palermo [8]

CHORISIA SPECIOSA – Ceiba speciosa, in passato nota come Chorisia speciosa, è un albero della famiglia delle Bombacaceae. L’habitat naturale della Chorisia Speciosa comprende le zone meridionali del sud America: Brasile, Paraguay e in particolare l’Argentina. In Italia la troviamo particolarmente diffusa in Sicilia, dove è stata introdotta, alla fine dell’800, nell’orto botanico di Palermo (dove è stata presa la foto).

Due Baobab copia [9]

Baobab [10]

BAOBAB – Adansonia è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Bombacaceae, comunemente note come baobab. Il genere comprende otto specie: sette diffuse in Africa (di cui sei endemiche del Madagascar) e una in Australia.

Adenium obesum [11]

Adenium obesum con fiori [12]

ADENIUM OBESUM – Adenium obesum è un albero dai bei fiori rosa della famiglia delle Apocynaceae, nativa delle regioni della regione del Sahel, zona sud del Sahara (dalla Mauritania e Senegal al Sudan) e delle regioni tropicali e sub-tropicali del sud Africa e dell’Arabia.

Cucumber tree [13]

Cucumber tree. Fiore [14]

CUCUMBER TREE – La sola specie è Dendrosicyos socotranus, o cucumber tree, della famiglia delle Cucurbitaceae (il fiore denuncia l’appartenenza alla Famiglia). La specie è endemica dell’isola di Socotra in Yemen ed è la sola specie del genere Cucurbitaceae che cresce in forma di albero. 

Ficus maxima [15]

WARKA TREE (Ficus maxima) è un grande albero caratteristico dell’Etiopia che non ha una forma a bottiglia ma per la molteplicità dei suoi impieghi è stato scelto per dare il nome all’invenzione…

Ecco la grande invenzione in una proiezione del suo impiego:

Warka water structure [16]

 Villaggio etiopico con due Warka water towers 

Da Repubblica di martedì 15 aprile 2014 l’articolo in file .pdfAcqua. L’albero che trasforma l’aria in rugiada [17]