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Cronache dallo Stracquo (16)di Rita Bosso . “A otto anni disegnavo come Raffaello; ci ho messo tutta la vita per imparare a disegnare come un bambino”; la celebre frase di Picasso mi è tornata in mente di fronte ai lavori di Cristina Marotta. Gli aggettivi primitivo ed infantile, in genere, non si usano come complimenti; ma i pesci di Cristina sono primitivi in quanto rimandano ai graffiti rupestri, il mare è descritto da un bambino che lo vede per la prima volta e vuole evidenziarne gli elementi essenziali: il movimento delle onde; il fondale sabbioso; la fascia in cui nuotano i pesci, lattescente come gli è apparsa due secondi fa, quando si è immerso ad occhi aperti; il cielo azzurro. Questo è il frammento di mare che ha visto, questo riporta; non vuole arricchire né abbellire, non vuole spiegare né raccontare; vuole solo descrivere, con un atto di verità. Pertanto, la tavolozza contiene pochi colori spenti, quasi limacciosi; il mare turchese, i pesci scarlatti, le alghe verde smeraldo stanno da qualche altra parte, forse sullo sfondo del desktop.
Lo stracquo fa parte della “terza vita” di Cristina Marotta; la creatività e la manualità, invece, l’accompagnano da sempre e la spingono verso tante esperienze diverse, tra le quali la musica occupa un posto centrale. Nata a Firenze, si stabilisce a Ventotene, il paese della nonna, negli anni in cui è sindaco Beniamino Verde che, in maniera concreta e lungimirante, opera contro lo spopolamento cui l’isola sembra condannata; a Cristina procura un posto di lavoro nell’amministrazione dell’area marina protetta, lei ritrova il contatto con la natura, stabilisce un rapporto con un ambiente che, all’epoca, appariva ricco di stimoli e di prospettive e decide addirittura di acquistare casa. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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