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Con il FAI tra Sermoneta e Ponza

di Enzo Di Giovanni 

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Ci sono situazioni favorevoli che permettono di mettere in contatto realtà diverse del nostro paese, di creare dei ponti – e noi che viviamo in mezzo al mare, sappiamo bene l’importanza dei ponti – …

L’Italia poi, e purtroppo spesso ce ne dimentichiamo, ha un patrimonio immenso da valorizzare: quello dei piccoli comuni, che con la loro ricchezza di storia e cultura costituiscono l’ossatura del nostro paese.

Non so quanti tra noi hanno avuto modo nel passato di visitare Sermoneta.  A chi non lo avesse ancora fatto, lo consiglio, perché la cittadina è bellissima. Domenica scorsa l’occasione è stata offerta dalla manifestazione che ogni anno il FAI promuove con le sue giornate di primavera.

Sermoneta, probabilmente già antico nucleo di epoca romana, deve la sua struttura attuale pur con gli inevitabili e fisiologici mutamenti storici, alla realizzazione della cinta muraria nel 13° secolo con cui gli Annibaldi, strutturarono e fortificarono l’area abitativa.

Agli Annibaldi successero nel dominio dell’area prima i Caetani, sotto Bonifacio VIII,  poi i Borgia col papa Alessandro VI, ed infine ancora i Caetani.

A queste tre famiglie feudatarie, ed alle alterne vicende che coinvolgevano i confini sempre mutevoli dello Stato Pontificio, è legata la storicizzazione del borgo, fin alla sua connotazione attuale, che è tipica delle cittadine medievali: le mura a difesa dell’abitato, gli edifici rappresentativi del potere militare, politico e religioso (che spesso coincidevano), e infine le abitazioni del popolo.

Partendo dalle case, che sono poi quelle che creano il tessuto urbano e determinano l’assetto del borgo, a Sermoneta è ancora visibile, anche se spesso modificata rispetto alle origini, la classica struttura su due piani. In basso era l’ambiente destinato a luogo di lavoro, spesso adibito a stalla o a magazzino. In alto un piano che può essere raffigurato come l’abitazione vera e propria con cucina e zona notte. Il collegamento tra i due piani sovrapposti era assicurato da una scala esterna, spesso semiprotetta da una sorta di portico a volta. Queste semplici strutture costruite a pietra viva, a schiera, andavano a coprire in maniera più o meno omogenea gli spazi tra la cinta muraria e i siti più rappresentativi.

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Tra questi siti, eccezionalmente aperti tutto il giorno sotto la supervisione del FAI e l’encomiabile supporto degli studenti dei licei classici ed artistici di Latina, abbiamo innanzitutto il Castello.

Più volte modificato, soprattutto dai Borgia, presenta attualmente all’interno delle mura una ampia piazza d’armi ai cui lati svettano le imponenti torri dette “maschio” e “maschietto”. Quella del “maschio” è la Torre più alta, nonostante sia stata abbassata di un piano da Alessandro VI per impedire che fosse troppo visibile da lontano.

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Il castello di Sermoneta, con mura spesse fino a tre metri, fu fatto fortificare (secondo per importanza solo a Castel S.Angelo!), segno inequivocabile dell’importanza strategica che veniva riservata a questo sito nel Medioevo, e presenta ben visibili i vari ambienti in cui si svolgeva la vita quotidiana, tra cui degni di nota in particolare le carceri, di cui restano interessanti scritte nel padiglione che ospitava i “politici”:

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dove si evidenzia il fatto che in quel luogo triste i discorsi tra detenuti non fossero molto “elevati”

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dove si fa riferimento al fatto che era meglio essere colpevoli, o almeno “cercarsi” una colpa, per riuscire a sopportare il terribile soggiorno.

E graffiti nell’area occupati dai detenuti comuni, che spesso erano illetterati ma a cui non mancava certo lo spirito nel dileggiare le truppe napoleoniche, raffigurato col naso adunco e la coda:

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e, all’interno del “maschio”, conservata benissimo una stanza da letto padronale:

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Ma la visita a Sermoneta non è solo il Castello.

La Cattedrale di S. Maria Assunta, il luogo di culto più importante della città, più volte ricostruita  a causa di devastazioni subite durante l’Alto Medioevo, è oggi un combinazione di stili diversi, con l’interno a tre navate tipicamente gotico ed il campanile invece di stile romanico.

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Vi è poi un museo della ceramica che, oltre a ritrovamenti archeologici, presenta una vasta selezione di vasellame di pregio appartenuta alla famiglia Caetani (dopo la morte dell’ultima discendente di tale famiglia i beni, Castello incluso, sono gestiti dal Comune) e un museo diocesiano con pregevoli opere pittoriche.

Vi è anche una ottima cucina territoriale (a Sermoneta rivendicano il titolo di polenta più buona d’Italia, e a questo cibo è dedicata una sagra a Gennaio).

Parlavo prima di ponti.

A Sermoneta, che evidentemente non era una meta da turisti per caso, abbiamo avuto il piacere di incontrare il nostro amico Fabio Brocco, che ci ha indirizzato alla chiesa di S. Michele Arcangelo

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dove abbiamo trovato esposto, nella scenografica e sacrale cornice del luogo, un pezzettino della nostra isola, a cui noi di Ponzaracconta siamo particolarmente legati. Mi riferisco ai lavori dei ragazzi del liceo artistico di Latina che tanto ci hanno aiutato durante la campagna dei luoghi del cuore e di cui mostro solo qualche “assaggio” (le opere realizzate sono circa una cinquantina):

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Ancora un grazie ad allievi ed insegnanti, nella speranza (che in realtà è già un progetto) di poter ospitare a breve queste opere nella nostra isola!