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Inaugurato a Formia l’Archivio Storico Comunale

di Silverio Lamonica

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Alle ore 11,00 di domenica 23 marzo, alla presenza di un folto pubblico, il Sindaco di Formia, Sandro Bartolomeo, ha inaugurato l’Archivio Storico della città, intitolato a Franco Miele (1924 – 1983) pittore, critico d’arte e poeta, nella stupenda cornice della Torre di Mola.

L’archivio, sistemato nei locali a piano terra del suddetto monumento borbonico, i cui lavori di restauro furono diretti, a suo tempo, dall’Ing. Chiota, consta di 1281 documenti e 121 registri nell’arco temporale 1810 – 1971.

Dopo i ringraziamenti di rito, il Sindaco ha precisato che è molto importante, per una comunità, custodire e valorizzare la propria memoria storica. A tale proposito ha annunciato che, assieme alla giunta e al consiglio, intende valorizzare pure le emergenze archeologiche del Comune, anche perché l’Archeologia, ai fini turistici ed economici, rappresenta un vero e proprio volano.

Con grande emozione mi sono aggirato tra quelle sale, dove sono sistemati in bella mostra gli antichi registri ed altri documenti dell’ottocento, nella grafia artistica dell’epoca, vergati con la “penna d’oca”.

Nello stesso tempo ho provato un grande rammarico, pensando al nostro archivio comunale, i cui documenti, altrettanto preziosi, giacciono impolverati e in preda alla voracità dei tarli e dei topi, in alcuni locali fatiscenti degli ex cameroni. Ma ho già trattato tale argomento, dando alcuni suggerimenti assieme al Dr. Gallia nel commento unito, con l’articolo “Topi d’Archivio”  (leggi qui [1]).

Non ci resta che confidare nella sensibilità e nella volontà politica dei nostri amministratori.

Golfo di Gaeta. Torre di Mola e galee in partenza per la Terrasanta [2]

Immagine di copertina
Incisione colorata su disegno del grande artista fiammingo Joris Hoefnagel (1542-1600) inserita nel terzo volume del famoso atlante Civitates orbis del 1616. 
L’immagine rappresenta una splendida veduta del golfo di Gaeta, celebrato dai versi di Virgilio (Eneide libro VII) riportati nel nastro svolazzante in alto a sinistra [“Tu quoque litoribus nostris, Aeneia nutrix aeternam moriens famam, Caieta dedisti – Ed ancor tu, d’Enea fida nutrice Caieta, ai nostri lidi eterna fama desti morendo…”].

Durante il suo viaggio in Italia (1577-1578) con il noto cosmografo Abraham Ortelius, supervisore scientifico del Civitates, Hoefnagel produsse numerose tavole, tra cui questa: sono gli anni in cui si sta costituendo la cultura del grand tour italiano quale tappa fondamentale nella formazione del gentiluomo intellettuale.
Nell’angolo inferiore sinistro, come riportato nella didascalia, sono raffigurati con le spalle al riguardante Hoefnagel stesso e Ortelius, in atto di scambiarsi impressioni sul suggestivo paesaggio marittimo; notare che Hoefnagel si ritrae invece che con la tradizionale tavoletta del pittore, col segno distintivo del viaggiatore, il bastone.
A destra lungo il lastricato romano della via Appia, indicata da un pannello in legno, un gruppo di viandanti in cammino si accinge a varcare la porta d’ingresso a Mola (Formia), con il possente torrione angioino, mentre sui rilievi prospicienti al mare si eleva il Castel Nuovo.
Gaeta compare nello sfondo sull’istmo che racchiude a settentrione l’omonimo golfo.
Insieme a Formia Gaeta fu per secoli punto di riferimento per il traffico dei pellegrini sia via terra che via mare, porto di arrivo e partenza per la Terrasanta.