Ambiente e Natura

Ponza nel 1955. Un piccolo regalo da parte di Kis e Ciro

segnalato da Rosanna Conte

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Invito tutti ad cliccare su questo link con lo stesso stato d’animo di quando si scarta un regalo inaspettato, perché ci troviamo davanti un bellissimo documento sulla nostra Ponza del 1955 riprodotta in un cortometraggio dell’Istituto Luce Cinecittà.
Di questo dono dobbiamo ringraziare Kistiñe Cárcamo Aboitiz, giovane documentarista spagnola, che ha lavorato in Spagna, in Venezuela, e in Italia ha realizzato, insieme a Ciro Colonna e a Valerio Serafini“Affari d’Acqua – Cronache dall’Idroscalo di Ostia”.
Nel suo lavoro paziente di ricerca e studio dei prodotti audiovisivi , si è imbattuta in questo documentario su Ponza , isola che anche lei ama e, insieme a Ciro Colonna con cui lavora da anni, ha deciso di condividerlo con i lettori di Ponzaracconta inviandoci il link.

 Schermata LUCE.1

Vedi il filmato

Le immagini ci rimandano ad un’isola ancora molto naïf in cui si possono osservare i paesaggi mozzafiato come erano sessant’anni fa, ma anche  le stradine di campagna e quelle del centro storico di impianto borbonico non ancora manomesse per consentire l’accesso e la circolazione delle auto.

Rivediamo la nave della SPAN che attracca alla punta del molo, le barchette a remi, il porto sgombro e disponibile alla gita lungo i suoi incantevoli angoli – l’arco di Frisio, la Marinella dei Morti, la spiaggia di Santa Maria con il suo cantiere, le grotte Azzurre -, le case isolane imbiancate a calce, la rumorosa e numerosa scolaresca di bambini che escono dalla scuola elementare e tanti particolari che solo l’occhio affettuoso e nostalgico che risale attraverso il ricordo riesce ad individuare.
Il filmato, oltre che attraverso il paesaggio – spiagge, coste scoscese per accedere al mare, viottoli e scale, case imbiancate, faraglioni e così via – si snoda attraverso i suoi visitatori…

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Ci sono i due  giovani innamorati che si abbandonano alla gioia di godere delle bellezze che li circondano, inebriati dai profumi dell’isola.

C’è una donna straniera che va alla ricerca dei segni della storia  e delle citazioni che la guida le suggerisce e, probabilmente invidia un po’ la spensieratezza dei due innamorati.

C’è il viandante solitario che assume su di sé tutti i confinati politici che stettero sull’isola dal 1928 al 1939 e guarda la Torre dei Borboni e i cameroni ricordando quel periodo doloroso della sua vita, ma anche la gioia della liberazione. A fine giornata il suo volto è rischiarato: le crudeltà umane passano e la vita riprende.

È forse questo il senso che Luigi Candoni ha voluto dare al suo documentario a dieci anni dalla fine della guerra, quando gran parte delle ferite si stavano rimarginando e l’Italia si avviava al suo periodo migliore, quello del boom economico e delle grandi speranze.

Ma al di là di quanto può suggerire la riflessione sul documentario, credo che sia suggestivo ed emozionante rivedere la nostra isola attraverso scorci di sessant’anni fa.

Schermata LUCE.2

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5 Comments

5 Comments

  1. Paolo Iannuccelli

    17 Marzo 2014 at 16:58

    Ringrazio di cuore Kis e Ciro e anche Rosanna, per le emozioni che mi hanno fatto vivere, grazie a un filmato stupendo.

  2. Michela Petruccioli

    17 Marzo 2014 at 23:01

    Trovo questo filmato delicato e appassionato, come una dichiarazione d’amore, dedicata ad un’isola, che, come una donna, è fragile e forte, sacra ma avventurosa, irraggiungibile ma a volte violata.
    Forse ancora oggi chi arriva o parte da quello stesso porto insegue un sogno o un segreto, e ancora quante fronti solcate dalle nubi durante le lunghe ore di ozio e di attesa. Gli arrivi, le partenze, il continuo rinnovarsi delle speranze, dei singoli e della collettività. L’isola, 60 anni dopo, è davvero “libera nel mare e canta alla gioia e alla fraternità” ?

  3. Enzo Di Fazio

    19 Marzo 2014 at 08:30

    Ho seguito il consiglio di Rosanna. Mi son visto questo documento bellissimo con la stessa curiosità con cui si scarta un regalo inaspettato. E, al di là del ritorno di immagini di Ponza che non ricordavo quasi più, ho visto con piacere, passata più volte, la robusta e un po’ tozza figura del vecchio faro della Madonna che, di lì a qualche anno darà il posto a quello attuale. Il video è del 1955 ed il vecchio faro, ritenuto pericolante per il crollo di una cisterna sottostante, era stato evacuato nel 1954 pur rimanendo funzionante fino al 1959 allorquando entrò in funzione il nuovo, la cui costruzione era cominciata l’anno prima. Il vecchio faro quasi si confonde con le cappelle del cimitero, sembra che ne faccia parte anche per via dei colori della struttura e del fatto che si trovava circa 30 metri più indietro di quello attuale.

  4. Franco De Luca

    22 Marzo 2014 at 08:36

    E’ facile cadere nella nostalgia. Il filmato regalatoci da Kis e Ciro è struggente per chi costruiva la sua formazione su quell’isola in quegli anni..
    Ringrazio i due amici e sono certo di interpretare il sentimento di generazioni di Ponzesi.
    A proposito… avete notato come nel filmato i Ponzesi non siano citati, perché non si parla di loro. Si parla dell’isola.
    Ebbene questo è un impatto logico che ancora perdura e che ha generato danni ingenti.
    Se Ponza (come territorio) non la si lega ai Ponzesi, si continua a perpetrare lo scempio di togliere anima alla terra.
    Cala d’Inferno, così bellamente mostrata, le viuzze a strapiombo, la spiaggia di Santa Maria, di Sant’Antonio, sono diventate le brutture che oggi ci avviliscono, perché sono state disgiunte dai destini degli abitanti.
    Da chi? Da noi pure. Noi pure abbiamo per anni separata la sorte del paese dal futuro degli isolani.
    Non nostalgia allora, ma stizza?
    Beh… nemmeno questa è proficua.
    Non porta da nessuna parte se non è accompagnata dall’impegno a non delegare le sorti dell’isola. Non a chi vi viene in vacanza e neanche a chi sbraita senza sapere cosa vuole.
    Riguardiamo il filmato con l’occhio di chi ha a cuore il futuro dei figli, e a tutta quella bellezza incantata aggiungiamo il senso civico.
    Ringrazieremo Kis e Ciro con più calore.

  5. vincenzo

    22 Marzo 2014 at 10:34

    Io penso che Franco è ammirevole ma io penso che il nostalgismo sia proprio il suo.

    Io guardo quel filmato e vedo due attori che visitano un isola di quei tempi e ne dimostrano la bellezza in quanto isola, non scoperta ancora dal turismo di massa.

    I Ponzesi non esistono in quelle fotografie di paesaggi, i ponzesi vivevano quei paesaggi, senza troppo illusione, faticando la vita quotidianamente, magari nella miniera, o nelle campagne a fare parracine oppure via in Sardegna alla pesca al corallo o all’aragosta. Vita di sudore e di poche chiacchiere.

    Quando quei ponzesi e non altri, da quei forestieri che l’hanno scoperta, mostrata e aperta al turismo, hanno compreso che c’erano soldi da guadagnare in modo meno faticoso, quei Ponzesi, si sono mostrati purtroppo capaci di fare quello che hanno fatto.

    Ora è difficile parlare di isola senza parlare dei ponzesi.
    Per evitare di parlarne bisogna mostrare nelle varie BIT solo le foto aeree ma se ci avviciniamo ai particolari allora la mano dei ponzesi è più che evidente.

    Adesso l’impegno politico, si fa confrontandosi, scontrandosi, con questa amministrazione, con questo Sindaco, con questa opposizione, con queste istituzioni, con questi pochi cittadini residenti, con questo materiale umano.

    Ma chi vuole confrontarsi e/o scontrarsi?

    Ci si confronta con le saggezze di Sang’ e Retunne e Gigì e non ci si confronta con le interviste ai Consiglieri Comunali questa è la realtà.

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