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Lo sguardo degli altri. Il reportage di Christoph B. Keller (4)

di Ike Brokoph (Ulrike)

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Continua e si conclude, con questa quarta puntata – un’intervista e un’escursione a Palmarola con Domenico Musco e la moglie Emanuela – 
il reportage su Ponza di Christoph B. Keller, giornalista della radio svizzera.
Il servizio è stato realizzato la scorsa estate (2013) ed è qui presentato come è stato tradotto e sintetizzato da Ike .
La Redazione

Schermata intervista SRF [1] 

***  CLICCARE SUL LINK PER ACCEDERE ALL’INTERVISTA IN AUDIO [2]  ***

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Il giorno dopo Keller va a Palmarola e intervista Domenico Musco e la moglie Emanuela che lo accompagnano sulla piccola isola a sei miglia da Ponza.
Emanuela ha lasciato il suo lavoro a Roma per dedicarsi al turismo a Ponza, dove gestisce l’impresa di famiglia di affitto gommoni; Domenico è in pensione.

Gommone. Partenza [3]
Keller ha la conferma alle impressioni che ha già avuto in precedenza; gli intervistati – come dicono anche dei loro amici – “sono stufi della situazione di Ponza che è andata peggiorando negli anni, tanto che vorrebbero andare via dall’isola.
Si lamentano della mancanza di libertà, delle troppe regole, della globalizzazione applicata solo come vincolo; rilevano che non c’è più rispetto del paesaggio e del territorio. Trovano che la Comunità Europea vuole inserirsi in ogni aspetto della vita dell’isola (regole per gli alimenti, per l’igiene, per come costruire le case, sulle piante da usare) e tutto viene deciso lontano dal qui, a Roma o a Bruxelles.
Manca un partner, la presenza di uno Stato che sia veramente al tuo fianco…
 – con questi discorsi si arriva a Palmarola.

Spiaggia di Palmarola [4]

Il giornalista si rende conto che Ponza ha più volte vinto ma altrettante ha perso.
Sua nota: hanno raggiunto, gli abitanti dell’isola, il benessere economico, ma hanno perso l’autonomia; perso il loro carattere unico, la qualità della vita quotidiana, come anche la forza e la perseveranza che avevano caratterizzato la vita dei isolani.
Sono stati eliminati gli aspetti di povertà, arretratezza e isolamento ma si è persa anche l’originalità, in cambio di entrate fisse, della schiavitù e adeguamento alle regole europee. Con la burocratizzazione delle decisioni, la presenza dello Stato e della burocrazia in tutte le questioni. Anche le donne in questo processo hanno perso il loro potere (v. note sul matriarcato di G. Mazzella).

Arrivati a Palmarola il gruppo è ospite a casa di Antonio. Insieme si mangiano spaghetti con pomodorini del giardino del padrone di casa: – “il piatto di spaghetti più delizioso che abbia mai mangiato” – annota il giornalista.

Spaghetti-con-pomodorini e basilico [5]
Antonio mostra loro il giardino e la grotta abitabile, racconta come la costruivano e l’importanza delle abitazioni ipogee sia a Palmarola che a Ponza.
Parla con amore dell’isola, delle piante che si usavano a Palmarola (lenticchie, vino, grano resistente alle intemperie) e conclude che adesso ormai è tutto finito; solo lui viene regolarmente da Formia dove lavora in una ditta di surgelati, con sua moglie Anna da San Pietroburgo. L’energia è autogenerata con un pannello solare e acqua c’è. L’unica cosa che lo infastidisce sono i vicini,” le Fendi”, che arrivano in estate con l’elicottero.

Il giornalista prende nota che “Antonio è forse l’unico isolano che merita questo nome: un po’ solitario ma testardo, isolato, autonomo, un po’ scurrile ma originale, un uomo di mare che sa che apprezza la solidità della terra sotto i piedi. Lui preferisce di vivere da solitario, lontano dal tam tam. Si vede ad ogni gesto che ama quest’isola; si sente un confinato dal mondo esterno che è lontano ma presente, e a tratti invadente.

Palmarola. Spiaggia vista da terra [6]
Con Domenico ed Emanuela si torna a Ponza.
Vengono raccontate storie di ponzesi emigrati, del cordone ombelicale che con quest’isola si stabilisce, capace di tenerti legato per la vita e anche oltre la vita all’isola-madre.

E finisce con il commento triste di Domenico che i veri Ponzesi ormai si trovano solo al cimitero: “L’isola è un silenzio parlato”.
…Continuano ad esistere i ponzesi, solo nei racconti, come su Ponza racconta.

Emanuela spiega come è nato il sito – al quale anche lei contribuisce di tanto in tanto – e quanto è importante per l’identità dell’isola: “Una memoria dove vengono salvate e archiviate le tradizioni e contemporaneamente un luogo virtuale dove le persone che vivono qui e si sentono parte di Ponza, possono confrontarsi su questioni politiche e socio-culturali.
Purtroppo la consapevolezza di quello che siamo stati e siamo si sta perdendo, e senza una memoria e una vetrina come
Ponza racconta non rimarrebbe più niente”. 

Palmarola Cattedrale [7]


Passeggiata finale tra turisti sul Corso
. Il pensiero del giornalista vanno dal sito di cui gli hanno parlato, all’isola immaginaria del suo amico…
Annota:  Ponza esiste ancora nei racconti di pochi e quando mancheranno quelli sarà estinta. Resterà di essa un mucchio di pietre, base di alberghi …e turisti, boutique e souvenir, ma senza più alcun significato di isola, non più nella forma che caratterizza un’isola…”.
“Il paradiso quando lo pronunciamo c’è e subito dopo non c’è più. La lingua lo crea e nello stesso momento ce lo porta via”
come diceva la frase dell’amico dell’isola inventata.

Lui va a fare i suoi bagagli e si prepara a partire.
Ritorna a Formia con il suo reportage scritto e intitolato:

“Vita di Isola”, ovvero “Perché Ponza forse non c’è”. Protocollo di un soggiorno su un’isola.

Ponza vista da Palmarola [8]

Ponza vista da Palmarola (per tutte le immagini: cliccare per ingrandirle)

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