Ambiente e Natura

Tentativo di approccio in chiave europea al problema dello spopolamento di Ponza

di Vincenzo (Enzo) Di Fazio

Ponza_-Dallalto

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La peculiarità degli svantaggi concreti che caratterizzano le regioni insulari e, più specificamente, le isole minori, è materia contemplata anche dai trattati della Comunità Europea (art. 174 del TFUE).
C’è un interessante studio del marzo 2012  (elaborato sotto forma di parere di iniziativa) del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) sul tema Problemi specifici delle isole (in link per chi volesse leggerlo), in cui tutte le problematiche emerse negli scritti di questi giorni sullo spopolamento di Ponza e sul rischio della desertificazione scolastica sono prese in esame.

Dallo studio emergono considerazioni e raccomandazioni importanti su decisioni necessarie da assumere, come quella di migliorare l’accessibilità delle isole e quindi l’attrattiva attraverso la riduzione dei costi di trasporto di merci e persone o quella di favorire lo sviluppo di attività complementari al turismo valorizzando l’elevata densità di capitale naturale e la forte identità culturale, l’una e l’altra elementi caratterizzanti del grande patrimonio insulare.
Il CESE probabilmente non dice nulla di nuovo ma, nel dirlo, si rivolge al Parlamento ed alla Commissione Europea e alle istituzioni come le Regioni cui raccomanda di inserire l’insularità tra i temi prioritari delle proprie agende politiche.
Tra l’altro invita la Commissione a vigilare affinchè le regioni insulari beneficino di disposizioni specifiche nel nuovo quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e vengano incluse in specifici programmi di sviluppo regionale più adatti alle loro peculiarità.

Punto molto interessante dello studio è l’importanza che viene annessa allo sviluppo, con finanziamenti del Fondo sociale europeo e del Fondo di coesione, di programmi di formazione permanente specifici per il personale insulare che lavora nei vari settori con particolare riguardo a quello turistico che rappresenta una delle attività di maggior peso economico nelle isole.

E’ innegabile, infatti, che tutte le attività economiche per essere intraprese abbisognano – oggi più che mai – di conoscenze e formazione, come è innegabile che per tanti anni lo sviluppo del turismo a Ponza si è avvalso più dell’intraprendenza improvvisata e dello sfruttamento “dell’onda lunga” che di una programmazione attenta che avrebbe potuto favorire un turismo di maggiore ampiezza temporale.
L’aver introdotto oggi nella formazione scolastica di Ponza l’indirizzo turistico sicuramente trova motivazione nella necessità di voler creare delle professionalità più adatte alla peculiarità dell’isola, ma non possiamo negare che sia stato un peccato non averlo fatto prima.

I problemi di Ponza, come di tante altre micro-realtà, nascono spesso da scelte politiche sbagliate e dall’aver assecondato atteggiamenti sbagliati della collettività.
Tra le scelte politiche sbagliate c’è certamente quella di non riuscire a beneficiare di tutti gli strumenti che le leggi mettono a disposizione e, cosa ben più grave, dei mezzi finanziari che, spesso, dall’applicazione di quelle leggi discendono.
E’ nota la circostanza che vede l’Italia incapace di utilizzare completamente tutti i fondi strutturali messi a disposizione dalla Comunità Europea per mancanza di progetti di crescita, come quelli volti a favorire l’occupazione o a sostenere le politiche agricole.

Ike nel suo commento all’articolo di Silverio Lamonica “Studiare nelle isole minori”  (leggi qui) afferma una cosa molto giusta quando dice che  “servirebbero delle persone pratiche ognuna di una materia importante per Ponza… per parlare dei diritti e delle possibilità che effettivamente ogni isolano ha di fronte alla legge italiana e a quella europea…”

Qualche anno fa a Ponza si è parlato di un progetto “Adotta un vigneto” che aveva per scopo il recupero di alcuni vitigni autoctoni dell’isola e la bonifica di diversi terreni abbandonati, quelli delimitati dalle classiche “parracine”. Nel progetto si citava l’esempio virtuoso del territorio delle Cinque Terre.
Sempre a qualche anno fa risalgono voci di un altro progetto, su iniziativa di un privato, che mirava al recupero di sentieri e di molti terreni del Monte Guardia con relative cantine per inserirli in un percorso itinerante alla scoperta delle strade del vino di una volta.
Di qualche tempo più lontano sono i dibattiti nati intorno alla possibilità, di cui parla anche Rosanna nel suo bell’articolo “Il malessere” (leggi qui), di dotare Ponza di un parco marino.
Cosa ne è stato non è dato di sapere.
La burocrazia, la ritrosia verso le novità, la mancanza di visioni lungimiranti, la deficienza di spirito cooperativistico, la difficoltà di condividere il territorio, gli ostacoli frapposti dagli interessi privati, ognuna di queste cose avrà giocato il proprio ruolo e forse si sono perse delle occasioni.

Sono le Amministrazioni locali a dover intercettare i bisogni della comunità isolana, raccogliere le istanze, promuovere quelle virtuose e sostenerle nelle sedi opportune, prima fra tutte la propria Regione.
Ancora meglio se, nel portare avanti le proprie rivendicazioni, si è in tanti.

Un organismo che mette insieme le forze e le volontà dei comuni delle isole minori c’è.
E’  l’ANCIM, l’Associazione Nazionale Comuni Isole Minori, nata proprio per migliorare , come recita l’art. 1 dello Statuto, le condizioni delle isole minori e potenziarne lo sviluppo economico, sociale e culturale, secondo piani organici e programmatici in sintonia con la programmazione nazionale, regionale e comunitaria.
Costituita nel 1986, ne fanno parte 36 isole, tra cui Ponza e Ventotene, e c’è un bel sito – http://www.ancim.it/ – dove si può leggere dello statuto, delle isole che vi aderiscono e di alcuni importanti documenti approvati. L’ultimo di questi risale, però, al novembre 2012 e voglio sperare che quella data non attesti anche la fine dell’attività dell’Associazione…

Ci sono un esempio, un manifesto ed un concetto in quel documento che voglio riportare perchè possono servire a migliorare l’idea che dobbiamo farci del nostro futuro.

L’esempio è quello dell’Accordo di valorizzazione sottoscritto dal Comune di Portovenere, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e l’Agenzia del Demanio per l’isola Palmaria in base al quale alcuni beni abbandonati ed improduttivi sono stati destinati ad iniziative culturali e turistiche, rendendo così il luogo una meta fruibile non solo per il suo mare e le sue coste, già famose, ma anche per i suoi eventi culturali.

Il manifesto è in questa dichiarazione:
“Le isole minori hanno fatto delle sfide, per trasformare i loro punti di debolezza in fattori di sviluppo, e dell’innovazione il loro metodo di lavoro ed il loro obiettivo per competere in un contesto sempre più complesso e globalizzato.
Per questo loro agire hanno però bisogno di dialogare con Amministrazioni centrali pronte a capire questo comportamento virtuoso e soprattutto pronte ad innovare i propri comportamenti per assecondare questa spinta di dinamicità e di innovazione che i Comuni insulari vogliono realizzare

Il concetto è che “la crescita e lo sviluppo devono partire dal basso e dai cittadini”.

Se a Ponza non si rafforza nella comunità una decisa volontà di cambiamento, le cose non cambieranno e dal circolo vizioso non si uscirà.

1 Comment

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  1. rosanna

    22 Febbraio 2014 at 17:05

    Forniamo anche ulteriori informazioni. Se si va sul sito della Regione Lazio, si trova l’invito rivolto a tutte le amministrazioni ed ai singoli cittadini di partecipare on line alla raccolta di istanze e notizie su come investire nei prossimi sei anni i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea per l’agricoltura. L’indagine si chiude il 28 febbraio, in modo che a metà marzo, quando ci sarà il tavolo di partenariato a livello europeo, la regione Lazio potrà rappresentare le istanze del territorio ed attivarsi per progetti utili. Non solo.
    Sta partendo un progetto in cui la Regione dà in affitto delle terre pubbliche per 15 anni, rinnovabili per altri 15, a giovani fra i 18 e i 39 anni.
    Le due notizie non sono prese in considerazione a Ponza perché riguardano l’agricoltura e non il turismo, oppure perché si pensa che siano troppo lontane dalla situazione agricola dell’isola?
    Nel primo caso non c’è nulla da aggiungere. Nel secondo invece, ci sarebbe da riflettere, andare a leggere e capire per sapere come ci si potrebbe muovere a Ponza per attingere ai fondi europei e come si potrebbe fare, vista la quantità di terreno abbandonato, per ottenere qualcosa di simile a quanto sta proponendo la Regione con le terre pubbliche.
    Ovviamente dovrebbe essere l’amministrazione comunale a diffondere queste notizie, a creare tavoli di discussione locali, a fornire il supporto tecnico ed anche istituzionale per promuovere azioni di questo tipo e far valere la prerogativa di “piccola isola” per Ponza.
    In passato è capitato che siano stati i non ponzesi ad usufruirne, e oggi?

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