Ambiente e Natura

Un cimitero a Le Forna

di Alessandro Vitiello (Sandro)

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Tanti anni fa i morti di Le Forna venivano trasportati al cimitero in barca.
Li si portava in chiesa e dopo, a spalla ovviamente, scendendo quella bellissima scalinata ormai perduta di cala Inferno, si portavano al porto di Ponza in barca.

Era sicuramente di grande suggestione quella discesa verso il mare attraverso il tunnel di cala Inferno ma spesso succedeva che il maltempo rendesse complicata la breve traversata  verso il porto.

La scala di Calinferno La scala nella roccia di Calinferno

Ovviamente si poteva posticipare di qualche giorno il funerale, soprattutto d’inverno, ma oltre un certo limite non era proprio il caso.

Successe, ai primi del secolo passato, che un morto rimanesse a far compagnia ai suoi cari per più di una settimana, complice una levantata molto forte.
Quando non si sapeva più cosa fare si decise, in maniera comunitaria, che anche Le Forna potesse avere un suo cimitero.
La zona che venne individuata come luogo di ultima dimora di questa parte dell’isola era quella del fortino Papa.
C’era parecchia terra non coltivata e chi ne era padrone, forse per garantirsi un posto in paradiso o forse solo per farne commercio, mise a disposizione i terreni.

La mattina successiva diverse persone andarono a dare l’ultimo saluto al defunto convinti che lo si sarebbe portato nel nuovo cimitero ma Dio non volle.
Una giornata con un mare piatto e un caldo sole venne a rompere la monotonia della tempesta dei giorni precedenti.

Il morto venne accompagnato come sempre al porto in barca e Le Forna perse la possibilità di un suo cimitero.

Venne poi costruita la strada che collegava stabilmente la nostra frazione al porto e venne pure don Francesco Sandolo che mise a disposizione della comunità un pulmann che aveva anche un’apertura da dietro: molto comoda per far salire anche le bare.

Infine è arrivato Nicola ’a checc’(*) e anche i nostri morti hanno scoperto la modernità.

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(*) – Il soprannome con cui era conosciuto il papà di Ricciolino, titolare delle moderne pompe funebri ponzesi

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6 Comments

6 Comments

  1. silverio lamonica1

    4 Febbraio 2014 at 00:38

    Però nel locale destinato a museo e sala consiliare (ex camerone) c’è un marmo massiccio con la scritta in latino, di epoca napoleonica, che era “l’insegna” del cimitero di Le Forna. E’ un argomento che merita, comunque, di essere approfondito.

  2. Sandro Russo

    4 Febbraio 2014 at 10:46

    Molto interessante l’informazione di Silverio Lamonica della scritta sul marmo con l’insegna di un Cimitero a Le Forna.
    Chi potrebbe fotografarla, che la facciamo girare? Chi ne sa di più?

    Una situazione di analoga “dissociazione cimiteriale”, anzi ancora più marcata, ricordo di averla vista alle Tremiti, dove il Cimitero è unico, all’estremità dell’isola più anticamente abitata di S. Nicola, mentre S. Domino, a più recente sviluppo turistico, ne è sprovvista [digitare – Tremiti S. Nicola – del riquadro CERCA NEL SITO].
    Mi hanno detto che in tempi di vacche grasse, qualche anno fa, era previsto un servizio di elicotteri, intorno al giorno dei Morti, per portare i vecchietti dall’una all’altra isola. Non so se ancora si mantiene…

  3. polina ambrosino

    4 Febbraio 2014 at 15:16

    Avere degna sepoltura è un diritto sacrosanto e tale deve restare. Il cimitero di Ponza, di cui ormai sono stati sfruttati tutti gli angoli più remoti, sta perdendo la sua fisionomia e il suo ordine, oltre a creare malcontento nella popolazione per la ormai decennale disputa sulla proprietà di nicchie e cappelle. Per salvaguardare, quindi, un cimitero storico e monumentale e per evitare di costruire altri loculi in posti non idonei sia per motivi di sicurezza che di estetica, sarebbe finalmente ora di pensare alla realizzazione di un nuovo cimitero. Ingrandire quello di Via Madonna sarebbe comunque necessario, ma credo sarebbe ancora più corretto creare un’area cimiteriale anche nella frazione di Le Forna dove, penso, i suoi abitanti residenti amerebbero riposare in pace. Inoltre sarebbe anche una questione di numeri: gli abitanti di Le Forna sono più numerosi di quelli di Ponza porto e non vedo perché, una popolazione numerosa, non debba avere la possibilità di accedere al cimitero senza, ogni volta , dover prendere mezzi pubblici o privati. Le isole Tremiti, meno abitate di Ponza, hanno un solo cimitero, mentre molte altre ne hanno più di uno. A Ischia, nella sola zona di Forio, che è grande più o meno come Ponza e Santa Maria insieme, ci sono due cimiteri per gli abitanti di quel comune. Mi auguro davvero che si inizi a pensare seriamente e concretamente a questo tema, perché, da ciò che vedo, a Ponza ormai in pochi ci vogliono vivere, ma dove tutti, da morti, vogliono tornare…

  4. sandro vitiello

    4 Febbraio 2014 at 18:32

    A pagina 291 della “Monografia per le isole del gruppo ponziano” il Tricoli alla voce “Sepoltura” riferendosi a Le Forna scrive: “Pel cennato dispaccio del 18 Agosto 1801, si autorizzò benanche aprirsi la pubblica sepoltura presso la stessa Chiesa delle Forna, ed il sovrano vi donava questa lapida che fece costruire in Palermo: “Quo-ex pulvere compacti et in pulvere resoluti – ex pectantes beatem spem – et adventum gloriae magni Dei – temporaneam haberent depositionem – Hic eis extruxit Furnis Pontiae – Publicum caemiterium.Ferdinando IV. P. F. A. utriusque Siciliae-religiosa munificientia” – Michaele Sanseverino episcopo Caetano – consulente – Anno reparata salutis MDCCCVII.”

    Nella prima metà del secolo passato la chiesa di Le Forna venne sottoposta ad un restauro importante e il padre di mia madre (Salvatore Balzano) venne chiamato come muratore a sistemare un muro nella navata di San Silverio. Durante i lavori, da una parete vennero rimossi dei mattoni dietro ai quali riposavano le spoglie di un defunto.
    Si racconta che queste ossa vennero lasciate lì dov’erano.

  5. Biagio Vitiello

    4 Febbraio 2014 at 19:07

    Leggo che tutti si ricordano del Cimitero ponzese “saturo”. Questa è una vecchia storia, dire che ci vorrebbe un altro cimitero o ingrandire l’esistente. E’ uno dei tanti problemi che affliggono la nostra isola,ma che nessuna amministrazione è riuscita a risolvere fino ad ora.
    Per fare un cimitero ci sono molte leggi da osservare (vecchie e nuove): trecento metri dalle abitazioni esistenti …e fra quelle nuove anche il PAI.
    Pertanto invito i nostri lettori a consultare il piano regolatore cimiteriale italiano (si trova su wikipedia) ed aprire un dibattito sulla fattibilità dell’opera.
    Avendolo letto, ho le mie perplessità…

  6. polina ambrosino

    6 Febbraio 2014 at 17:33

    Ecco, leggi e regolamenti, che però tutti cambiano, che tutti adeguano, se gli conviene. Quindi, per attenersi ai regolamenti, dovremmo non avere nuove aree cimiteriali!?! andiamo bene! Allora, cari ponzesi, rendiamoci conto che, se vogliamo che le nostre spoglie riposino a Ponza, dobbiamo farci cremare tutti, almeno non avremo bisogno di terra, di loculi, di ossari. Se dobbiamo stare a 300 metri dalle abitazioni, dovremmo demolire anche il vecchio cimitero!?!? e non si potrebbe trovare una clausola che permetta il suo allargamento!? In un paese come l’Italia dove le eccezioni alle regole SONO le regole, a Ponza NON SI PUO’!?! Diciamo che noi ponzesi staremmo lì pronti a mettere i bastoni fra le ruote anche nella necessaria sistemazione del cimitero. Per me andrebbe benissimo anche un funerale vichingo: morire arsa su una barca in legno fra le onde del mio mare. Speriamo che facciano una legge che lo consenta, visto che ora non c’è e visto che tra poco non ci sarà più posto per la mia generazione nel cimitero di Ponza, dove ormai, chi vi è sepolto, è anche lui un privilegiato…

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