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Ricordo di nonno

di Umberto Migliaccio
Salvatore Mazzella. Nonno [1]

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Si sono svolte questa mattina 04/02/14 a Ponza le esequie di Salvatore Mazzella, mio nonno.
I più lo conoscevano come Salvatore “Cummarella”.
Con lui scompare  uno degli ultimi testimoni dell’evoluzione della pesca nella nostra isola durante il corso del ’900.

Era nato nel gennaio del ‘24 e come molti della sua generazione ha conosciuto il lavoro sin da bambino.
Non avendo sicuramente alcuna compatibilità caratteriale con l’istituzione scolastica dei suoi tempi, venne indirizzato dalla famiglia verso quella che era la sua naturale vocazione: il mare e la pesca.

E per mare c’è rimasto quasi 80 anni, su ogni genere di barca, prima che la vecchiaia e i numerosi problemi fisici lo costringessero a restare a casa.

Ha svolto quasi tutti i mestieri, dalla pesca all’aragosta in Sardegna, in equipaggio composto dal padre e i fratelli, per poi iniziare in età matura la sua vita da armatore nostrano con il tramaglio, passare alla pesca al pesce spada e infine armare una zaccalena ‘a pesce azzurro’.
La ‘Pompea’ era il nome del suo ultimo peschereccio.

Apparteneva pertanto a quella comunità espansa che i nostri pescatori costituirono nel corso dell’800 e del ’900 che viveva tra Ponza, la costa orientale della Sardegna, l’isola d’Elba, Piombino, Livorno, e in tempi più remoti l’arcipelago della Galite in Tunisia.

Suo particolare vanto era quello di essere sempre stato il primo ad aggiornarsi sui sistemi di pesca; andò in Sicilia negli anni ’50, a Milazzo per l’esattezza, per imparare la pesca al pesce spada, allora poco conosciuta, per poi insegnarla agli altri ponzesi.
Nella pesca al pesce azzurro fu il primo a realizzare delle reti in nylon , materiale che all’epoca in Italia si vendeva solo a Milano. Posti che ora si raggiungono in niente ma che anni fa erano in un altro continente.

 

Nei suoi racconti di vita di mare ci sono innumerevoli tempeste, tra cui spicca una tramontanata che li colse, lui e i suoi figli, a nord della Sardegna mentre andavano a pescare il corallo a Gibilterra,  La Pompea venne trascinata dal mare molto mosso e dal vento fino in Tunisia in meno di un giorno.
Altri suoi racconti, per me indimenticabili, la cattura di una manta che abboccò a un amo dei suoi palamiti per il pesce spada, o gli otto giorni passati senza dormire perché aveva trovato un enorme branco di sardine da decine di migliaia di casse e a mare non si potevano lasciare.

A mio nonno, come a molti della sua generazione, dobbiamo l’emancipazione dalla miseria, la possibilità che abbiamo oggi di scegliere una vita dignitosa. Dobbiamo l’insegnamento che il mare è libertà, è fonte di vita, di ricchezza, di realizzazione di sé.

Più in generale a lui devo l’insegnamento che nella vita si devono seguire le proprie passioni, impegnarcisi, anche infine accanircisi.
In questo modo la nostra esistenza assume un significato per noi e lascia un segno importante, almeno nelle persone che ci hanno amato.

Salvatore Mazzella.1 [2]

 

Salvatore Mazzella.2 [3]

 

Salvatore Mazzella.3 [4]

Immagini di Salvatore Mazzella, dal video “Pontos”, documentario di Claudio Di Mambro, Luca Mandrile, Umberto Migliaccio 
prodotto da Suttvuess
 e realizzato con il sostegno della Regione Lazio, in collaborazione con DOC/IT (2008).

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Il video si può guardare a questo link:
https://vimeo.com/32533185 [5]