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Per la candelora. ‘A prucessione d’i femmeniell’ a Montevergine

proposto da Sandro Russo
Santuario di Montevergine alla Candelora. Foto di Stefano Renna [1]

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“Era la prima ora del mattino quando movemmo verso il Santuario di Montevergine, un sospiro di gioia, ed un sentimento di venerazione fu il primo saluto che indirizzammo a quel memorabile monte, luogo di profonda solitudine, e purissima religione.”

[Giovanni Zigarelli. Viaggio storico-artistico al Reale Santuario di Montevergine, 1854]

Fiaccole per la Candelora [2]

Il 2 febbraio la Chiesa cattolica celebra la presentazione al Tempio di Gesù, popolarmente chiamata Festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi.
La festa è anche detta della Purificazione di Maria, perché, secondo l’usanza ebraica, una donna, considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.

Ma la ‘Candelora’ (non con questo nome) era celebrata anche in alcune tradizioni religiose precristiane, e come in altri casi in Cristianesimo ha fatto propria una festività preesistente.
Essa era chiamata Imbolc nella tradizione celtica, e segnava il passaggio tra l’inverno e la primavera ovvero tra il momento di massimo buio e freddo e quello di risveglio della luce.
Nel mondo romano la Dea Februa (Giunone) veniva celebrata alle calende di febbraio (nel calendario romano i mesi seguivano il ciclo della luna. Il primo giorno di ogni mese corrispondeva al novilunio (luna nuova) ed era chiamato “calende”, da cui deriva il nome “calendario”) [informazioni sintetizzate da Wikipedia – Ibidem]

'A iuta a Montevergine [3]

 

Pellegrini all'ingresso del santuario. Anni 20-30 del '900 [4]

 

Il ritorno da Montevergine [5]

 

Ritorno da Montevergine. Anni 20-30 del '900 [6]

La tradizione del Pellegrinaggio alla Madonna di Montevergine nei primi decenni del secolo scorso

 

Il santuario di Montevergine – Mercogliano (Av) – sorge nel massiccio  montuoso del Partenio a circa 1270 sul livello mare e domina la città di Avellino, capoluogo della provincia.
L’abbazia di Montevergine è il più noto e venerato santuario mariano della Campania, meta di numerosi pellegrinaggi provenienti da ogni parte d’Italia, specie nel periodo estivo. Fu fondata dall’eremita San Guglielmo da Vercelli intorno all’anno 1119.
Chi saliva al santuario si trovava di fronte inoltre importanti reliquie di santi, la maggior parte delle quali presenti fin dal 1156, quando tra le altre, c’erano anche le ossa di San Gennaro, prima che le stesse fossero traslate a Napoli, nella Cattedrale, nel 1497. Tuttavia la devozione popolare per la Madonna di Montevergine è sempre stata molto sentita dalla popolazione campana ma anche nel resto dell’Italia Meridionale. Con i tanti italiani emigrati all’estero, la devozione per Maria Santissima di Montevergine ha assunto un carattere universale.

Santuario-di-Montevergine con la neve [7]

 

La Madonna di Montevergine. Figura intera [8]

 

La Madonna di Montevergine. Part. [9]

 

Cosa unisce questi due eventi, apparentemente così slegati?

Questo: un articolo di Marino Niola su La Repubblica del 31 gennaio (v. sotto per il relativo file .pdf), che inizia così:

“Sfidano il freddo e il gelo dell’Irpinia per arrivare al santuario in cima al monte. È la schiera dei femminielli, i celebri travestiti adepti della Madonna nera che il 2 febbraio di ogni anno festeggiano la Candelora, arrampicandosi fino alla sommità del Partenio.
Millequattrocento metri di salita nello spazio e duemila anni di discesa nel tempo.
Fino alle profondità dell’immaginario mediterraneo e delle sue divinità femminili. …”

Marino Niola insegna Antropologia dei Simboli, Antropologia delle arti e della performance e Miti e riti della gastronomia contemporanea all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli
È editorialista de La Repubblica.

Nell’articolo, un interessante sguardo sui miti dall’antichità fino ai giorni nostri: di come fu la Madonna di Montevergine a salvare da sicura morte per freddo e stenti, due giovani legati a un albero per punirli della loro relazione; come San Sebastiano, da martire della Chiesa è diventato un’icona gay; l’evirazione rituale dei Coribanti, i Sacerdoti di Cibele che offrivano il loro sesso alla dea. E altro ancora…

San Sebastiano di Giovanni Antonio de' Bazzi detto 'Il Sodoma'. 1525 [10]

San Sebastiano di Giovanni Antonio de’ Bazzi detto ‘Il Sodoma’. 1525

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Il file .pdf dell’articolo de La Repubblica: La Repubbl. del 31.01.2014. La processione dei femminielli [11]

Foto di copertina. La festa della Candelora al Santuario di Montevergine (foto da Repubblica di Stefano Renna)

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Video da YouTube “La tammurriata dei Femminielli” a Montevergine, il 2 febbraio dello scorso anno

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