Dialetto

Piccola storia ‘i Zeppetell’

di Domenico Musco
Casa-grotta-a-Frontone.BN

 .

Stavo gustandomi il sole invernale di Santa Maria nei pressi della mia abitazione quando vedo avvicinarsi il ‘grande’ Attilio, la memoria storica del quartiere, con una foto in mano. Un’immagine ingiallita in cui erano ritratti due bambini di circa tre anni, con la cuffia di cotone in testa, come si usava in quei tempi.

Dopo il buongiorno e i convenevoli di rito, come usavano i grandi signori di un tempo, mai dimentichi delle regole della buona educazione, siamo passati al dunque.

– Questo nella foto è il tuo bisnonno Zeppetell’ – mi dice Attilio e subito riaffiora  alla memoria l’identificazione del ramo “Mazzella ” della mia ascendenza, che da sempre fa riferimento al famoso Zeppetell’…
Infatti mia nonna si chiamava Anna ’i Zeppetell’ e mia madre Luisa ’i Anna ’i Zeppetell’.

Attilio mi cattura quindi nel vortice dei suoi racconti, tanto che se non arriva qualcuno a chiamarmi starei giorni interi a sentirlo.

Provo per sommi capi a descrivere una parte della storia di questa grande famiglia di contadini.

Credo siano stati tra i primi a colonizzare Ponza e non a caso scelsero il terreno più fruttuoso dell’isola, pianeggiante e ben esposto al sole, abbastanza ricco di acqua e con  temperature medie invernali superiori alla media dell’isola.
Non dimentichiamoci mai che le nostre origini sono campestri e il contadino è colui che é abituato in campagna a zappare, poi seminare e poi raccogliere…
Tempi abbastanza lunghi di attesa prima di raccogliere i frutti, rispetto al lavoro del pescatore che ha un modo di pensare completamente diverso: andare a mare, buttare le reti, portare il pescato a casa. Tutto si racchiude nell’arco della giornata.

Ma torniamo al mio bisnonno.

La famiglia di Zeppetell’, al secolo Silverio Mazzella (tanto per dire un nome nuovo),  ha guadagnato quel soprannome per due diversi motivi: il primo è dovuto al fatto che era abbastanza curtulill’ (piccolo di statura, per questo lo chiamavano zeppa, piccola zeppa);  il secondo è che aveva un tale caratterino che non si faceva passare la mosca al naso e menava delle zeppate talmente dure da non lasciare diritto di replica.
La storia di quest’uomo è abbastanza curiosa in quanto fornisce uno spaccato dei tempi abbastanza preciso.
All’età di 14 anni i genitori gli dissero che era ora di sposarsi perché la terra aveva bisogno di braccia. In quel momento si udì un vagito diffondersi nella vallata di Santa Maria e Zeppetell’, senza pensarci un secondo di troppo, disse: – Questa  bambina che è nata oggi sarà la mia sposa non appena giunge in età di matrimonio.

La bambina si chiamava Maria Giuseppa: raggiunta l’età di matrimonio, che allora era appunto 14  anni, mantenne la promessa e la sposò.

Dei genitori di Zeppetell’ non ho traccia; ma ho saputo che aveva cinque fratelli: Mazzella Francesco, Agostino, Gennaro (il famoso mago cieco Zi’ Innar’, che Mimma ha descritto così bene) e Antonio; ovviamente sono in ordine sparso.
Il mio bisnonno Zeppetell’ si sposò quindi con Maria Giuseppa e insieme fecero i seguenti figli: i maschi erano Desiderio, Luigi, Ciro, Salvatore, Angelo (emigrato in America); le femmine Anna (Iannella, mia nonna) poi Narella, CannetellaBettella di ‘sopra i Conti’.
– “C’era anche un’altra figlia ma non so il nome perché si è sposata uno di Frontone…” – parole testuali di Attilio ed è interessante notare come appariva distante quel luogo, Frontone, a quei tempi.

Mia nonna, Iannella ’i Zeppetell’, si sposa con Biagio Mazzella e partorisce cinque figlie femmine …e  la storia si fa più recente:
Ave (la fondatrice del negozio di abbigliamento Pon Pon di Nico);
Gelsomina (Giesummina, la mamma di Antonio e Mario Balzano, ex- sindaci dell’isola);
Lucia (Zi’ Lucia, moglie di Silverio De Luca, uno dei primi commercianti della banchina di Fazio. Di Silverio De Luca ha scritto molto Ernesto Prudente, riferendo di tante delibere comunali emesse durante la guerra e vicende riguardanti la raccolta e la vendita di legna prelevata all’isola di Zannone (mamma di Biagino e Anna Maria).
Ida (la mamma di Angelo Verginelli) e infine Luisa, mia madre… o come dice lei, “la fondatrice dell’albergo”.

Due invece sono i maschi: Mazzella Francesco e Silverio. Quest’ultimo non l’ho mai visto in quanto si è trasferito in America all’età di sette anni e si è fatto prima prete poi si è ‘spogliato’ e ha procreato due figli Silverio Mazzella e Biagio Mazzella.

Di quest’ultima parte della famiglia Mazzella non ho tracce recenti e sarebbe interessante se, insieme agli amici “storici” Philippe D’Arco, Sandro Romano, Silverio Lamonica, Gino Usai e tanti altri, riuscissimo a collegare in una sola storia l’albero genealogico dei tempi passati cominciando dal primo Mazzella che nomina il Tricoli – che pare si chiamasse Mattia e dovrebbe essere arrivato a Ponza nel 1734, con i suoi figli.

Sarebbe interessante ricomporre questo puzzle non solo della famiglia Mazzella ma anche delle altre famiglie che hanno dato il nome ai vari quartieri di tutta l’isola… Scotti, Guarini, Feola, Sandolo, Conte.

Foto contadina metà ottocento

 

3 Comments

3 Comments

  1. Mimma Califano

    1 Febbraio 2014 at 17:53

    Caro Domenico,
    sto tentando, con l’aiuto di altri, di “ricomporre” i Mazzella, almeno quelli di Santa Maria. Compito tutt’altro che semplice, se consideri che il Tricoli già nel 1855 parlava di 400 “Mazzelli”.
    E non è detto che tutti discendano dal Mattia Mazzella del 1734. Considera che ci sono stati una quantità di matrimoni tra cugini di primo grado e i nomi sono quasi sempre gli stessi, ripetuti generazione dopo generazione per la nota abitudine del “rinnovo”. Per la parte più antica (prima del 1880) ho chiesto chiaramente aiuto a Philippe D’Arco; per la parte più recente, sto cercando di frugare nella memoria di tutti gli attuali Mazzella e, dove è possibile, in vecchie carte.
    Allora ti domando: questi dati che hai pubblicato vengono tutti dalla memoria di Attilio? Tua madre ha altri particolari?
    Per esempio l’elenco che tu citi dei fratelli e sorelle di nonn’ Innar’ è significativamente diverso da quello che ho io, e questo diventa un’ulteriore complicazione.
    Altra cosa tu citi 10 figli di Silverio ‘i Zeppettell’ e Maria Giuseppa Mazzella (lo sai che la tua bisnonna aveva lo stesso cognome del tuo bisnonno?), a me ne hanno riferiti 12. Dammi lumi!
    Ciao
    Mimma

  2. Martina Carannante

    1 Febbraio 2014 at 21:21

    Carissimi,
    state facendo un gran bel lavoro e anche io, con l’aiuto della mia mamma che certosinamente ha raccolto le memorie di nonno Aldo, voglio contribuire ad “illuminare” questo percorso.

    1) La moglie di Zeppetell’ era Giuseppina Mazzella;
    2) Zeppettell’ era figlio di Agostino Mazzella e Maria Giuseppa Mingelli;
    3) Zeppettell’ e la moglie ebbero 12 figli, come dice Mimma, di nome: DESIDERIO, LUIGI, CIRO, SALVATORE, VINCENZO (sfuggito all’elenco di Domenico), ANNA, CANDIDA (riportata da Domenico con il nomignolo Cannetella), ELISABETTA (Bettella), GIOVANNA (Narella), ANNUNZIATA (detta Nunziata, che è il nome che Domenico non ricorda, ma posso precisare che non sposò un “Fruntunese”, bensì Andrea ‘U Luongo, tra loro cugini); quindi aggiungendo Angelo, all’appello manca ancora un figlio.

  3. Silverio Lamonica1

    2 Febbraio 2014 at 14:57

    La fonte più attendibile per ricostruire gli alberi genealogici delle varie famiglie di Ponza è senz’altro l’archivio parrocchiale della Chiesa SS. Trinità, coi suoi registri di battesimo, cresima, matrimonio e morte, specialmente per quanto riguarda l’800 e il ‘700. Sono scritti in latino, a volte “maccheronico”. Di solito riportano, oltre ai nomi, la paternità e la maternità degli interessati, l’età, non la data di nascita, per cui occorre una “santa pazienza” da certosino. Però ne vale la pena.

    Ricordo molto bene Ciro ‘i Zeppetella, il quale gestiva una “cantina” o “mescita” fino agli inizi degli anni ’60, nei vani a piano terra della sua abitazione che sorge sui ruderi dell’antica villa romana. La mia famiglia, fino al 1947, abitava poco lontano dal locale di Ciro, dove gli avventori si divertivano coi vari giochi a carte napoletane e coi “tuocchi a padrone e sotto”, che talvolta finivano in alterchi furibondi.
    Una sera, proprio da quel locale, udimmo provenire delle urla, mentre uno degli avventori correva in direzione dell’abitato gridando: “M’hanno acciso! …. M’hanno acciso!”. Poco dopo apprendemmo che si trattava di un tal Gasparrino, il quale temendo di essere percosso, mise “le mani avanti” improvvisando quella sceneggiata. In realtà nessuno lo sfiorò, neppure con un dito.

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