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Un punto di vista professionale sui vandalismi a scuola

di Nancy Mazzella
Problema giovani.2 [1]

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Ospitiamo, grazie all’interessamento di persone che la conoscono bene, il parere di Nancy Mazzella, una ponzese doc, sia per parte di padre che di madre, che lavora come psicologa e psicoterapeuta familiare a Roma, dove vive fin dai tempi dell’università.
Da qualche anno si occupa di psicologia scolastica attraverso ‘sportelli’ psicologici e  interventi con gruppi ‘classe’ e di formazione per genitori ed insegnanti.
Grazie a Nancy, ed un augurio a poter essere più presente sul sito, per la nostra Ponza e per chi ci vive…
La Redazione

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Gli episodi di vandalismo riportati negli articoli su Ponza racconta (leggi qui [2]qui [3]  e qui [4]) suonano come un campanello di allarme.
Essi accadono di continuo oggigiorno e le cronache ne sono invase, ma in una realtà piccola come quella dell’isola  di Ponza dove la convivenza e la condivisione sono necessarie alla sopravvivenza, hanno un valore e un senso ancora più drammatico.
Occupandomi di tematiche giovanili,  sono abituata a pensare che questo tipo di fenomeno violento sia legato a delle difficoltà che vanno oltre l’emulazione (lo faccio perché così fa quel mio amico…), che pure è un meccanismo presente.

Va fatta una premessa: comportamenti trasgressivi e ribelli sono consueti nell’adolescente che sempre sente turbamenti ed emozioni come difficili da comprendere e tradurre.
I ragazzi infatti vanno educati fino da molto piccoli a riconoscere le proprie emozioni e a trovare delle strategie per gestirle allo scopo di realizzare la propria felicità e la migliore convivenza con gli altri.
Quando questi vissuti di ribellione non trovano né dentro né fuori casa un contesto accogliente e di sostegno, che sia cioè capace di dialogare con loro in modo costruttivo e che li faccia sentire parte di un mondo affettivo fatto di relazioni significative, si innesca un meccanismo di sfida violenta e di forte rabbia.

Le inquietudini qui possono essere solo “agite” rabbiosamente attraverso azioni e comportamenti. Il gruppo di pari, che in questa età giovanile diventa sempre un riferimento, diventa qui  “il branco” che dà quel riconoscimento, quel senso di appartenenza  e di partecipazione che non sentono altrove.
Il gruppo legittima le azioni violente e va contro ciò che è il bene comune e ciò che rappresenta la collettività da cui si sentono esclusi e che apertamente vogliono colpire.

Il  momento di maggiore fragilità e confusione  dei giovani che segna il passaggio all’adolescenza viene vissuto spesso dalle famiglie con sconforto o con qualche disattenzione.
Esse possono avere difficoltà a farsi promotrici di dialogo e confronto – e scontro perché no? – con i ragazzi per varie ragioni: cultura – non si parla di problemi emotivi – difficoltà materiali – sono altre le faccende di cui occuparsi – ; eccessivo permissivismo o eccessiva rigidità verso i figli, che in questa fase si mostrano spesso chiusi, offensivi ed evitanti.

Allo stesso modo nella scuola odierna è difficile riuscire a conciliare le onerose richieste di produttività e rendimento con situazioni socio-economiche e culturali sempre più complesse (famiglie allargate, adozioni, stranieri, disabilità ecc).

A fronte di classi sempre più numerose e con situazioni delicate, sono venute meno risorse e strumenti necessari (poco denaro per promuovere attività e formazione specifica già a partire dalle scuole primarie, se non già a partire dall’infanzia, per  allievi, insegnanti  e famiglie).

In tutta questa complessità, lavorare sul dato emotivo, formare alla vita e al dialogo, dare il senso della comunità e della responsabilità, diventano ancora più difficili.
Ne consegue spesso una scarsa capacità nei giovani di essere solidali, attenti agli altri e  al bene comune.

In un’epoca di consumismo estremo e di grande velocità, come quella odierna in cui è ‘vietato invecchiare’ (ma dove una moda diventa vecchia nel giro di una settimana), in cui tutto è veloce e tutti devono essere al passo con i tempi, si è perso il senso del tempo e delle tappe di vita.

Richieste di aiuto, di attenzione [5]
Ponza è un luogo splendido, il più caro al mio cuore, e credo che le contraddizioni in essa si vivano in modo forte; il presente e il passato coesistono, internet ha portato il mondo nelle case di tutti, ma il mondo resta sempre lontano e dipende dall’umore del mare.
I ragazzi sono pieni di desideri che nascono dal confronto con i loro coetanei visti in tv, ma restano distanti. C’è una frattura che oggi è forse ancora più forte di ieri tra tradizione e modernità.
Ed è fondamentale quando compaiono segni di disagio come questi – e mi riferisco al vandalismo, al bullismo, all’uso precoce di alcool – lavorare sul senso di identità personale e collettiva, creare reti di supporto e solidarietà nelle classi, nelle famiglie e nella comunità.
La scuola e le famiglie unitamente ad esperti devono e possono farsi promotori di progetti e percorsi che possano aiutare i ragazzi ad innamorarsi ed appassionarsi di sé e di ciò che essi sono, a partire dalla storia e dalla cultura che tutti ci unisce e cioè quella di isolani, come risorsa e nostra preziosa peculiarità.