D’Arco Philippe

Che cosa è successo a Ponza il 23 aprile 1778?

di Philippe D’Arco

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La conoscenza e la collaborazione con Philippe D’Arco si sono concretizzate proprio sulle pagine di Ponza racconta ed hanno avuto come primo risultato una conferenza tenuta a Ponza il 21 giugno 2012 sul tema che lui predilige e di cui è il massimo esperto (leggi qui) [gli altri suoi articoli sul sito si possono leggere ricercando – D’Arco Philippe – nell’indice per Autori].
Tra i precedenti contatti c’era stata la partecipazione di una delegazione ponzese all’evento del “Giubileo 1959-2009 La Galite/Le Lavandou”, il 4 ottobre 2009, a Le Lavandou, maggior sede di stanziamento in terra francese dei coloni reduci dall’isola ormai tunisina.

A Philippe auguriamo un sempre maggior collegamento con Ponza e ogni successo per le sue ricerche.
La Redazione

Incontro La Galite. Foto di gruppo copia
Incontro La Galite a Ponza. Foto dei partecipanti

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Che cosa è successo a Ponza il 23 aprile 1778?
Sembra essere una domanda ben strana! Forse è diventato matto, Philippe?

Magari sì, magari no!

La mia nonna era Giuditta D’Arco, figlia di Antonio e Maria Migliaccio, nata nel 1888 e sorella di Lucrezia, una delle donne di Palmarola, partita quando era giovinetta per l’isola de La Galite.
Lei aveva sentito dire che un parto tri-gemellare c’era stato a Ponza alcune decine di anni prima della sua nascita (ma questa è un’altra storia).

Sembra che la memoria collettiva sia in grado di incamerare dei fatti, lentamente trasformati ma ancora identificabili con un sforzo collettivo; la memoria personale non è cosi affidabile, oltre che di pù breve portata.
Ci sono anche dei fatti che la memoria seppellisce per sempre, ma non in questo caso.

Un appello anche per i giovanotti ponzesi che sono affascinati dalla TV e da ‘serie’ americane come ”Bones”. Ma in questa storia non ci sono ossa e non c’è un colpevole da scoprire. Vogliamo parlare qui della vita pericolosa dei marinai…

Dunque, quale è l’oggetto di questa inchiesta ?

Gli archivi della Chiesa di San Silverio e Santa Domitilla a Ponza sono, come tanti altri archivi, incompleti e contengono errori, atti sbagliati… ma contengono anche documenti rari …e preziosissimi.

Dei registri di morte rimangono unicamente quelli della fine del ’700.
La ricerca negli archivi è talvolta molto emozionante.

Ho ricevuto uno di questi colpi leggendo uno scarno atto di morte che non si distingueva dagli altri alla prima occhiata. È preceduto dal nome della persona (o delle persone) deceduta/e.
L’atto è scritto in basso latino. Eccolo (cliccare sull’immagine per ingrandirla):

Antico atto di morte

Leggendolo, ho capito subito che non è un atto ”normale”.
È la descrizione di una tragedia del mare.

L’avrei tradotto cosi :

In giorno 23 di aprile dell’anno 177 octavo (1778) Biagio Tagliamonte, Michael Jacono, Nicola Colonna, Vincenzino Jacono e Agostino Califano resero (hanno reso) l’anima a Dio, naufragati in mare – (e due parole cui non so attribuire un significato)… – huius (di cui) Paresia
Nicola Verde, Regg.no Capp. no curato

Come vedete, il testo è molto breve, parzialmente confuso e non dice nulla del dove, e del perché né fornisce i nomi dei parenti.

Mi sono appassionato di questo pezzo di carta così commovente.

Qualcuno dei più anziani di Ponza (gli zii) ha sentito parlare di questa tragedia?
Che ne pensano?
Ogni più piccolo indizio può esse utile.

Mettiamoli insieme e forse sarà possibile sapere più notizie di questo frammento di vita…

4 Comments

4 Comments

  1. Alessandro Romano

    4 Gennaio 2014 at 14:22

    Da una prima esplorazione documentale, non risulta essere accaduto nulla di particolare in quella data, pertanto, premesso che le tragedie del mare sono sempre accadute a Ponza, si possono fare solo alcune deduzioni basandoci su indizi che NON SONO PROVE:
    1) Sono tutti cognomi di Ponza centro e Santa Maria;
    2) Dal numero dei componenti l’equipaggio, potrebbe trattarsi di un’imbarcazione di piccole dimensioni;
    3) Di solito, nelle liste degli equipaggi, in testa era indicato il nome del comandante o del proprietario. Nel caso è Biagio Tagliamonte e la cosa coincide, considerato che la famiglia Tagliamonte annovera dei capitani;
    4) I due cognomi Jacono indicano una probabile parentela. Di solito padre e figlio;
    5) Il cognome Jacono è presente anche nell’Isola di Ventotene.

  2. antonio scotti

    4 Gennaio 2014 at 15:16

    Colgo l’occasione per richiedere alla redazione di Ponza racconta se è possibile mettere on line sul sito gli antichi archivi della parrocchia di San Silverio e Santa Domitilla di Ponza. Essi sarebbero preziosi per fare ricerche sui propri antenati e/o risalire a relazioni parentali tra
    i diversi cognomi più ricorrenti a Ponza.
    Un grazie alla redazione per la sensibilità mostrata sulle varie tematiche a cuore alla comunità isolana

  3. silverio lamonica1

    4 Gennaio 2014 at 15:18

    Nell’archivio parrocchiale di Ponza ho fatto anche io delle ricerche: la prima riguardava la morte di Luigi Verneau, martire della Repubblica Napoletana, impiccato in Piazza Farnese (ora Pisacane) il 6 luglio 1799 e la seconda relativa al Tenente Cesare Balzamo ucciso, sempre nella stessa piazza, dai seguaci di Pisacane il 27 giugno 1857. Il registro dei morti che riporta tale notizia va dall’anno 1840 all’anno 1867. Quindi i registri della Parrocchia non si “fermano” alla fine del Settecento.
    Osservando bene l’atto di morte di cui sopra, si nota, sulla sinistra il n° 37 (vale a dire che si tratta del 37° atto di morte di quell’anno 1778). Sotto a quel numero leggiamo il nome a margine “Blasius Tagliamonte” (su tre righe) ciò significa che l’intestatario di quell’atto è Biagio Tagliamonte, il personaggio “di rilievo”, probabilmente il capitano del vascello affondato e in ciò concordo pienamente con l’amico Sandro.
    Il termine “Parasie”; consultando il “Dizionario della Lingua Latina Vol. 1° di F. Calonghi Ed. Rosenberg & Sellier Torino, 1957 – pag. 1951 trovo il termine “para-semum”, parasemo = insegna della nave, è quello più attinente al vocabolo citato dal Cappellano Verde.
    Indubbiamente si tratta di un atto molto conciso nella sua esposizione.
    Infine da quella data ad oggi sono trascorsi circa 236 anni; secondo me è difficile che qualche discendente di una di quelle vittime ne conservi ancora il ricordo.

  4. Alessandro Romano

    4 Gennaio 2014 at 18:06

    ……..Potrebbe essere scritto Parresia dal greco: [Parresia] composto di [pan] tutto e [rhema] discorso. Dire tutto, in fede. Ciò si sarebbe reso necessario se i corpi non fossero stati recuperati e, quindi, il parroco su sua responsabilità (in fede) li dichiara morti. Oppure dichiara sotto la sua responsabilità il motivo della morte….

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