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Ancora sulla SAMIP

di Liano Marcaccio

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Riprendiamo e aggiorniamo l’intervista fatta dal nostro Giuseppe Mazzella a Liano Marcaccio, chimico della SAMIP (leggi qui [1]) con ulteriori precisazioni e foto che il sig. Marcaccio ci ha successivamente inviato.
La Redazione

Dal PDF Ponza3. Foto1.1935 [2]

Dal PDF Ponza4. Foto1.1937 [3]

Due foto della Miniera, rispettivamente del 1935 e del 1937 (cliccare per ingrandire le foro e leggere la didascalia)

Dal PDF Ponza4. Foto2 [4]

Dal PDF Ponza4. Foto3 [5]

Dal PDF Ponza5. Foto1 [6]

Dal PDF Ponza5. Foto2 [7]
Mi rendo conto che a quarant’anni dalla sua chiusura la Miniera di Le Forna continui a dividere e a far discutere. Ma non posso non parlare della mia esperienza e vedere la questione dal punto di vista della mia esperienza.

Nel 1962 la bentonite era ormai agli sgoccioli e fui mandato per ricerche minerarie nell’isola greca di Milos. Lì  sono stato per sei mesi ed ho trovato un giacimento di milioni di tonnellate da dove la bentonite ancora è esportata in tutta Europa. Cosa che non è stato possibile fare per quella di Ponza.
Come ho già scritto su queste stesse pagine negli ultimi cinque anni di attività, eravamo costretti a usare tufo di letto additivandolo per renderlo commercializzabile.
La bentonite ponzese ha molti pregi, uno dei quali ha permesso di eliminare il fenomeno delle alghe che proliferavano nell’Adriatico. I detersivi delle lavatrici, dopo l’esperimento da me proposto, contengono oggi bentonite.

Sulla questione ancora calda delle polveri, non ricordo che questo problema abbia avuto un’incidenza sulla nostra salute. Se si guardano le foto dello stabilimento, reparto essiccatoio, non si vede nessuna polvere; così per il reparto molitura.
Dal PDF Ponza5. Foto3 [8]

Dal PDF Ponza5. Foto4 [9]

Solo quando si caricava il granulato avente il 15% di umidità c’era della polvere, ma a bordo delle navi, ma non per i nostri operai, perché il materiale era messo nei sacchi, lavoro in cui erano impegnati tutti operai dei Conti. Basti guardare la foto di Silvestro Conte, che è scomparso ultranovantenne, mentre sta fumando una sigaretta.

Dal PDF Ponza7. Foto1 [10]

 

Vorrei rispondere anche ad altre critiche che sono venute dopo la pubblicazione della mia intervista in riferimento alla “cacciata forzata di centinaia di famiglie”.
Le famiglie evacuate per necessità della miniera non sono centinaia. A me risulta che una sola famiglia di Calacaparra è stata sottoposta a sfratto esecutivo da parte della Provincia su richiesta del Corpo delle Miniere, che ne aveva titolo perché la famiglia non ha inteso accordarsi per la vendita del loro immobile in nessun modo. Tutte le altre famiglie hanno trovato un accordo. Anche se posso pensare che qualcuno sia stato forzato alla scelta di vendere, c’è stato chi ha preferito farsi rifare la casa a Le Forna come Santina. Altre hanno venduto e si sono trasferite in Sardegna, all’isola d’Elba, in Toscana o a Formia e alcuni anche negli Stati Uniti d’America.
Lo stesso mio suocero ha acquistando a Formia, mentre i suoi fratelli hanno voluto per le proprietà in comune denaro che hanno poi reinvestito a Ponza e negli Stati Uniti.

Dal PDF Ponza6. Foto1 [11]

Dal PDF Ponza6. Foto2 [12]

Dal PDF Ponza6. Foto3 [13]
Ovviamente io parlo e ricordo il tutto alla luce della mia esperienza, ma sono anch’io interessato a conoscere se vi sono stati operai che si sono ammalati a causa delle polveri.

Sulla “piovra che divora tutto” credo che in quegli anni non avevamo coscienza del fenomeno e ho motivo di pensare che poi per troppi anni tutta la zona è stata abbandonata senza che nessun “ambientalista” abbia mai alzato la voce.

 

Prece ing. Savelli [14]

In Memoria dell’Ing. Savelli

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