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L’otto dicembre

di Irma Zecca
Immacolata.OK [1]

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“Io te l’aggia cunsacra’…”  – queste sono le parole di una canzone che sempre mi fanno pensare alla festa dell’Immacolata.

Questa dell’Immacolata è tra le tradizioni religiose ponzesi, certamente la più bella.

Il tutto nasce con Monsignor Dies (’u parrecchiane), amante della musica e del canto e con una devozione particolare per la Madonna, che all’epoca raduna i suoi giovani dell’azione cattolica e istituisce la tradizione di una ‘serenata’ alla Bianca Signora.

All’inizio saranno stati una decina di giovani con a capo il Monsignore; poi man mano si sono aggiunti gli altri, i ragazzi  hanno coinvolto i fratelli, i padri, gli amici… e così via, fino a diventare una processione di soli uomini.
Infatti negli anni, qualche presenza femminile che tentava di infiltrarsi nel gruppo con la complicità della notte, veniva simpaticamente allontanata con qualche piccolo petardo… ma solo per farle capire che era una cosa tra uomini.

L’appuntamento è alle cinque del mattino nella chiesa della SS. Trinità. Arrivano in silenzio, uno alla volta, entrano in chiesa… salutano con una genuflessione la statua della Madonna; un sorriso di saluto ai presenti e al parroco…
Appena il numero degli uomini è aumentato, nel silenzio  si sente: “Accummenciamm’!”
Iniziano con una preghiera a Maria, poi escono nella notte cantando tutte  le canzoni mariane della nostra tradizione e soprattutto le canzoni scritte e musicate da ’u parrecchiane Diès.  

La processione si snoda nella parte alta della zona del porto per poi uscire sulla strada panoramica .
Il gruppo canoro, mentre percorre le strade dell’isola, si arricchisce di altre presenze… chi arriva di corsa, chi svelto svelto si aggiusta ancora il giaccone scendendo da casa.

Se lungo la strada abita un amico che non si è ancora visto, il coro sosta proprio lì e intona il canto con maggior vigore… Dopo la prima strofa, eccolo che chiude dietro di sé il portone di casa: – Giuva’, avive pigliate suonn’?
Arrivano a Sant’Antonio, dove trovano un altro gruppo che si accoda…  Cantando cantando, continuano per  Santa Maria, ma prima di entrare nel tunnel il canto tace per riprendere fiato e poi si sfoga cantando appassionatamente, così ’u ruttòne fa da amplificatore per gli uomini dell’altra frazione che si fanno trovare sotto gli alberi ’ncopp ’a via nova; poi tutti insieme entrano nella chiesetta di San Giuseppe, una preghiera, e nuovamente in processione verso il porto.
È bellissimo: l’aria frizzantina, una folata di vento, a volte una pioggerellina, le luci stradali ovattate e rafforzate dalle finestre illuminate con le lucette natalizie (accese per la prima volta proprio per l’occasione) e il silenzio della notte interrotto dalle voci che cantano.

Nulla li ferma, non c’è levante che tenga, sono loro: i ggiùvene d’a Mmaculata” (come li/si definisce simpaticamente Aniello,  anche se nonno)  …Ave Maria, Stella del Mare… Lasciati amare… Madonna mia!

Sul marciapiede di Sant’Antonio ci sono presenze femminili  che aspettano in disparte il loro passaggio, per il piacere di sentirli cantare; la processione passa e si intravede don Ramòn, in coda indaffarato nelle confessioni .

Alle 7,30 si celebra la messa con tanti canti; dopo c’è il registro delle presenze, così negli anni si può constatare l’incremento dei partecipanti a questa bella tradizione…
E poi tutti in sacrestia per la colazione. Qui sono ammesse anche le signore (visto che hanno preparato!): zeppole, ciambellone, crostate, cioccolato, caffe’, latte …e poi pizza rustica, calzoni fritti, vino, spumante, per riprendersi dall’umidità del mattino  …e tante altre prelibatezze casalinghe .

Nonni, papà, figli, nipoti ci sono tutti  i devoti della Festa dell’Immacolata, anche quelli che sono ritornati alla casa del Padre: …u’russ’ con la sua tromba, Ciro, Peppino, Luciano, e tanti altri che sono sicuramente nel gruppo per questa serenata a Maria… “pecché è santa ’sta ’iurnata, io te l’aggia  cunsacra’…”

Immacolata. Particol [2]