Confino Politico

Piccola biografia di mio padre

di Giuliana Lambiase

l'isola dove si commerciano parole - pastello di Giuliana Lambiase

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Qualche giorno fa la signora Lambiase ci ha inviato una lettera con la quale propone di intitolare una strada di Ponza alla memoria del padre Ermanno che si era distinto nel 1938 quando, agente di P.S. sulla nostra isola, salvò un bambino che stava per annegare (leggi qui).
Contattata successivamente dal nostro redattore Silverio Lamonica e dal giornalista Paolo Iannuccelli, ci fa avere ora  una piccola biografia del padre, legata essenzialmente al periodo vissuto a Ponza, che pubblichiamo come cronaca di quei tempi.
La Redazione

 

Gentile Redazione,
ringrazio il signor Lamonica e il giornalista Iannuccelli per l’interessamento verso mio padre e complimenti per il “giornale” che curate.
Come figlia  faccio avere una breve biografia che potrà essere confrontata con quella che il dottor Iannucelli sta preparando.
Giuliana Lambiase

Mio padre Ermanno Lambiase fu trasferito all’isola di Ponza nell’anno 1933 subito dopo il matrimonio con nostra madre Evelina Forlivesi (insegnante elementare).
Dal matrimonio siamo nati tre figli (due femmine e un maschio). Ci trovammo così nel periodo in cui l’isola era confino per personaggi politici contrari al regime.
Nonostante la mia età di allora, ricordo bene i nomi e i volti dei più conosciuti come Zaniboni, Scoccimarro, Terracini e  Nenni.

Spesso, passeggiando per il centro, li incontravamo e ricordo che verso di noi e gli isolani si dimostravano sempre gentili e cordiali.
Zaniboni spesso voleva offrire a noi figli delle caramelle e Nenni lo ricordo nella trattoria a destra del municipio dove, con la proprietaria e gli isolani che la frequentavano, aveva trovato familiarità e cordialità.
Ho anche in mente i locali che li ospitavano, divenuti poi albergo.
Indelebile è il ricordo di una mattina del luglio del 1943 in cui mio padre fu mobilitato con le altre forze dell’ordine per l’arrivo improvviso del Duce.
Ricordo ancora il desiderio e l’entusiasmo di noi ragazzi di volerlo incontrare per averne sentito tanto parlare; il contatto di mio padre con lui, dovendo provvedere a rifornirlo di biancheria perché completamente sprovvisto a causa dell’improvvisa partenza; l’acquisto degli indumenti necessari nello storico negozio del signor Musella (deceduto da qualche giorno, evento che ho appreso dal vostro giornale); la provvista del cibo.
Al riguardo ricordo che alla domanda di mio padre se preferisse tra le pietanze il latte (per l’ulcera di cui soffriva), il Duce rispose: “No, datelo ai vostri figli”.
Questa risposta fu per mio padre la prova della dignità di quell’uomo.

la memoria - pastello di Giuliana Lambiase

La memoria (2002)

Ancora nel ventaglio dei miei ricordi c’è l’arrivo sull’isola, dopo l’armistizio, di soldati americani che spesso offrivano a noi ragazzi caramelle col buco e cioccolata.
Questa che racconto fu considerata un’azione, da parte dei superiori, umiliante e ridicola nei riguardi del gruppo di polizia allora guidato da mio padre (lo dico ora ma in quei momenti avemmo molta paura).

Un giorno gli fu chiesto di recarsi al comando.
Pensavamo per motivi di lavoro, ma mia madre, visto il ritardo prolungarsi oltre il solito, decise con noi tre di recarsi in piazza del municipio per avere notizie. Arrivati lì, si presentò ai nostri occhi una scena da film.
Vedemmo mio padre in fila con i suoi subalterni, illuminati da proiettori, subire un interrogatorio (di cui non ricordo il motivo) alla presenza del signor Feola (addetto alla centrale elettrica) che traduceva in italiano ciò che diceva l’ufficiale americano.
Alla fine  di tanto parlare, furono condotti, ognuno con in mano scopa e secchio, in locali adiacenti a quelli presso la chiesa madre ove erano le suore (a mio padre forse per un senso di rispetto venne dato solo il secchio). Furono lì detenuti per diversi giorni e poi rimandati a casa, senza dare loro alcuna giustificazione, ma solo (credo) per lo scopo di umiliarli, denigrando così il popolo italiano.

Mio padre ha sempre svolto con serietà il proprio lavoro ed ha sempre cercato di andare incontro alle esigenze degli isolani. Ho dimenticato di dire che con l’attestato di benemerenza gli fu conferita anche una medaglia d’argento, fatta sparire dai ladri che ci hanno visitati.

Chi scrive, nonostante la tenera età di allora, ha conservato tanti ricordi belli e brutti che ha trascritto in un libro che spera di poter pubblicare se riuscirà a trovare un editore.

Ritornando alla storia della mia famiglia, lasciammo l’isola nell’estate del 1947 per motivi di studio di noi figli.
A quei tempi fu istituito dopo le elementari, in via sperimentale, il primo anno della media e la nostra famiglia, nell’incertezza del proseguimento di detta sperimentazione, chiese il trasferimento.

Da allora abitiamo a Portici in provincia di Napoli. Chi scrive, poiché da piccola ha sempre avuto predisposizione per il disegno, ha conseguito il Diploma di Belle Arti in Scenografia e ha insegnato Disegno e Storia dell’Arte nei licei.
Sul sito web che segue si possono vedere i suoi lavori dal 1960 ad oggi: http://www.ilsurrealismodilambiase.it/

isola - pastello di Giuliana Lambiase

L’isola (2001)

Saluti.
Giuliana Lambiase

Isola. 2001

 Isola (2001)

La citta affollata di parole. 2007
La città affollata di parole (2007)

Nota
L’immagine di copertina – L’isola dove si commerciano parole (2000) -, come le altre immagini, sono tratte dal sito segnalato dall’Autrice (NdR)

 

2 Comments

2 Comments

  1. silverio lamonica1

    1 Dicembre 2013 at 14:55

    Gentile Signora Lambiase, voglio ringraziarLa personalmente per averci inviato la Sua testimonianza su uno dei periodi più bui della storia ponzese e nazionale. In merito all’atteggiamento “di scherno” dei soldati americani, nei confronti dei poliziotti che prestavano servizio a Ponza, si presume che essi cercarono di appurare – attraverso quell’interrogatorio in piazza – eventuali loro connivenze con gli ex militi fascisti, i quali dopo il fatidico 25 luglio letteralmente “si squagliarono” e come veri e propri camaleonti si mimetizzarono nella folla degli anonimi o, in qualche caso, addirittura tra i vincitori, perché loro dovevano subire quell’umiliazione, non i poliziotti. Logicamente i poliziotti, come i carabinieri, sono servitori dello Stato e non spariscono con la fine del tiranno di turno. Naturalmente una persona che salva un bambino, come nel caso di suo papà, non poteva – in alcun caso – “fare comunella” con le “camicie nere”, uno dei quali a Ponza, ricordiamocelo sempre, non salvò ma addirittura uccise un bambino, per essersi rifiutato di consegnarli l’uva che suo padre coltivava col “sudore della fronte”.
    Augurandomi che la Sua collaborazione con questo sito continuerà, La saluto cordialmente. S.L.

  2. Giuliana Lambiase

    3 Dicembre 2013 at 00:56

    Gentile signor Lamonica,
    apprendo da lei di quel bambino ucciso per un motivo così banale. Non ne ero a conoscenza. Forse questo tragico episodio è avvenuto quando non ero ancora nata o ero troppo piccola perchè ricordi. Non vi sono parole per commentare questo episodio. Vi ringrazio per aver pubblicato alcuni miei disegni. Come si vede il soggetto “isola” è sempre presente anche se con una mia visione personale.
    Nel libro che ho scritto (ancora in cerca di editore), i disegni sono fedeli ai luoghi dell’isola per quanto può esserlo la trasposizione dei ricordi di una bambina ponzese.
    Saluti
    Giuliana Lambiase

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