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Tempo di preparazione

di Francesco (Franco) De Luca

Dies-incorona-la-Madonna [1]

Mi telefona mio cugino Aniello (De Luca) e mi sollecita un ricordo sul periodo di preparazione all ‘Immacolata.

Lui ha più memoria e fa una scansione puntuale di quanto avveniva nella zona il cui epicentro era la Chiesa (SS. Trinità). Essa rappresentava la vetrina illuminata di quanto andava a comporsi sul sagrato della chiesa, nella sala giochi, nella sagrestia, nella casa stessa del parroco.

Ogni luogo aveva la sua funzione: il sagrato ci vedeva giocare a pallone; la sala giochi fungeva da ripiego quando la pioggia proibiva ogni svago all’aperto; la sagrestia ci vedeva in attesa di quanto il parroco ci doveva prospettare; della casa del parroco dirò in seguito.

Perché il parroco ci teneva a radunarci? Cosa dovevamo fare? Risposta: dovevamo prepararci per il 29 novembre, inizio della novena alla madonna Immacolata.

Una nuova canzone c’era da imparare. Luigi (Ambrosino), Aniello (De Luca, proprio lui), Antonio (De Luca), Gianfranco (Gagliano), i fratelli D’Arco, il piccolo Vittorio (Spignesi), Biagino (De Luca), Silverio e Sebastiano (Spignesi), Silverio (Anello), Gaitano ‘i pelerusso, Ceccillo (Costanzo) e Silvano, Tonino (Esposito), Tommasino (De Luca), Giosué il cancelliere, Ninando e tanti altri che la mia memoria colpevolmente esclude.

Il gruppo dei cantori bassi ad un lato, gli alti dall’altro lato. Il parroco, mons. Dies, all’armonium ci introduceva nel canto e poi nella melodia.

L’ 8 dicembre si avvicinava: c’era da portare a compimento l’iscrizione all’ Azione Cattolica. In quella data bisognava dare pubblica conta del tesseramento dei giovani e delle giovanette. C’era da preparare l’ Accademia, ossia la manifestazione alla comunità parrocchiale dei cammei poetici, canori, teatrali proposti dai giovani.

Al termine delle prove, che si effettuavano proprio in questi giorni, si andava a casa del parroco per godere dei pasticcini che la madre di monsignore offriva.

Luigi cercava di tenere a bada a Biagino, perché non facesse danni, e a Gaitano ‘i pelerusso, perché si moderasse. U Cancelliere faceva gruppo con Ninando, Peppino Di Monaco.

Aniello mi travolge con episodi ed avvenimenti e relazioni, e si rammarica di non trovare riscontri in me. Ma come faccio… l’emozione che il tutto mi provoca fa andare in tilt la ragione.

Era un’altra epoca e noi eravamo diversi. Avevamo un futuro da sognare, un canto per compagnia, una illusoria fede per faro.

Targa a Mons Dies al Cimitero di Ponza [2]