Ambiente e Natura

I lavori di Frontone. (2)

di Franco Ferraiuolo
Da Frontone. Mareggiata

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Avendo preso visione del fascicolo inerente i lavori di mitigazione del rischio idrogeologico della falesia di Frontone, con questo scritto riprendo e concludo l’argomento che avevo, in parte,  già trattato su questo sito (leggi qui).

Nel fascicolo comunale il progetto è riportato in un CD-R e non è presente in forma cartacea ad eccezione di una planimetria riportante le zone da occupare o da espropriare.
Tuttavia, è presente la relazione generale del progetto definitivo relativo ai lavori dei quali trattasi, dalla quale ho estrapolato le parti che ho ritenuto interessanti e che di seguito propongo, al fine che ognuno possa avere esaurienti elementi per farsi un’idea di quello che sarà l’intervento e l’impatto che lo stesso potrà avere sul particolare ambiente costituito dalla spiaggia di Frontone.
F.F.

Frontone pericoli

Nel progetto definitivo, gli interventi di mitigazione del rischio della falesia di Frontone sono stati individuati  suddividendo la zona in quattro settori:

Il settore A: guardando dal mare, costituito dal tratto di falesia tra il centro della spiaggia (grosso modo posto al lato sinistro del fabbricato ex Enal) e la grotta della larghezza di circa 15 metri ed altezza di circa 3-4 metri, posta al termine dell’arenile, a sinistra.

Il settore B: guardando dal mare, costituito dal tratto di falesia tra il centro della spiaggia, come prima richiamato, ed il costone prospiciente il Frontone Village, posto al termine dell’arenile, a destra.

Il settore C: guardando dal mare, posto a destra della spiaggia di Frontone, costituito dal tratto di falesia soprastante il passaggio per raggiungere l’ex cava di perlite, d’estate attrezzata con ombrelloni e sdraio, nonché piccoli ristori ed il museo etnografico.

Il settore D: guardando dal mare, posto a sinistra della spiaggia di Frontone, costituito dal tratto di falesia soprastante la grotta citata al settore A nonché dalle pareti e dalla volta della grotta medesima.

Descrivo, quindi, per settore, i lavori principali, cercando di operare una sintesi mediante anche l’utilizzazione di parti della relazione e della relativa terminologia tecnica:

Ponza. Piscine e spiaggia Frontone

Settore A:

operazioni di disgaggio della parete rocciosa: consistenti nel far precipitare al suolo, al piede della falesia, mediante l’opera di rocciatori specializzati, detriti o blocchi distaccati o in precaria stabilità laddove presenti sul costone in parola;

rete metallica di protezione del ciglio superiore del costone: consistente nel rivestire la superficie rocciosa per una larghezza di circa 20 metri, al fine di impedire la caduta di elementi lapidei (sassi) di dimensioni decimetriche, con una rete metallica con trafilato di filo di ferro galvanizzato in lega eutettica di Zn-Al (5%) a doppia torsione e maglia esagonale 8×10 cm, di diametro totale di 3,2 mm. La rete sarà fissata alla sommità ed al piede della parete rocciosa mediante la struttura di contenimento composta da una fune d’acciaio superiore (posta a monte) del diametro di 16 mm e da una fune di acciaio inferiore (a valle) del diametro di 16 mm, e funi diagonali formanti un reticolo romboidale del diametro di 12 mm.

In merito al presente punto, nella relazione si precisa che l’efficacia nel tempo della protezione dell’area interessata dai detriti rocciosi è legata alla periodicità delle ispezioni e al disgaggio di quegli elementi detritici che nonostante la presenza della rete, per le loro ridotte dimensioni, non vengono trattenuti dalla rete stessa. Pertanto non è da escludere che si possano verificare nel tempo cadute di dimensioni centimetriche.

Chiodatura di ancoraggio dei blocchi n.2, n.3 e n.4 potenzialmente instabili: Si tratta di 3 blocchi potenzialmente instabili per i quali è prevista la realizzazione di  chiodature, ciascuna costituita da una barra di armatura in acciaio del diametro di 32 mm, con protezione anticorrosione, alloggiate in un foro ricavato nella roccia e sigillate alla stessa mediante iniezioni a pressione di miscele a base di cemento Portland. Nella relazione si precisa, che in fase di iniezione, ove si riscontrassero perdite della miscela cementizia iniettata, tali da procurare colature della stessa sul costone, si provvederà all’immediata pulizia della parete mediante lavaggio e spazzolatura. Anche la nicchia di alloggiamento della testata della barra sarà riempita da un tampone di malta di cemento confezionata con sabbia della roccia in sito, reperibile al piede dei costoni, in modo che l’aspetto cromatico in vista sia il più possibile similare a quello della roccia circostante e costituire un minore impatto ambientale.

Terrapieno paramassi di protezione a contenimento dei massi in caduta al piede del costone e scogliera frangiflutto: Per la fondazione del terrapieno paramassi si farà uno scavo di circa 75 cm per una larghezza di circa 6,30 m. Detto argine sarà realizzato per una lunghezza pari a quella del dicco riolitico (circa 180 m, stando all’area da espropriare), per un’altezza di 5,32 m dal piano di campagna, larghezza in sommità pari a 1,27 m, pendenza di circa 70°, larghezza alla base a piano campagna di circa 5,65 m; esso sarà distante circa 16÷18 m dal piede del costone nonché circa 20 m. dalla riva del mare.

Il terrapieno paramassi sarà realizzato mediante una struttura in terra rinforzata grazie a elementi in rete metallica a doppia torsione con maglia esagonale 8×10 cm, tessuta con filo d’acciaio protetto con una lega eutettica Zn-Al 5%, con ulteriore rivestimento del filo in P.V.C. di spessore pari a 0,5 mm, con bordi della rete rinforzati con apposite barrette metalliche. Sul paramento esterno sarà posta in opera un’ulteriore rete metallica a doppia torsione con maglia esagonale 8×10 cm.

Il terrapieno paramassi sarà realizzato utilizzando inerti della classe A2-5 di peso, non superiore a 15 cm, ottenuto anche da roccia frantumata o materiale inerte di idonea pezzatura e sarà debitamente costipato per strati in fase di costruzione.

Sul fianco di detto argine, lato mare, verrà realizzata una scarpata in elementi di roccia frantumata, di pezzatura decrescente dai massi di categoria 1^ del peso da 50 Kg a 200 Kg con vuoti riempiti di pietrisco del peso da 5 Kg a 50 Kg misto, nella parte più superficiale, a terreno naturale e vegetale, della pendenza 1/1, sulla quale verranno impiantate essenze autoctone della macchia mediterranea in modo da rendere gradevole l’impatto visivo del terrapieno paramassi.

L’accesso al vallo di trattenuta dei massi in caduta (lo spazio tra il terrapieno paramassi ed il costone) sarà interdetto mediante una recinzione con paletti in acciaio zincato e rete metallica a maglia esagonale plastificata e l’apposizione di cartelli segnalatori.

Ingresso Rada

Settore B

Operazioni di disgaggio della parete rocciosa: in pratica, simili a ciò che è stato descritto per il settore A.

Riprofilatura degli elementi di roccia dioritica aggettanti per sottoescavazione dell’ammasso ialoclastico: l‘intervento prevede la riduzione degli elementi riolitici aggettanti con sbalzo superiore a 50 cm, in modo da ridurre il pericolo di crollo delle “mensole riolitiche” e comunque di quelle che, pur di dimensioni inferiori, risultano con una conformazione a “naso lungo e fino”, e quindi potenzialmente in crollo per un ridotto rapporto fra lo spessore dell’elemento riolitico e l’entità dell’aggetto. Dopo aver effettuato il distacco della parte eccedente i limiti di aggetto, mediante l’opera di rocciatori specializzati (che utilizzeranno martelli demolitori oppure, ove necessario, le cartucce chimiche) si provvederà a modellare l’aspetto rendendo i distacchi più rotondeggianti, qualora fosse necessario per un impatto accettabile.

Frontone Retro Enal

Settore C

Terrapieno paramassi di protezione e contenimento dei massi in caduta al piede del costone e scogliera frangiflutto: in pratica, alla base del costone sarà effettuata una rimodellazione della linea di battigia mediante la costruzione di un rilevato composto da massi, che avrà un’altezza massima di 50÷100 cm circa rispetto al livello medio del mare. Su tale rilevato verrà realizzato un terrapieno paramassi (di circa 80 m di lunghezza, stando all’area da espropriare) con le caratteristiche costruttive e le misure, in linea di massima, come già descritte per quello del settore A. Su entrambi i fianchi del terrapieno in parola verrà realizzata una scarpata in elementi di roccia frantumata con le caratteristiche e le misure anch’esse come già descritte per quella dell’argine prevista nel settore A. Anche qui, l’accesso al vallo di trattenuta dei massi in caduta (lo spazio tra il terrapieno paramassi ed il costone) sarà interdetto mediante una recinzione con paletti in acciaio zincato e rete metallica a maglia esagonale plastificata e l’apposizione di cartelli segnalatori. I paramenti sia fronte mare che retrostante del terrapieno saranno predisposti in modo da favorire la crescita di specie autoctone della flora mediterranea ed in particolare di quelle già spontaneamente cresciute alla base del conoide detritico in modo da ridurre l’impatto visivo e rendere la presenza del rilevato non sgradevole alla vista.

Operazioni di disgaggio della parete rocciosa: le operazioni di disgaggio della parete rocciosa riolitica ed in particolare della zona interessata dalla cengia inclinata (la cengia o anche cornice rocciosa è una sporgenza pianeggiante di una parete rocciosa, che interrompe la verticalità di una montagna), saranno effettuate da rocciatori specializzati similmente a quanto descritto per il settore A. Ove fosse necessario procedere alla preventiva frantumazione di blocchi di dimensioni tali da non poter essere stabilizzati mediante l’applicazione di chiodature, verranno utilizzate delle cariche chimiche espansive da introdurre nelle forature del masso roccioso, effettuate con trapani.

Riprofilatura degli elementi di roccia dioritica aggettanti per sottoescavazioni dall’ammasso ialoclastico: tale operazione, in pratica, è simile a ciò che è stato descritto per il settore B.

Frontone. Poliamb.

Settore D

La presenza di numerose discontinuità parietali sulla falesia nonché la presenza di discontinuità subverticali lungo la volta dell’ampia grotta esistente alla base della stessa lasciano presupporre crolli di porzioni di roccia sufficientemente prossime nel tempo. L’ingabbiamento della falesia, pur valido dal punto di vista ingegneristico, non appare percorribile per il notevole impatto negativo che tale intervento proporrebbe, considerato anche l’irrealizzabilità di interventi risolutivi atti a garantire la stabilità della volta della grotta e quindi l’impossibilità di renderla fruibile per il riparo di mezzi e persone. Pertanto, l’unica soluzione da adottare sarà l’interdizione della zona sottostante il settore D, sia a persone che a mezzi, recintandola con paletti in acciaio zincato e rete metallica esagonale plastificata, segnalando con appositi cartelli apposti sulla recinzione nonché con boe e gavitelli l’interdizione dello specchio acqueo anche ai natanti.

Lungo tutto il ciglio dell’intero perimetro della falesia è prevista la realizzazione di un fosso di guardia (in pratica una canaletta di raccolta e smaltimento delle acque) allo scopo di eliminare e/o limitare lo scorrimento delle acque meteoriche provenienti da monte verso e lungo la parete della falesia stessa. In alcuni tratti in cui si riscontrerà una pendenza eccessiva sarà prevista la realizzazione di “briglie filtranti”, composte da muri a secco in pietrame eretti con modalità costruttive tali da rallentare la velocità di deflusso delle acque e diminuire l’energia accumulata nello scorrimento verso valle. Le acque raccolte, raggiungendo la base del costone, verranno captate da due distinte vasche di raccolta, una posta a sinistra  ed un’altra posta a destra di minori dimensioni, da cui si disperdono, rispettivamente, nel terreno sabbioso sottostante o nel terreno circostante.

 

[I lavori di Frontone. (2) – Fine]

Frontone. Carpobrotus

 

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