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È finita l’estate…

di Domenico Musco
Il Levante dalla spiaggia di S. Antonio [1]

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Non so che effetto faccia, ai Ponzesi, questa frase…
A me fa tristezza per la mancanza improvvisa dei colori, della gente, per la frutta che non si trova, la campana che si sente più forte. E ancora… il vento si fa presenza, come anche la pioggia, le strade deserte, negozi e ristoranti vuoti, la comunità che sparisce nel nulla, collegamenti scarsi; si vive, o meglio, si sopravvive per la speranza che passi presto. Non so quale, quella che è certa è la malinconia che porta con sé l’autunno.
Ad uno come me che ama andare per mare, che apprezza il fascino dei tramonti e delle albe, neppure quegli spettacoli riescono a far passare quel senso di vuoto che arriva con la fine dell’estate.

Mi era venuto in mente di presentare domanda all’ufficio demanio per continuare il noleggio dei gommoni per un altro mese, con l’idea di dare un servizio ai pochi turisti, stranieri per lo più, che riescono ad arrivare a Ponza in questa stagione. Andare per mare e così allungare la cosiddetta stagione turistica.

Provo a spiegare cosa significa per me allungare la stagione: senza entrare nel merito delle varie normative, posso dire che è un comunicato ministeriale a stabilire le date della stagione turistica: 1 maggio / 30 settembre. Punto. I servizi della nautica non possono essere resi disponibili né prima né dopo tali date.

Ciò che è necessario è una presa di posizione degli organi preposti, affinché un turista che arrivi a Ponza a Natale, Pasqua o il 25 aprile – ma basta anche a ottobre – novembre, se desidera profittare dei servizi nautici – siamo pur sempre su un’isola – possa averli.

C’è anche da considerare i rischi che si corrono a tenere le barche in mare per le mareggiate, e anche i costi proibitivi tra personale, i canoni concessori, l’immondizia; per non dire dell’istituzione della pratica che da sola costa 500 Euro!
…Così conviene chiudere baracca e burattini e dirsi che è inutile allungare la stagione turistica se non si interviene prima di tutto a livello istituzionale e poi con degli incentivi da concertare per chi desidera continuare l’offerta dei suoi servizi.

Si tratta di essere costruttivi – di fare comunità e perseguire obiettivi condivisibili – per scacciare il letargo che è sì riposo, ma somiglia anche tanto alla morte.