Di Monaco Salvatore

La tortora di nonna Lucia “a furnesa”

di Salvatore Di Monaco

Tortora

 .

Qualche giorno fa, rovistando nel cassettino della mia memoria, cosa che mi capita spesso, in particolare da quando collaboro a questo splendido “nostro sito”, nato per essere il custode prezioso di tante belle tradizioni, fatti e personaggi passati e presenti della nostra meravigliosa isola, mi è apparsa come una visione la “tortora” di nonna Lucia.

Premetto: una parte della mia prima fanciullezza l’ho passata a casa dei nonni materni che abitavano sopra “I Conti”. La casa in questione aveva, all’altezza del terrazzo – a cupola per raccogliere l’acqua piovana che veniva immessa nella cisterna e che serviva per le necessità domestiche – una piccola costruzione adibita a fienile,che custodiva anche il frumento ed i legumi.

Ponza oggi vista da sopra i Conti dalla casa dei nonni

                                                                                                                     Ponza oggi, vista da ‘sopra i Conti’, dalla casa dei nonni

In detto locale, durante l’autunno, venivano stese delle funi dove venivano appesi i grappoli di uva a seccare (l’uva secca sarebbe servita, nell’inverno, come frutta e come ingredienti per dei dolci semplici che si facevano in quei tempi.
In questo localuccio avevano preso dimora un paio di piccioni domestici e… una tortora che sicuramente, vi si era rifugiata sottraendosi alle brame dei cacciatori.

La coppia dei piccioni aveva avuto disposizioni drastiche: se volevano vivere in pace, dovevano astenersi dal beccare anche un solo acino dell’uva messa a seccare; cosa che loro, con encomiabile disciplina eseguivano, mentre noi ragazzi, il sottoscritto e mia sorella più grande, non perdevamo l’occasione, al momento opportuno, di andare furtivamente a piluccare i dolci acini malgrado i divieti e gli avvertimenti che dovevano farci desistere: – Se mangiate l’uva messa a seccare vi può venire il gozzo alla gola!

La tortora si era messa sotto la diretta protezione e assistenza di nonna Lucia che la considerava come segno di fortuna e annunciatrice di buone novelle.
Ogni mattina il pennuto scendeva in cucina e mia nonna la riforniva di cibo e cure.
La convinzione sulla tortora  come annunciatrice di buone notizie si accentuava perché ogni volta che l’uccello emetteva il suo suono gutturale a mia nonna brillavano gli occhi e diceva: – Oggi abbiamo belle nuove!
…E, sarà stato il caso, o la combinazione, qualcosa di positivo succedeva veramente.

Purtroppo, a casa, qualcuno vedeva la tortora in modo più prosaico: come un pezzo di cacciagione da gustare con qualche condimento appropriato, e pertanto, il controllo della nonna sull’integrità dell’animale si faceva più occhiuto ed attento.

Un brutto giorno, con grande dolore di nonna Lucia la tortora non venne più a farle visita in cucina: era sparita…

Dopo un periodo di amarezza la nonna si consolò e mi disse: – Adesso la tortora sarà felice perché è ritornata con i suoi e forse adesso farà il nido per le piccole tortore.

Io la rassicurai con convinzione: – Certamente! …è così!

Questa mia sicurezza, qualche tempo dopo, fu offuscata da una frase buttata lì da mio zio Peppe: – Le tortore, se invecchiano  non sono più buone, perché le loro carni diventano dure!

Tortora. Foto di Luigi Sebastiani

Tortora. Foto di Luigi Sebastiani

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