Ambiente e Natura

Il Levante

di Domenico Musco

Levante. La Ravia e il caciocavallo

 

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare
(Seneca)
.

Tutti sanno che il Giappone è il paese del Sol Levante. Il sole nasce ad est, così come il vento di levante.

A Ponza è un vento che soffia prevalentemente d’inverno, quando l’Appennino è innevato. D’estate invece sono i venti di ponente i protagonisti. Nel suo articolo l’amico Giovanni Hausmann raffigura il Levante con la metafora di un ragazzo magari un po’ dispettoso e noioso ma piccolo, paragonato alla forza da gigante del Ponente.

É una questione di punti di vista: piccolo o grande hanno significati diversi se si guarda da est o da ovest, se chi osserva lo spettacolo del vento è un turista o un marinaio.

Il levante ha solo 60 miglia per crescere, se non viene contrastato; è la distanza tra Napoli e Ponza per intenderci. Invece il ponente ha ben 120 miglia per gonfiarsi, la distanza tra la costa sarda e Ponza.
Il porto di Ponza è situato ad est dell’isola ed è aperto al levante in qualsiasi stagione decida di soffiare. E così i dispetti del ‘ragazzo’ diventano giochi pericolosi in qualunque stagione!

È affascinante il modo in cui l’amico Giovanni ha descritto il levante. Gli ha fatto eco Vincenzo e anch’io vorrei dire la mia sul vento di levante.

Inizio con una storiella.
Sul marciapiede di San Antonio si incontrano le tre divinità’: il Sole, il Mare e il Vento. Ciascuna si loda dicendo di essere la divinità più importante dell’isola. Passa un mortale che, intimorito dalle tre divinità, saluta con fare dimesso e prosegue il suo cammino. Le tre divinità cominciano a litigare perché ognuna crede che il mortale abbia salutato proprio lei e non le altre. Per risolvere la disputa decidono di chiedergli chi abbia in realtà salutato.

Il passante tremando come una foglia risponde: – Il Vento.
Il Sole va su tutte le furie. Minaccia il malcapitato di fargli venire le bolle sulla schiena che lo costringeranno a letto per sempre, tanto da non poter più  tirare le reti  e che finirà morto di fame.
Il Vento risponde che l’avrebbe protetto con la sua brezza, sarebbe andato in mare con lui così che il calore del sole non lo avrebbe bruciato.  Il Sole si ritira in buon ordine abbastanza incavolato.
Allora il Mare interviene e dice che con le sue onde gli avrebbe affondato la barca e con la salsedine avrebbe bruciato tutti i suoi raccolti. Interviene di nuovo il Vento per dire che se lui non si metteva a soffiare il mare sarebbe rimasto calmo! Anche il Mare si allontana con le onde tra le gambe.

La morale è che su un’isola è il vento a farla da padrone.
’U mare senza viente nun se move…  – dicono a Ponza.

Per chi vive dell’economia del porto sapere dove e quando soffia il vento è la cosa più  importante.
I pescatori e tutti gli uomini di mare sanno che si aspetta l’ora di pranzo perché il levante si calmi.

Lo sapevano i Borboni quando costruirono il porto, tanto che misero in sicurezza la parte dell’ormeggio tra Mamozio e la testata del Molo Musco, oggi utilizzato solo dalle autorità municipali.
Ma tutti gli altri che muovono l’economia dell’isola e usano la parte del porto aperto al levante, tremano quando il ragazzo-levante fa un semplice starnuto.

Levante. Ravia e Zannone

Levante. Santa Maria

Proprio così, mi si passi la metafora: basta questo a far sì che un’ancora non tenga, che la barca si muova e con il motore magari tagli una fiancata della barca vicina o squarci un gommone poco distante.
Ad un colpo di tosse, gli alberi delle barche a vela attraccate ai pontili si incrociano, i tendalini vengono strappati, i cuscini volano, i tender si sciolgono e le barche affondano. Ne ho viste tante, tra Sant’Antonio e Giancos.
Ci sono sempre danni, quando il levante spinge anche per poco: è sicuro!

E non è cosa di oggi: a Sant’Antonio – insabbiato al centro della piccola baia – ‘ncopp’ u’ summariell’ – c’è un motoscafo M.A.S  affondato nel periodo della Seconda guerra mondiale con una “levantata”.
Quando il ragazzo-levante decide di farsi un giro, da noi fa danni a tutti e davvero diventa la star del Porto!

Levante. Dietro la Ravia

Levante. Oltre la Ravia

Vedere l’attività frenetica dei ponzesi mentre tentano di mettere in salvo le barche, entrando nei marosi tra i fischi del vento e i dispetti delle onde è spettacolo insuperabile, se non ti tocca da vicino.
I protagonisti combattono contro quella divinità chiamata Vento e mi si passi la metafora sembrano combattere per la loro stessa vita, come facevano al Colosseo gli schiavi contro i leoni, o il torero nelle corride contro il toro.
Lo spettatore che osserva la lotta tra l’uomo e il vento sembra stare a teatro: come si guardavano le pubbliche esecuzioni, il falò su cui è stato immolato Giordano Bruno in piazza  Campo de’ Fiori, oppure l’aereo che colpisce le Torri Gemelle e le fa crollare.

Una brutta levantata può mettere in ginocchio l’economia non solo di una singola attività commerciale, ma della comunità intera.

Il porto è fondamentale per l’isola; i primi colonizzatori lo sapevano e si sono stabiliti proprio qui.

La messa in sicurezza del porto è fondamentale per lo sviluppo dell’isola.
Per educare il ‘ragazzo levante’ basta rompere le sue perigliose incursioni estive con scogliere di protezione. Sono solo sassi, ma sassi preziosi. Non serviranno a costruire le Piramidi, ma farebbero dormire sonni tranquilli a tanti, a Ponza.
Sassi a protezione del porto come i Samurai proteggevano i Signori del Giappone e i loro palazzi.

Una mia amica che visita spesso il Giappone mi racconta che il ciondolo di Ponza che ha al collo e che le ho regalato, viene scambiato dai colleghi giapponesi per il profilo del Giappone, il paese del Sol Levante, il paese dei samurai.

Japan. Profilo dell'isola

Ecco cosa servirebbe a Ponza – commenta l’amica filo-giapponese – dei bei samurai di pietra, dei guardiani del vento, capaci d’immolarsi per una causa giusta.

Peccato – le rispondo con un sospiro – che la similitudine con il Giappone si fermi al profilo della terra e non al carattere dei suoi abitanti di cui, con orgoglio e malgrado tutto, faccio parte.

Cartina. Ponza

 

Per: Aspettando il Levante, di Giovanni Hausmann, leggi qui

Per: ’U punente, di Assunta Scarpati, leggi qui

2 Comments

2 Comments

  1. giovanni hausmann

    2 Settembre 2013 at 13:05

    proprio così, caro domenico, il “ragazzo” nonostante si agiti non riesce a farsi ascoltare e noi, vecchi o meno vecchi, continuamo a farci trovare impreparati ogni volta, e non solo per il vento ma anche in molte altre vicende che ogni giorno ci coinvolgono.
    se lo ascoltassimo magari i samurai di pietra che tu e molti altri ponzesi invocate da tanto tempo al porto come a chiaia o a cala dell’acqua potrebbero evitare di farci trovare impreparati un’altra volta.
    diamo credito al “ragazzo”

  2. vincenzo

    2 Settembre 2013 at 17:14

    Quel ragazzaccio del LEVANTE
    Per bloccare il “ragazzo” si lavora dal 1957: non si buttano pietre in mare senza un Piano Regolatore Portuale e infatti, da allora una infinità di varianti hanno impegnato uomini maturi a difendere i propri interessi personali e hanno fatto perdere tanto tempo e il “ragazzo” si è divertito per tanti anni ancora.

    Pescatori, seri uomini di mare, bloccarono il porto per questo, ma sempre gli stessi uomini maturi continuarono a delineare un proprio P.R.P. e via così fino al 2013 quando il Consiglio Comunale approvò un P.R.P. (che non soddisfa ancora nessuno) e che non ha terminato l’iter.

    Al di là delle metafore del sole, del vento e del mare, qui c’è da riprendere l’unico discorso serio: quello di rivedere e adeguare il P.R.P approvato nel 2003 e attraverso tutta una serie di Conferenze di Servizio portarlo a definitiva approvazione.
    E’ da lì che bisogna partire per tenere a giocare fuori della porta quel ragazzaccio del LEVANTE.

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