Ambiente e Natura

Le isole del mito. (5). Taprobane (parte prima)

di Sandro Russo 

Ptolemy World Map

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Il mito dell’Oriente – molto, molto prima di Marco Polo – ha permeato la cultura occidentale attraverso i resoconti di Megastene, diplomatico storico e geografo greco vissuto tra il IV e il II secolo a.C.

Fu lui il primo diplomatico ellenistica a giungere come ambasciatore in India, governata a quel tempo dalla dinastia Maurya (325 – 185 a.C.), il più grande e potente impero politico-militare dell’antica India.

Da questa privilegiata posizione compose l’opera “Notizie sull’India” (Indikà), in quattro libri, di cui il primo libro descriveva la geografia, i due successivi il sistema di governo, le caste e gli usi religiosi; l’ultimo trattava la storia, l’archeologia e le leggende.

L’opera non ci è giunta integralmente, ma da numerosi e ampi frammenti si comprende perché i suoi resoconti siano rimasti per secoli la fonte più completa e autorevole sull’India a disposizione del mondo occidentale; come di altri scrittori antichi che si occuparono dell’India senza averla conosciuta, tra cui Strabone, Plinio il Vecchio e lo stesso Tolomeo.

È stato quindi Megastene a parlare per primo dell’isola di Taprobane, verso il 290 a.C., facendo entrare nella cultura e nell’immaginario occidentali questa terra favolosa, ammantata di foreste, ricca di acque e popolata di elefanti.

Ma è stato soprattutto Tolomeo a riprendere, di seconda mano, la nozione dell’isola di Taprobane, da cui è passata alla cultura medievale e poi a quella rinascimentale.

Il planisfero di Tolomeo è una mappa del mondo come si presume venisse visto e rappresentato nel II secolo d.C. dalla civiltà Occidentale.
Sebbene le mappe autentiche non siano mai state trovate, esso venne realizzato sulla descrizione contenuta nel libro di Tolomeo, Geographia, scritto nel 150 circa d.C.
La Geographia contiene migliaia di riferimenti di varie parti del mondo, con le coordinate che hanno permesso ai cartografi di ricostruire la visione del mondo di Tolomeo, quando il manoscritto venne riscoperto intorno al 1300 d.C.

Universo tolemaico

Planisfero di Tolomeo, ricostituito dalla Geographia tolemaica (circa 150 d.C.) nel XV secolo, che mostra la ‘Sinae’ (Cina) all’estrema destra, l’‘Aurea Chersonesus’ (penisola del Sud-Est asiatico), oltre l’isola di ‘Taprobane’ (uno Sri Lanka, ben più grande del reale).

Confronto delle mappe di Eratostene e Strabone con quella di Tolomeo

Confronto delle mappe di Eratostene e Strabone (rispettivam. tra il 194 a.C e il 20 d.C ) con quella di Tolomeo (164 d.C.) (cliccare per ingrandire)

La ricostruzione della Mappa di Eratostene. 194 a.C.

La ricostruzione della Mappa di Eratostene del mondo conosciuto del 194 a.C. – Notare ‘Taprobane’ in basso a dx e ‘Thule’ , sul bordo estremo in alto, verso sin,

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Taprobana o Taprobane. Ancora nel 1500 vi era incertezza circa l’esatta connotazione di questa grande isola, se Amerigo Vespucci, in una lettera del 1501, la dice collocata fra il Mare Indico e il Mare Gangetico e si propone, “se Dio gli darà salute”, di raggiungerla, “portandone grandissime notizie”, anzi addirittura di “scoprirla”. Quindi non solo era vaga la sua posizione geografica, ma perfino la sua esistenza, e nessuno, in Europa, ne aveva notizie veramente certe e di prima mano, ma solo per ‘letto’ e ‘sentito dire’.

L’umanista toscano Tommaso Porcacchi (1530 – 1585), nella sua rinomata opera: “L’isole più famose del mondo descritte da Thomaso Porcacchi da Castiglione arretino e intagliate da Girolamo Porro padouano con l’aggiunta di molte isole”, stampata postuma a Venezia, nel 1590, così si esprime a proposito di Taprobane:
“La Taprobana è isola del gran mare Indico, posta (come dice Solino) fra ‘l Levante e ‘l Ponente: ma tanto grande et ampia che gli antichi riputarono ch’ella fosse un altro mondo, habitato da gli Antipodi. (…)”

Un mondo talmente remoto e ‘mitico’ che Tommaso Campanella sceglie proprio Taprobana per collocarvi la sua utopistica Città del SoleCivitas Solis idea republicae philosophica – edita a Francoforte nel 1623.

Taprobane. Antica Mappa

La mappa mostra – in una rappresentazione ‘rovesciata’ rispetto alle nostre abitudini – tra il continente indiano (in basso a dx, da immaginare in alto) e l’isola di Taprobane, una piccola isola: ‘Sumatra’ che da alcuni è indicata come la sede della ‘Città del Sole’. Mentre la localizzazione geografica di Sumatra è in Indonesia, nel Mar della Sonda.

Ptolemy. Taprobana Ins. Tab. XII Asiae

Altra mappa ‘Tolemaica’ di Taprobane (sempre cliccare sulle immagini per ingrandirle)

Nel 1602 fra’ Tommaso ha trentaquattro anni ed è già nelle prigioni del Sant’Uffizio da tre. Scamperà alla condanna a morte fingendosi pazzo, anche sotto tortura, ma uscirà solo nel 1626; per mettersi in altri guai che lo porteranno esule in Francia, dove muore nel 1639.

Con molti aspetti che richiamano La Repubblica di Platone, Campanella immagina un dialogo tra l’Ospitalario, cavaliere dell’ordine di Malta, e il Genovese, nocchiero di Colombo il quale racconta di aver girato il mondo e di essere approdato a Taprobana scoprendovi la Città del Sole, che egli descriverà come luogo felice e ordinato, per leggi e costumi, in una società perfetta.

Nel delineare la sua concezione collettivista della società, Campanella si rifà a La Repubblica di Platone (V secolo a.C.) e a L’Utopia di Thomas More (Tommaso Moro), del 1517; mentre la Nuova Atlantide di Francis Bacon (Bacone) – ambientata a Bensalem, un’immaginaria isola dei Mari del Sud – è del 1626, di poco successiva all’opera di Campanella.

Fu appunto Tommaso Moro che coniò il termine “Utopia” dal greco antico, attraverso un gioco di parole fra ou-topos (non-luogo) ed eu-topos (luogo felice); utopia sarebbe quindi un “luogo felice inesistente”.

Isola di Utopia di Tommaso Moro

Quel che si vuole sottolineare è che il luogo dove le Utopie sono poste è quanto di più lontano si possa immaginare dal mondo conosciuto.
E questo era Taprobane, al tempo di Campanella.

Citta del sole

“Sorge nell’alta campagna un colle, sopra il quale sta la maggior parte della città; ma arrivano i suoi giri molto spazio fuor delle radici del monte (…) dentro vi sono tutte l’arti, e l’inventori loro, e li diversi modi, come s’usano in diverse regioni del mondo”.
[Tommaso Campanella, La città del Sole, 1602]

Da tali e tanti antefatti, veniamo dunque a parlare di Taprobane, ovvero Serendib, o Ceylon; che attualmente conosciamo come Sri-Lanka…

 

[Le isole del mito. (5). Taprobane.1 – Continua]

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