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Mussolini a Ponza 70° Anniversario. 28 luglio 1943 – 28 luglio 2013

di Silverio Lamonica

Mussolini a Ponza. Libro [1]

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Esattamente 70 anni or sono, proprio a Santa Maria, a distanza di circa 1400 anni dall’arrivo nella medesima località di un altro personaggio, ben più illustre e di ben altra tempra, sbarca dalla corvetta Persefone, a bordo di una scialuppa, Benito Mussolini.

Erano trascorsi appena quattro giorni dall’immane tragedia dell’affondamento del piroscafo Santa Lucia che collegava le Isole Ponziane con Gaeta e Napoli.

 

Silverio Corvisieri, nel suo saggio storico All’Isola di Ponza – Ed. Il Mare 1985, pag. 325 così descrive l’avvenimento:

…Il 28 luglio a Ponza accadde quello che neanche un apologeta della “fantasia della storia” avrebbe potuto immaginare: Benito Mussolini sbarcò sull’isola come deportato! Proprio in quella Ponza che aveva scelto per confinare tanti suoi nemici con la vana speranza di fiaccarne la volontà di lotta, arrivò prigioniero, sconfitto e umiliato, l’uomo che appena tre giorni prima sembrava ancora onnipotente in Italia”.

 

Mussolini, partito all’alba da Gaeta, era destinato a Ventotene, ma il direttore della colonia degli ormai ex confinati, si premurò di avvisare gli accompagnatori dell’ex duce che – data la presenza massiccia sull’isola di acerrimi avversari politici del fascismo, che avevano costituito un loro “governo” in attesa della liberazione – non era in grado di garantire l’incolumità del prigioniero.
Così la Persefone fece rotta su Ponza dove arrivò intorno alle dieci. Un’ora dopo, a bordo di una scialuppa e sotto stretta sorveglianza del nuovo capo della polizia Polito, Mussolini approdò sulla spiaggia di Santa Maria e prese alloggio nella palazzina a due piani (attuale Pensione Silvia) che già aveva ospitato un altro prigioniero non meno illustre: Ras Immerù, negli anni successivi alla conquista dell’Etiopia.

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Lo sbarco avvenne mentre “tutte le finestre e i balconi erano gremiti di uomini e donne – armati di binocolo che seguivano la barca…” come egli stesso raccontò nel libro “Il tempo del bastone e della carota”.
Pietro Nenni, suo acerrimo avversario, lo osserva con un cannocchiale dalla sua casa di Via Corso Umberto (l’attuale Ristorante Eéa) dove si trovava in libertà vigilata: “Dalla finestra della mia stanza col cannocchiale vedo distintamente Mussolini: è alla finestra in maniche di camicia, e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte. Scherzi del destino! …

Ma agli abitanti di Santa Maria l’arrivo di Mussolini causò un grave disagio: tutti i nuclei familiari, nel raggio di alcune centinaia di metri dalla dimora dell’ex duce, dovettero lasciare all’improvviso le proprie abitazioni – per motivi di sicurezza – e procurarsi una sistemazione, sia pure provvisoria, presso parenti o amici. La mia famiglia, dalla casa di Via delle Pezze (di fronte all’attuale edificio scolastico, lato strada provinciale) trovò ospitalità nella casa di zia Matilde (sorella di mia madre) a Frontone. Da poco avevo compiuto due anni, per cui non ho ricordi.

 

Il 5 agosto successivo Mussolini scrisse una lettera al Parroco di Ponza, Don Luigi Maria Dies, pregandolo di celebrare una messa in suffragio dell’anima di suo figlio Bruno caduto nel cielo di Pisa, donandogli il volume “La vita di Gesù Cristo” di Giuseppe Ricciotti, con diverse sottolineature dei passi, per lui più significativi e una banconota da lire mille.

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Nel 1949 Don Luigi M. Dies pubblicò l’opuscolo “Istantanea Mussoliniana a Ponza”. Di recente il nipote Tommasino Vitello lo ha ristampato.

È un opuscolo molto interessante, specie per quanto concerne la documentazione riportata: la lettera autografa dell’ex capo del fascismo e le foto d’epoca. Logicamente la figura dell’ex duce viene illustrata da un religioso che predicava e praticava il Vangelo, per cui Dies mette in risalto la voglia di “riscatto nella fede in Cristo” che in quella precisa circostanza o istante l’ex dittatore gli manifesta. Ma quello che accadde dopo con la Repubblica di Salò, il cieco servilismo a Hitler, la guerra civile che ne seguì, il processo di Verona con la condanna a morte degli ex gerarchi fascisti, tra cui suo genero Ciano, ai quali non perdonò il “tradimento”, attestano che al dotto parroco Dies, Benito Mussolini aveva mostrato solo una “fede di facciata”.

Mussolini, anche in quella circostanza, non mostrò di credere in Cristo, il quale alla domanda di Pietro: – “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?” – rispose: – “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette” (Matteo 18, 21 – 35).

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Stupenda e densa di significati è la dedica dell’opuscolo a Ponza: “…bellissima isola martire che a causa della perfidia di molti tiranni, gli uomini liberi non potettero ammirarne le rare bellezze, è un omaggio alla sua storia che segna la fine di quei tempi e inaugura i tempi nuovi della sua resurrezione.

 

Infatti con la caduta  del fascismo e la partenza dall’isola di Mussolini nella notte tra il 6 e il 7 agosto 1943, Ponza ha perduto e speriamo per sempre, la triste nomea di luogo di confino e di dolore. 

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Le immagini sono tratte dall’opuscolo di Mons. Dies “Istantanea Mussoliniana a Ponza” (cit. nel testo)