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Incendi & Conseguenze (prima parte)

di Giuseppe Massari

 

Giuseppe Massari è Professore di Fitogeografia, ex Docente Università degli Studi di Roma – La Sapienza.
Ha svolto studi e ricerche sull’incendio della vegetazione mediterranea, le cause che lo provocano, le conseguenze che ne derivano.
Conosce bene Ponza e la sua vegetazione; è fratello di Giuliano Massari.
Ha pubblicato sul sito altri articoli sull’argomento che più gli sta al cuore, quello della prevenzione degli incendi: leggi qui [1] e qui [2]
La Redazione

 

Uno degli argomenti che interessano chi si occupa di incendi è cosa accadrà alla vegetazione dopo che è stata bruciata.
In pratica si tratta di stabilire se, come e quando si riformerà la vegetazione pre-esistente, quali saranno i vari stadi ricostitutivi, quali piante riappariranno per prime, quali in seguito, quali ancora scompariranno per sempre non essendo state in grado di resistere al calore del fuoco.

Gli incendi sono sempre avvenuti in ambito mediterraneo per cause naturali, provocati dai fulmini o più raramente dalle eruzioni vulcaniche, duravano a lungo nel senso  che si spegnevano quando non c’era più nulla da bruciare, si estendevano su superfici anche molto grandi.

Riserva dello Zingaro. Esiti di incendio [3]

Riserva dello Zingaro (Sicilia). 2013. Esiti di incendio di vaste proporzioni su un’area di endemismo della palma nana (Chamaerops humilis)

Gli incendi attuali sono completamente diversi e per capire cosa accadrà alla vegetazione dopo il passaggio del fuoco saranno necessarie una serie di informazioni preventive come le serie storiche degli incendi.

Studiare la ricostituzione della vegetazione in una zona dove l’incendio è avvenuto l’anno precedente, o 10, o 20 anni prima è molto diverso.

Zingaro. Palme nane bruc. Campo medio [4]

 

Riserva dello Zingaro. Palme nane bruc. Ravvic. Lato mare [5]

Riserva dello Zingaro (2013). Stessa zona della foto precedente. Campo medio e osservazione ravvicinata (sotto)

L’esempio, banale data la sua ovvietà, consente di rappresentare le difficoltà che si incontrano in questi tipi di studi e di chiarire perché le trasformazioni che avvengono, ad esempio, nella macchia mediterranea dopo l’incendio, per citare un ecosistema a noi familiare, rendono ardue le descrizioni delle nuove forme di vegetazione: il termine ricorrente è aspetti”, perché si tratta di generalizzazioni basate sulla presenza di alcune piante prevalenti, sui meccanismi ricostituivi e sul confronto con altre vegetazioni simili, in habitat dove gli incendi sono già avvenuti.

Zingaro Chamaerops humilis. I segni del fuoco [6]

 

Zingaro.2 [7]

 

Zingaro.1 [8]

Per descrivere le trasformazioni del paesaggio vegetale mediterraneo, non si può ignorare l’altro fattore che ha selezionato la nostra flora, ed è il pascolo: le piante che sono state in grado di resistere al passaggio del fuoco ed alla voracità degli animali erbivori sono sopravvissute, le altre sono scomparse.

Nelle isole ponziane c’è una delle piante-simbolo di questi eventi, la palma nana (Chamaerops humilis) che gli animali non mangiano perché le foglie sono troppo coriacee e quanto all’incendio, dopo che il fuoco ha bruciato la sua parte aerea, dalle radici si formano nuovi getti.
Per la palma nana, data la sua rilevanza, è stata fatta una nota a parte.

Palmarola. Palma nana [9]

 

Palmarola. Palma nana e Matthiola incana [10]

 

Palmarola. Palma nana Apr.2011 [11]

 

Palmarola. Vegetazione primaverile della costiera di ponente (Apr. 2011). Oltre alla palma nana si possono vedere le macchie di verde glauco dell’Helichrysum italicum e la straordinaria fioritura di Matthiola incana (Fam. Cruciferae) – Cliccare sulle foto per ingrandirle

 

Palma nana a Palmarola Parete [12]

Palmarola. Palma nana su un dirupo, poco oltre la Cattedrale

La capacità di sopravvivere al pascolo e all’incendio non deve indurre a ritenere che le piante sopravvissute non corrano più rischi. Non è così, perché l’incidenza del pascolo attuale rispetto agli anni passati è molto più pesante e gli incendi dei nostri giorni sono come numero, frequenza e periodicità più dannosi dei precedenti: un solo incendio che avviene a distanza di anni provoca un danno “limitato” alla vegetazione,  mentre il fuoco che percorre sistematicamente le stesse aree, anno dopo anno, è un fattore distruttivo non selettivo.
Sui suoli denudati la vegetazione non cresce più.

 

P.S.
Nei testi precedenti sugli incendi che in pratica erano un’esortazione ad evitare che avvengano, erano stati indicati i mozziconi di sigarette come una delle cause principali.
Sommando con un test elementare il numero dei fumatori in Italia (dati ISTAT), con il numero medio di sigarette che si fumano ogni giorno, rapportando questo dato al quadrimestre giugno-settembre che è il periodo degli incendi, si ottiene il valore potenziale d’innesco dei mozziconi di sigarette.
Senza entrare nel dettaglio che richiederebbe una serie di chiarimenti e di precisazioni, si vuol solo dire che anche questo test nella sua semplicità, conferma che fra le cause involontarie d’incendio i mozziconi di sigarette sono una delle principali.
Regoliamoci di conseguenza.

Palma nana. A Ponza sul Faro della Guardia.OK [13]

Una colonizzazione della palma nana (al centro della foto) tra le rocce del massiccio del Faro della Guardia,
nella parte di costa che guarda verso Palmarola. Sullo sfondo Punta Fieno 

[Incendi & Conseguenze (1) – Continua]