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Storielle ponzesi in pillole. (23). I rutunniéll’

di Michele Rispoli

Rientro in porto con gabbiani [1]

 

Negli anni ’50 – ’60 sessanta, a Ponza i rutunniéll’ erano considerati il merluzzo dei poveri. Ottenere ’nu chil’ ’i rutùnn’ significava assicurare alla famiglia una cena gustosa e sostanziosa.
Le barche che facevano tale pesca erano quelle dei fratelli ’i Zi’ Monaco, e Giuseppe ’i Mamena.
Un giorno la pesca dei fratelli ’i Zi Monaco andò male ed i pochi pesci che portarono in banchina, immediatamente finirono. Molte famiglie rimasero all’asciutto.

Tra queste c’era una famiglia benestante che aveva un’attività commerciale sul Corso Carlo Pisacane, già Principe di Napoli.
Si seppe che fuori a pesca c’era ancora la barca di Giuseppe ’i Mamena, quindi bisognava attendere e stare all’erta per potersi procurare un poco di pesce.
Già il fatto che era in ritardo, lasciava ben sperare.

I rutùnn’ ’ì iuòrn’ sono un cibo più leggero rispetto di quelli ’i notte che erano e sono più grassi, quindi più pesanti come digeribilità.
Avere qualche rotondo significava cucinare un poco di ‘acqua pazza’, non la ricetta attuale, ma quella di una volta molto liquida, poco olio, qualche pomodoro e tanto aglio e peperoncino forte.
Tanto brodo perchè serviva a inzuppare il pane o ’a fresella per riempirsi lo stomaco.

La famiglia quindi in attesa del rientro dell’ultima barca: mentre la figlia curava l’attività commerciale, la madre dal balcone scrutava il mare per il rientro della barca.Ad un certo momento la signora vede la barca rientrare da fuori la scogliera, esce dal balcone e chiama la figlia che era in negozio.
La figlia che si sente chiamare, esce e dice: – Sì, mammà!?

E la madre: – Va’! …curre abbascie ’u porte, ca sta trasenne Giuseppe ’i Mamena cu pesce ’a fora! (Va’, corri giù al porto che sta rientrando da fuori Giuseppe ’i Mamena con il pesce).