Aneddoti

Storielle ponzesi in pillole. (17). Le freselline

 di Michele Rispoli

Freselline

 

Un tardo pomeriggio di fine settembre di diversi decenni addietro, in attesa della partenza per il nuovo anno scolastico, io e Luciano passeggiavamo da Sant’Antonio verso la Piazza. Con passo atletico ed andatura muscolosa, ci raggiunse Mario Iozzi. Doveva fare delle compere da Veruccio Conte, negozio di elettricità.
Ivi giunti, Mario entrò da Veruccio mentre noi restammo in strada in attesa.

Io giocarellavo con una moneta da mezza lire, epoca fascista, ormai fuori corso.
Di fronte il negozio di Veruccio c’era la panetteria di ‘Barbetta’, alias Alberto Migliaccio.
L’ingresso al negozio, per metà era ostruito da una vetrina longitudinale, dove in uno dei ripiani vi erano in mostra le ‘freselline’, impastate con sugna e pepe.
Alberto occupava l’altra metà dell’ingresso.

Guardai Luciano; avuta immediatamente l’intesa, ci avvicinammo al negozio, sempre giocarellando con la moneta falsa.

Alberto: – Ivviccànne, i ’rriccacasa… – così dicendo arretrò per farci entrare.

Il negozio era in penombra, la luce elettrica spenta.
Buttai la moneta sul banco e dissi: – Albé’, tutte freselline!

Alberto prese la moneta e la fece scivolare nel cassetto tramite una feritoia posta sul banco (si usava per non aprire il cassetto in continuazione).
Prese un sacchetto di carta e incominciò a riempirlo di freselline.

Guardai Luciano e lui fece lo stesso; stavamo quasi per scoppiare a ridere. Il pensiero era: – L’avimm’  fatt’ fess’!
Alberto, furbo, capì che forse c’era qualcosa che non andava; aprì il cassetto, prese una moneta, la guardò esponendola alla poca luce proveniente dalla porta e disse: – Ah bè, me credeve che m’avissev’ fatt’ fess’.

 

A distanza di alcuni mesi, forse durante le feste natalizie, raccontammo ad Alberto l’accaduto, non potevamo non confessarci il peccato di fame e mancanza di soldi.

Non solo non ci credette, ma ci rispose: – Siete troppo teneri per me!

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